13/09/2005
11 SETTEMBRE 2001- 11 SETTEMBRE 2005
Pochi saranno quelli che riusciranno a dimenticare quel giorno e cosa facevano in quelle ore. Difficilmente riuscirà a dimenticarlo mia moglie, che poche ore prima passeggiava nel centro di New York. Difficilmente riuscirò a dimenticarlo anch’io che dovevo essere con lei, ma che invece mi ritovai davanti alle immagini della CNN quasi per caso in attesa di andare a prendere mia moglie in aeroporto. Passai quelle ore guardando sbalordito le immagini di New York tra la polvere come se stesse accadendo a due passi da me, guardando e riguardando il mare del golfo di Trieste fuori dalla finestra per accertarmi che tutto il mondo non stesse crollando al di sotto dei miei piedi.
Quella sensazione l’avranno provata in tanti. L’obiettivo di Al Quaeda e del suo leader Osama Bin Laden erano sicuramente le torri gemelle e cosa rappresentavano. Erano certamente anche i 3000 morti americani.
Ma l’obiettivo primario rimaneva la televisione. Quel potente strumento che avrebbe trasformato in poche ore un’organizzazione terroristica quasi sconosciuta in un potente nemico. Un azione spettacolare che avrebbe portato nuovi adepti a quella causa comune contro il mondo occidentale ed in particolare gli Stati Uniti rei di aver “infagato” il suolo sacro all’islam con la loro presenza.
In poche ore gli americani diedero carta bianca al loro Presidente. Lo stesso fecero molte potenze mondiali davanti all’eventualità di una invasione americana dell’Afghanistan, regime alleato di Al Quaeda.
Secondo le parole di un generale egiziano alleatosi con Bin Laden, il vertice di Al Quaeda sperava proprio in ciò che poi accadde di li a poco. Volevano portare gli Stati Uniti, il nemico numero uno, ad uscire fuori dal proprio guscio ed ad invadere uno stato islamico, incominciando una crociata contro l’islam.
Questo avrebbe portato gli Stati Uniti ed i loro alleati ad una annosa e lunga guerrilla che li avrebbe prima o poi sfiancati. Il mondo islamico si sarebbe trovato invece più unito che mai.
Le cose in Afghanistan andarono però diversamente. Gli americani prima di invadere fecero tabula rasa delle postazioni talebane, riducendo il nemico a ritirarsi sulle alture di Tora Bora.
La vittoria e la rivincita americana sembravano vicine. Il mondo non aveva tanta simpatia per un personaggio oscuro come Bin Laden.
Ma il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, forte dei consensi e della quasi completa vittoria riportata in poche settimane, volle andare oltre l’Afghanistan.
Contenere la macchina bellica e l’industria degli armamenti americana non è cosa facile per un Presidente. Per anni, dopo la fine della guerra fredda, la difesa americana si era vista tagliare i fondi di anno in anno, non avendo un nemico da cui difendersi o da attaccare. Ogni tanto qualche generale si ricordava della Cina comunista. Ma serviva un nemico vero, un nemico che avrebbe terrorizzato l’americano medio. Osama Bin Laden fu quasi una manna dal cielo. L’industria della difesa si vide catapultare milioni di dollari di fondi pubblici per combattere la nuova crociata.
Quel dispendio di denaro pubblico americano non si è mai interrotto.
L’Iraq divenne il nuovo obiettivo motivato da fantasiose costruzioni e collegamenti costruiti ad hoc dagli uomini della difesa americana.
L’Iraq è diventato quello su cui più contava Al Quaeda: una vittoria impossibile per gli U.S.A e una destabilizzazione completa dell’intero mondo islamico.
Mentre Al Quaeda si è trasformata in questi anni in Al Quaedismo, dove ormai gli adepti non conoscono neanche più il vertice ma solo la filosofia di base. Scaricano da internet i manuali del perfetto terrorista e si fanno saltare in aria sugli autobus delle metropli occidentali.
La storia prima o poi chiederà i danni al governo americano ed ai suoi generali.
Gabriele D'Errico
Denver - Usa
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