13/12/2005
Andrea Pigonati ed il porto di Brindisi. Di M. Cafiero
POVERO ANDREA PIGONATI:" Al primo arrivo, quantunque fossero le ore quattordici del giorno, da noi non si osservarono per le strade , se non pochissime persone, le quali in un profondo silenzio, come se stati fussero abitatori piuttosto di una solitudine, che di una Città, rappresentavano in se stesse l'idea viva della miseria, e della tristezza, per non chiamarle anzi immagine, e vicino maturo pasto di morte....."
Così la città di Brindisi apparve al Cavalier Andrea Pigonati, colonnello del Genio della Regia Marina Borbonica quando vi giunse da Napoli per la prima volta il 17 luglio 1775, dopo quattro notti di viaggio, con l'incarico ricevuto dal Re Ferdinando IV di predisporre tutto quanto necessario per salvare la città e riportarla agli antichi splendori…
Da quel giorno sono passati più di duecento trenta anni e la città, dopo essere rinata grazie al Cavalier Pigonati ed a coloro che hanno continuato e perfezionato la sua opera, si avvia ora verso un nuovo declino...
La situazione non è ancora divenuta pari a quella descritta nelle memorie del Colonnello della Regia Marina Borbonica, ma si avvia a diventarlo : chi giunga dal mare ha la ventura di vedere le banchine del porto interno deserte, e il Corso Garibaldi (arteria realizzata dai Borboni dopo l'apertura del canale e denominata Via Carolina), un tempo affollatissimo da gente proveniente da tutte le nazioni, è divenuta una strada vuota e quasi priva di attività commerciali.
Il porto è in grave declino, in parte è stato colmato (mentre negli altri porti si scava...), ed ora è previsto anche il rimpicciolimento del porto interno, con l'allargamento verso il mare delle banchine.
Certamente i poveri resti mortali del cavalier Pigonati si staranno rivoltando nella tomba, in quanto il suo obiettivo era quello di un rilancio del porto e con esso della città, obiettivo prima raggiunto, con la Valigia delle Indie e poi con i collegamenti quasi in esclusiva con la Grecia, ma successivamente vanificato dai dissennati interventi operati negli ultimi anni : come se una nuova Guerra Gotica , una nuova pestilenza avessero colpito la città.
I traghetti per la Grecia sono stati espulsi dal porto interno, perchè sarebbe troppo stretto ed insufficiente alle manovre....ma non alle manovre delle navi da crociera, ben più grandi dei traghetti : ed allora, per fugare ogni possibilità di futuro ormeggio dei traghetti, si è progettato il rimpicciolimento del porto interno allargando verso il mare le banchine, da destinare....alle passeggiate dei pensionati e dei disoccupati, questi ultimi ovviamente sempre più numerosi.
I pochi traghetti rimasti in linea approdano in una landa deserta, inducendo i passeggeri in transito alla disperazione e determinandoli a non passare in futuro più da Brindisi : il "disegno" si è ormai concluso, con lo spostamento di quasi tutte le linee a Bari, ad iniziare dall'Adriatica Navigazione, perchè il porto di Brindisi deve avere solo la funzione di PORTO ENERGETICO, cioè porto del carbone, delle ceneri e del gas, cioè di tutte quelle "schifezze" inquinanti, sporche, e sotto certi aspetti anche povere, che gli altri porti rifiutano.
Noi invece le accettiamo quasi passivamente, a poche centinaia di metri da Via Carolina, mentre le altre città le rifiutano, anche quando il porto industriale ed energetico sia ubicato a qualche chilometro dalla città.
Ma la nostra è una "città d'acqua" proprio perchè il porto penetra al suo interno, e di conseguenza dobbiamo tenerci in casa quello che passa il convento.
Portroppo il declino della città e del porto è iniziato con la istituzione della Autorità Portuale, in simmetria temporale con lo sviluppo del traffico passeggerei nel porto di Bari.
Una semplice coincidenza, un puro caso?
Al lettore la riflessione e la risposta.
Marcello Cafiero
|