03/10/2005
Lost Highway: La Fabbrica del Cioccolato
Mentre in “Big Fish” Burton si serve del mezzo cinematografico per prospettare una decisa immersione nei colori e sapori di un mondo chimerico come antidoto al quotidiano grigiore d’una realtà imminente che non lascia adito a voli pindarici nel regno della fantasia, in questa “Fabbrica del cioccolato” tratta dal romanzo di Roald Dahl si spinge ancora più avanti, senza alcun timore di fare un passo più lungo della sua gamba.
Ed ecco che nel passaggio del testimone da Edward Bloom a Willy Wonka l’immaginario fiabesco viene ad assumere fin dall’inizio i contorni netti di una realtà che finalmente si colora di un rosso vivo quasi tangibile, ancora più evidente perché accostato per contrasto al terso biancore di distese di neve invasiva che si rassomiglia quasi a della candida panna spalmata al suolo per la delizia dei bambini. Ed interpreta questo stato di cose come lo specchio di un’America videodipendente che ormai non si stupisce più di nulla.
Non a caso pigia al massimo sul pedale grottesco specie nella prima mezz’ora iniziale introducendoci dei prototipi adolescenziali da equiparare a veri e propri mostriciattoli di perversità, già ridondanti di tic, manie, fissazioni, arroganza, un piccolo ma esauriente campionario di freaks del duemila che non hanno niente di invidiare a quelli creati nel passato dalla fantasia di Tod Browning. Tanto di cappello al geniale costruttore di storie gotiche e di favole cattive,aspettando "La sposa cadavere". Non perdetevelo...
La Fabbrica di Cioccolato, web site: clicca qui
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