21/11/2005

Popolarità e diritti civili


La popolarità del Presidente Americano è in netto calo.
I sondaggi lo danno intorno al 34%, molto lontano da quel 70-80% di americani che si affidava e si fidava di lui subito dopo l’attacco alle torri gemelle.

Il partito repubblicano è stato scosso in queste ultime settimane da inchieste giudiziarire che coinvolgono i maggiori collaboratori del Presidente.
Il debito pubblico americano continua a salire in maniera preoccupante a causa del continuo utilizzo di fondi pubblici per la lotta al terrorismo e la guerra in Iraq. La guerra stessa in Iraq è una palla al piede di cui molti vorrebbero liberarsi. Non c’è giorno in cui non si conta un nuovo attacco alle truppe americane con conseguenti perdite in vite umane. Oltre 2000 sono i soldati americani morti in Iraq dall’inizio della guerra. Soglia che per molti è un campanello di allarme e che non solo segnala la crescente impopolarità delle truppe di occupazione o liberazione (a seconda dei punti di vista) ma che segnala anche una completa stagnazione nella lotta al terrorismo.

Il “Mission Accomplished” che appariva scritto sulla portaerei americana che accoglieva un trionfante Presidente Bush all’indomani dell’arrivo delle truppe americane a Bagdad, oggi sembra quasi un gioco di cattivo gusto.
Lo stesso partito Repubblicano che mantiene ancora il controllo dei due rami del parlamento non sembra più essere cosi coeso nella difesa ad oltranza del Presidente e di tutte le sue continue richieste di spesa.

Dall’altra parte i democratici stentano a trovare un leader carismatico che possa contrastare il potere repubblicano, anche se si ritrovano più uniti nel rigettare e squalificare ogni azione della destra americana. Sembra che i liberali americani si stiano finalmente risvegliando dal loro torpore, anche se non riescono a seguire una linea politica più coerente.

Nel frattempo George W. Bush fa una visita ufficiale a diversi Paesi orientali tra cui la Cina.
La Cina sembra ricoprire sempre più il ruolo di convitato di pietra.
Economicamente indispensabile nel ruolo che si è disegnato in questi anni come maggiore produttore di prodotti a bassissimo costo e come accumulatore di riserve monetarie straniere senza precedenti.
In questo doppio ruolo, la Cina può permettersi finalmente di alzare la voce dopo anni di silenzio e di fare orecchie da mercante sulle accuse rivoltegli da più parti di non rispettare i più elementari diritti umani.

Ma non solo. La crisi coreana sta facendo sempre più contare il ruolo politico cinese nella difficile mediazione con Pyongyang .
Il Presidente Bush nel frattempo si reca in una Chiesa cinese cristiano-ortodossa per pregare prima di incominciare gli incontri ufficiali. Un gesto simbolico che vuole ricordare come in Cina ci sono alcune Chiese riconosciute dal governo cinese, ma anche tante Chiese che non allineatesi con il volere governativo vivono in una situazione di semi-illegalità. La Chiesa cattolica tra queste vive un vero e proprio sdoppiamento. Vescovi riconosciuti ufficialmente da Roma e vescovi riconosciuti solo da Pechino.

Oggi più di allora ogni formale atto contro il governo cinese su questi temi finisce prima ancora di incominciare per non causare attrito e conseguenti ritorsioni economiche da parte di Pechino. Non rimangono che i gesti simbolici e le preghiere vere dei vari dissidenti.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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