30/11/2005

Tacchini ripieni


Una volta incontrai un ragazzo israeliano in una guest house in Thailandia. Erano i giorni successivi all’uccisione del primo ministro Rabin per mano di un estremista ebreo.

La cosa mi aveva particolarmente colpito all’epoca. Credevo che tutti i fanatici estremisti fossero dalla parte araba, che nessun ebreo avrebbe mai potuto uccidere uno di loro. Ovviamente mi sbagliavo.

Il ragazzo, di cui non ricordo il nome, mi fece un quadro della situazione ben dettagliato. L’enorme affluenza di ebrei nello stato di Israele negli ultimi 50 ha portato con se diversi squilibri. Molti di questi ebrei sono stati spinti da motivazioni di carattere politico ed economico, come gli ebrei provenienti dal vecchio blocco comunista.
Ma molti altri avevano invece il desiderio di vivere in uno stato israeliano libero ed indipendente. Molti di loro hanno lasciato situazioni economiche di tutto favore per riunirsi insieme ai propri “fratelli”.
La forte spinta idealistica nasconde ovviamente una buona dose di nazionalismo spesso radicale ed estremizzante. Tra i gruppi più radicali, secondo il ragazzo, sono quelli provenienti dagli Stati Uniti.......proprio cosi : gli ebrei più radicali, più estremisti hanno un passato di vita, studio e lavoro nell’opulenta e libera America. Oggi la cosa non mi sorpende affatto.

Questo Paese ha una vocazione naturale al radicalismo religioso. Dichiararsi atei in America equivale ad una bestemmia, ed ogni americano, anche il più liberale si guarda bene dal farlo o se lo fa’ lo fa’ in forma di sfida. La laicità dello stato che anche per noi italiani, nonostante la prossimità con il vaticano è un pilastro costituzionale che nessun politico ( neanche il più religioso) ha mai messo in discussione, qui è ancora un punto dolente.
La festa che unisce al sentimento patriottico quello religioso è la festa del Thanksgiving. Facevo notare qualche sera fa ad alcuni amici americani come lo stesso amore per la bandiera che gli americani hanno e che noi definiamo amore patriottico, è un sentimento che gli italiani provano solo durante le partite della nazionale di calcio, perchè qualsiasi altra uscita della bandiera tricolore verrebbe subito associato con il nazionalismo fascista.

Dicevo inoltre che la festa del Thanksgiving probabilmente si fonda su un episodio mai avvenuto e il “grace”, la preghiera che si dice a mani giunte davanti all’enorme tacchino fumante, la dice lunga su come sia difficile riuscire a stabilire un confine tra sentimento religioso e patriottismo.
A questo punto i miei interlocutori, per quanto liberali, si sono sentiti offesi e forse anche oltraggiati, non tanto dalle mie accuse di patriottismo e fanatismo religioso che anche loro riescono a vedere, quanto di aver messo in dubbio l’autenticità di una festa come il Thanksgiving.
Non ho voluto andare oltre su questo punto, anche perchè, che sia autentica o meno, è comunque una ricorrenza molto sentita.
Cosi anch’io, il giorno dopo, mi sono unito agli uomini davanti alla televisione ed ho guardato una bella partita di football americano, mentre le donne lavoravano il tacchino. Anche questi ruoli rientrano nella tradizione. A partita finita, ci siamo seduti intorno alla tavola, abbiamo unito le nostre mani e pronunciato il “grace” prima di abbuffarci della sontuosa cena. Fortunatamente nessuno ha tirato fuori la bandiera.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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