21/07/2005
"Una manifestazione a favore di tutti". Di Michele Di Schiena
“Contro nessuno e a favore di tutti”, di tutti i brindisini, di tutti coloro che vivono su questo martoriato territorio che ha dato più di quanto doveva dare ed ha subito più di quanto poteva sopportare: è questa l’idea-guida di quel composito movimento civile, fatto di istituzioni e di aggregazioni sociali, culturalmente e politicamente pluralistico, che il 25 luglio scenderà in piazza per affermare la volontà delle nostre popolazioni di dare un volto nuovo e più umano alla città e alla provincia e per ribadire che la progettata costruzione del rigassificatore è incompatibile con tale scelta oltre ad essere disastrosa per l’ambiente e foriera di pericoli per l’incolumità dei cittadini. Un movimento inedito per l’esperienza civica locale che non confonde né attenua le diversità ma le rende protagoniste di un nostro “risorgimento” ponendole al servizio, ciascuna con la propria specificità, della domanda popolare di cambiamento che in questi ultimi anni è maturata nella società ed è poi divenuta progetto politico.
Un movimento che si vuole aprire e vuole aprire la manifestazione del 25 luglio a quelle realtà che, pressate dalla sempre più drammatica domanda di lavoro, sono finora apparse più allarmate per il presente che preoccupate per il futuro. Sappiano queste forze che siamo d’accordo sull’esigenza di affrontare, con assoluta priorità e con la massima determinazione, le emergenze che mettono in pericolo diritti fondamentali dei lavoratori ma diciamo anche che queste emergenze si possono superare e prevenire solo eliminando con coraggio e lungimiranza le cause strutturali che le generano in un ciclo continuo di angosce e di precarietà. Ed è per questo che occorre costruire una diversa economia che punti allo sviluppo del porto e del turismo, alla valorizzazione del polo aeronautico, alla promozione del settore agro-alimentare, al sostegno in favore delle produzioni di qualità specialmente nel settore tessile. Una economia capace insomma di aprire nuovi spazi alle piccole e medie imprese e di rendere ambientalmente compatibili i grandi insediamenti industriali esistenti.
Il Comune e la Provincia di Brindisi hanno deliberato le linee di questo nuovo sviluppo e ne stanno avviando la costruzione con iniziative ed interventi concreti. Queste amministrazioni si sono politicamente ed istituzionalmente opposte in tutte le sedi alla costruzione del rigassificatore chiedendo la revoca del provvedimento autorizzativo. Le stesse amministrazioni hanno più volte ribadito che contrasteranno con ogni mezzo legittimo l’attuazione del rovinoso progetto.
Tutto è stato finora vano. Da qui la decisione delle due amministrazioni di chiamare i cittadini ad un incontro pubblico per esprimere il loro disagio e rilanciare le loro domande. Una manifestazione che è un coerente ritorno degli amministratori alla fonte democratica del loro mandato per ripartire con la gente e dire con essa che la città vuole voltare pagina dopo una malinconica stagione di condizionamenti e di espropriazioni che hanno bloccato lo sviluppo, aggravato la disoccupazione ed offeso diritti essenziali.
Una manifestazione quindi civile, democratica, pacifica; un bagno di partecipazione senza punti esclamativi ma forte di istanze legittime che non possono essere disattese senza colpire a morte le autonomie locali, senza sbattere la porta in faccia al diritto, senza procurare gravi lacerazioni sociali e senza fare indossare al potere la maschera deformante dell’arroganza e della prevaricazione.
Su “Il Sole 24 ore” dell’8 luglio abbiamo letto in prima pagina un articolo di critica alla Puglia perché avrebbe vinto la corsa dei “no” agli impianti energetici. Un articolo nel quale Jacopo Giliberto, dopo aver ricordato le «contestazioni avvenute a Brindisi 15 anni fa alla centrale Enel di Cerano», così si esprimeva: «Proviamo allora con il gas? No, perché a Brindisi è stato bloccato, ancora una volta, il progetto di un terminale della British Gas per importare metano». Sfugge un particolare al sig. Giliberto e cioè che la megacentrale a carbone di Cerano è stata puntualmente realizzata e che a Brindisi, a ridosso del centro abitato, sono attive due altre consistenti centrali elettriche oltre al funzionamento dello stabilimento petrolchimico e di diversi impianti pericolosi in un’area dichiarata ad alto rischio di crisi ambientale
. Ma c’è di più e cioè che a Brindisi stiamo vivendo una ennesima e gravissima crisi economica, figlia naturale delle politiche fin qui seguite. Ne prenda buona nota il giornalista dell’autorevole quotidiano economico e, dopo essersi adeguatamente informato, racconti la verità su Brindisi e ci dia una mano per correggere un modello di economia dannoso e fallimentare.
Michele Di Schena
|