27/08/2005

Caro Marco, a proposito delle responsabilità... di Luigi Gianfreda


Caro Marco,
con il mio intervento non ho voluto sottacere le responsabilità di una intera classe politica brindisina. Anzi. Ho sottolineato anche le responsabilità politiche dell’allora PARTITO COMUNISTA ITALIANO.
Il PCI brindisino al principio era contrario all’insediamento di Brindisi Sud (cerano); all’improvviso quasi tutti furono folgorati sulla via di Damasco. E sappiamo anche il perché.
Basta leggere cosa ha scritto da Franco TATO’ nel suo libro “Perché la Puglia non è la California”. Devi sapere, però, che proprio a causa di quelle scelte scellerate, molti comunisti, ebbero il coraggio di dimettersi dalle cariche istituzionali e politiche che ricoprivano. Si dimise l’ex capogruppo del PCI, On. Stefanelli, l’ex Consigliere Comunale, Avv. Giacomino GRECO, e molti altri compagni, tra cui il sottoscritto che all’epoca dei fatti ricoprivo la carica di Segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana.
Molti di questi personaggi hanno abbandonato l’attività politica attiva, altri, invece, hanno ricominciato l’impegno politico con la nascita di RIFONDAZIONE COMUNISTA.
Rifondazione Comunista non è il derivato di nulla. Anzi, proprio a Brindisi Rifondazione nasce dall’unione di forze della NUOVA SINISTRA e dall’impegno di compagni della sinistra del PCI, che come ricordavo nel mio intervento, furono le uniche forze ad opporsi al sistema di potere e di corruttele da parte delle lobby egemoniche.
Ricordo che abbandonai con amarezza quel Partito, ma ormai ero convinto della sua trasformazione genetica: ossia, un partito in cui trovavi di tutto, tranne che i comunisti. Questo è vero, almeno, per Brindisi.
Scusami ma non condivido il tuo giudizio sul Sindacato (“autentica palla al piede della società italiana”)che, come ben sai, è un organizzazione che associa i lavoratori per rappresentarli e difenderne i diritti. Pensare alla negazione dell’esercizio sindacale, ossia alla tutela dei diritti di milioni di lavoratori, come una palla al piede, francamente mi sembra un atteggiamento politico e culturale legato a schemi di conservatorismo reazionario. Pensi forse che i lavoratori non dovrebbero avere il diritto di associarsi e di lottare per le proprie condizioni?
Pensi ad un mondo in cui la borghesia possa avere mano libera per meglio accumulare ricchezze (qualcuno le chiamava plusvalore!) e bastonare chi osa non accettare condizioni di vita e di lavoro simile alla schiavitù?.
E’ vero i cosiddetti Sindacati “di regime”, ossia quelli compiacenti con le forze datoriali o politiche moderate, non possono rappresentare e difendere realmente gli interessi di una classe sociale. Ti sembrerà strano ma, storicamente, i sindacati le cui posizioni erano più intransigenti e radicali (vd. Concetto di lotta di classe), sono quelli che hanno determinato grandi conquiste sociali.
Caro Marco, leggendo la storia del movimento operaio, scoprirai che grazie alle dure lotte sindacali, già dalla rivoluzione industriale inglese, le nostre società sono divenute più giuste. Il sangue di milioni di lavoratori è servito a rendere imprescindibili alcuni diritti: quello di espressione, diritto allo studio, alla sanità, etc.. Se ci riferiamo ai sindacati al servizio dei padroni, allora tutto cambia.
Devo dirti, inoltre, che la classe dirigente di una comunità è lo spaccato della sua stessa cittadinanza.
Brindisi è una città complicata, con un basso senso civico, è anche vero che ha un basso livello culturale. E’ improbabile che ci siano delle comunità di un alto profilo civile e culturale i cui consigli comunali abbiano invece uno spessore mediocre.
Come non è vero il contrario. Per questo dicevo che è indispensabile che forze nuove, intelligenze nuove, slegate da un sistema economico come l’attuale, possano divenire classe dirigente. E questo, purtroppo, non vale solo per la classe politica.
Non sono d’accordo con l’idea che l’unica colpa di questo stato di cose debba essere attribuito alla classe politica.
E’ vero, una classe politica non colta. Ma sicuramente diversa da come tu la percepisci. Esistono, infatti, all’interno dei partiti brindisini, anche gente di valore, capace di leggere le contraddizioni di questa società e di indicarne le possibili e concrete azioni politiche.
Certo, questo è vero per quei dirigenti politici che hanno ben presente il ruolo e la funzione di servizio per la cosa pubblica. Non lo è, evidentemente, per coloro i quali appartengono ad un sistema di lobby che ho descritto.
Tu affermi, cioè, che i mali e le contraddizioni di questa città siano tutte da imputare ad una classe politica fatta da cialtroni e ignoranti. E’ una visione politicistica della politica e della nostra città. Se mi consenti anche intellettualmente rozza. E’ come se i vari Sciascia, Gramsci (ti consiglio la lettura del famoso scritto del 1926 “Sulla questione meridionale” da Gramsci), Calvino, Alvaro, Strati, La Cava, per citare solo alcuni dei più grandi meridionalisti, avessero affermato che le condizioni economiche delle nostre comunità dipendesse esclusivamente dalla “rozzezza” intellettuale o “qualità” culturale dei nostri politici. La questione è francamente molto più complessa.
Io penso che per amministrare bene un territorio non siano necessarie particolari doti culturali. Vi è invece la necessità di avere politici onesti ma che abbiano anche acume politico. Un progetto, che io credo debba essere alternativo anche dal punto di vista economico. Quello, cioè, di saper leggere la società, i bisogni e rappresentarli nel miglior modo possibile.
La sinistra brindisina ha avuto molti uomini politici nel consiglio comunale che, prima di entrare in aula, si scrollavano le zolle di terra dai propri scarponi. Uomini che avevano difficoltà anche ad esprimersi in italiano. Ma i cui interventi avevano una lucidità impressionante, riuscivano a capire ciò che sarebbe successo. Il ruolo del politico è appunto questo.
Io non credo che gli amministratori debbano essere dei tecnocrati, giammai! Significherebbe tradire il significato stesso di democrazia e di partecipazione. E poi, francamente, nel corso della mia vita ho conosciuto tanti “palloni gonfiati”, magari con dei curriculum lunghi chilometri, le cui doti culturali lasciavano a desiderare. E, poi, chi dovrebbe decidere intorno al livello culturale dei politici? Viviamo in un era in cui molti si sentono degli intellettuali. Ma come diceva il grande Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale è colui il quale è riuscito a leggere almeno 2000 libri. Cercava di dare un significato ad una parola che invece molto spesso è vuota. Quanti brindisini hanno letto almeno 2000 libri nella loro vita?
Ti saluto e rimando la questione leccese ad un successivo intervento.

Luigi Gianfreda

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Brindisi vista da... Marco Ingrosso
Risposta di Luigi Gianfreda
Controrisposta di Marco Ingrosso
Brindisi vista da... Giorgio Sciarra