11/06/2003

Appello per l'estensione dell'art.18


Il 15 e 16 giugno 2003 i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimersi sul referendum che abroga parti rilevanti dell’art. 18 (relativo a “Reintegrazione nel posto di lavoro”, legge n. 300/70 Statuto dei lavoratori) per estendere a tutti i lavoratori e lavoratrice dipendenti la tutela contro il licenziamento arbitrario.
La libertà incontrollata di licenziamento ha ricadute sostanziali su diritti fondamentali: la libertà di pensiero, di espressione, di adesione a partiti politici, a formazioni sindacali, su ogni altra forma di tutela e su ogni altro diritto di fonte contrattuale e legale. Una questione che riguarda sicurezza, libertà e dignità nel lavoro e caratterizza modi e qualità della convivenza civile, poiché riconoscer e il diritto dell’altro è il fondamento di una convivenza pacifica e questo vale nei rapporti tra individui, tra parti sociali, tra nazioni.
Nell’attuale quadro politico-parlamentare il referendum p l’unico strumento possibile per difendere i diritti del lavoro e anche per sostenere concretamente una proposta di legge che estenda tutele e diritti a tutti i lavoratori, contrastando la precarietà, la piaga del lavoro nero, la perdita di competitività, l’arretratezza del nostro sistema produttivo.
Aderendo a questo appello affermiamo di considerare l’art. 18 un principio applicativo della nostra Costituzione.
Costituzione che all’articolo 1 recita: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”.
E all’art. 3: “E’ compito della Repubblica rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Estendere l’art. 18 vuol dire rendere effettivi la nostra Costituzione e l’articolo 30 della Carta europea dei diritti fondamentali (“Ogni lavoratore ha diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato”).
Estendere l’art. 18 a tutte e a tutti vuol dire rendere effettiva la condizione di cittadinanza delle lavoratrici e dei lavoratori secondo i principi di giustizia e di universalità, di libertà e di uguaglianza, fondamento della nostra idea di società.
Su questo si chiede un giudizio ai cittadini italiani, indipendentemente dalla loro collocazione politica: il referendum pone una questione di merito e non di schieramento.
Con questo spirito sosteniamo il Sì al referendum sull’art. 18; ci rivolgiamo a tutti i soggetti politici e sociali mobilitati per la difesa e l’estensione dei diritti nel lavoro e nella società, alle associazioni, a lavoratrici e lavoratori, alle personalità del mondo della cultura, della giustizia, dell’impegno sociale e civile, ai cittadini per costruire una società fondata sulla giustizia e non sull’arbitrio.
Questione che riguarda tutti, e perciò è a tutti che ci rivolgiamo.

TOM BENETOLLO, Arci, LINDA BIMBI, Fondazione Internazionale Lelio Basso, DON ALBINO BIZZOTTO, Beati i costruttori di pace; GIULIETTO CHIESA, giornalista, DON LUIGI CIOTTI, Gruppo Abele, SERGIO CUSANI, Associazione Liberi; DON ANTONIO DELL’OLIO, Pax Christi; DARIO FO, premio Nobel; FRANCUCCIO GESUALDI, Centro Nuovo Modello di Sviluppo; GIULIO MARCON, Ics; MONI OVADIA, attore; FRANCA RAME, attrice; RAFFAELE SALINARI K., Terres des Hommes; FABIO SALVIATO, Banca popolare etica; GINO STRADA, chirurgo; GIANNI TOGNONI, Tribunale dei popoli; ALEX ZANOTELLI, missionario