27/12/2005
Brindisi: Capodanno e la notte del Mediterraneo
L’OGGETTO - "Il più grande romanzo di formazione, la più grande storia dell'individuo che si avventura nel mondo e ritorna a casa ossia a se stesso, e cioè l'Odissea, non è immaginabile senza il mare. Ma quel mare, il Mediterraneo, è anche il grembo della nostra storia, della nostra civiltà".
Predrag Matvejević
IL PREAMBOLO - Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco dell'ultramoderno. Accanto alla barca del pescatore, che è ancora quella di Ulisse, il peschereccio devastatore dei fondi marini o le enormi petroliere. Significa immergersi nell'arcaismo dei mondi insulari e nello stesso tempo stupirsi di fronte all'estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto e che da secoli sorvegliano e consumano il mare. Certamente ancora oggi il Mediterraneo è custode della vita di molti popoli, rievocandone le radici e le origini comuni. Ma il Mediterraneo, crocevia di civiltà, non è destinato a rappresentare un mito del passato. Che cosa resterà nella nostra cultura mediatica e tecnologica delle sedimentazioni millenarie e delle culture stratificate che hanno alimentato i popoli del mare? Che cosa oggi ha preso il posto dei viaggi e delle esplorazioni, degli scambi e delle migrazioni dei popoli medi-terranei?
LO SPETTACOLO - Attesa per la notte di Capodanno a Brindisi. Un evento che si pone in primo piano tra gli appuntamenti in programma in Puglia la prima notte dell’anno. Una passerella di artisti che si alterneranno subito dopo la mezzanotte sul palco di piazza della Vittoria proponendo anche momenti di esibizione comune all’insegna dei suoni evocati dalle culture del Mediterraneo. Artisti diversi per estrazione ma tratti integranti di un viaggio che attraverso la musica percorre le tradizioni popolari e le radici etniche di quella terra che è centro del mondo. Una mescolanza di generi che rappresenta in musiche e danze l’incontro e la coesistenza di culture alla luce di un elemento comune e fondante come il mare, confine di conflitti in passato e oggi formidabile passaggio di relazione e di dialogo riscoperto per assottigliare il dislivello generazionale tra le sue due sponde. In un mosaico di suoni, influenze, voci e atmosfere si ricompone l’identità plurale, diversificata del vecchio “Mare nostrum”: il Mediterraneo è mille cose; non un solo paesaggio, ma innumerevoli paesaggi; non un solo mare, ma un corollario di mari; non una sola civiltà, ma civiltà sovrapposte una sull’altra. Uno spettacolo che vuole essere un omaggio alla molteplicità di anime che il mare sintetizza e dispiega con la sua irripetibile capacità di crocevia e di cerniera. Le danze rituali dei Lunaïf, il tamburello delirante di Pino Zimba, le tammurriate, le ballate e le invocazioni al mare di Eugenio Bennato, le percussioni e gli echi della valle del re e del souk arabo di Ciccio Merolla, le musiche tradizionali gnawa e il suono del gumbri algerino della sahariana Hasna El Becharia, sono le premesse di un concerto dinamico e coinvolgente che si presenta sotto gli auspici della grande attesa e della grande festa in una piazza, piazza della Vittoria, che torna a essere il cuore sociale e culturale della città, e non solo urbanistico e topografico. Di seguito riportiamo un cenno sui profili degli artisti che, assieme ai brindisini, saranno i protagonisti di una specialissima notte.
GLI ARTISTI
EUGENIO BENNATO - Taumaturgo della musica popolare, nasce a Napoli nel 1948. Nel 1969 fonda la "Nuova Compagnia di Canto Popolare", che al tempo fu il più importante gruppo di ricerca e revival della musica etnica dell'Italia del sud e diede il la al lavoro di artisti come Pino Daniele, Edoardo Bennato, Toni Esposito.
Nel 1976 con Carlo d'Angiò inventa "Musicanova" con cui realizza numerosi dischi, tra i quali lo splendido "Brigante se more" del 1979 vero e proprio studio sul brigantaggio meridionale, che presto diventano patrimonio di decine di musicanti di strada. Contemporaneamente inizia un'attività di compositore scrivendo decine di colonne sonore per cinema, teatro e balletto, con costante riferimento alla musica popolare, per le quali riceve importanti riconoscimenti. Inoltre, proprio per la sua attenzione allo sviluppo culturale del Sud, ed alla sua perizia da etnomusicologo, oltre che alla sua creatività, Eugenio Bennato diventa uno dei principali referenti per chi si occupa di musica etnica ita-liana.
Il suo ultimo parto risale al 1998 quando al culmine di un ventennio che lo ha visto portare la sua musica in giro per l'Italia e per il mondo, dai palcoscenici classici ai centri sociali, fonda il movimento "Taranta Power" che si pone come scopo la riscoperta della tarantella rituale non solo attraverso la musica ma utilizzando anche altre forme artistiche come cinema e teatro. Taranta Power vuole inoltre attribuire, o meglio riattribuire un ulteriore significato al potere musicale della tarantella, che ne enfatizzi le sue qualità di strumento di liberazione individuale e di aggregazione sociale: la Tarànta, o Tarantella - danza rituale del Sud Italia - con il suo movimento travolgente, la sua purezza ritmica, con la sua forza che fa sognare - ed in quanto grande danza mediterranea, al pari del flamenco e del fado - è il filo conduttore di un viaggio che attraversa il mito antico e contemporaneo della musica del Sud. Il progetto presenta il lavoro di alcuni dei Maestri della tarantella, come Andrea Sacco con la sua chitarra battente, Antonio Piccininno e Antonio Maccarone, e le sue varianti regionali, pugliesi, campane e calabresi, insieme ad un originale contributo creativo di Eugenio Bennato accompagnato dal gruppo Musicanova. Al progetto, che sta progressivamente guadagnando alla Tarànta la sua affermazione di forza della tradizione, viva nel presente e proiettata nel futuro, collaborano musicisti provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Basilicata: Cantori di Carpino, Tarantella di Montemarano, Pizzica Salentina e Tarantella Calabrese.
Per Taranta Power sono uscite due raccolte antologiche, "Taranta Power" e "Lezioni di tarantella" che raccolgono esempi delle varie forme di tarantella registrate in loco.
PINO ZIMBA - Straordinario tamburellista salentino, personaggio carismatico amatissimo dal pubblico, fondatore degli Officina Zoè. Pino Zimba è anche grande protagonista nel pluripremiato “Sangue vivo” di Edoardo Winspeare, ambientato in quella striscia di paesi bianchi e ulivi contorti distesi davanti all'Albania, su quel mare straziato dai motoscafi dei contrabbandieri e dei mercanti di vite umane. Qui Zimba interpreta uno dei personaggi più potenti rappresentati dal cinema italiano in questi ultimi anni, diviso tra il suo banco di frutta e verdura, piccoli traffici di sigarette, la famiglia da mantenere, l'amante, il fratello sfatto di droga e il gruppo di musica popolare dove suona il tamburello: diviso su tanti fronti, ma integro nella dignità e nell'orgoglio. Al centro del film, come della sua vita personale, la musica: con il suo tamburello tiene vivo il ritmo profondo della vita, sostiene le voci più intense e gli accordi di un'armonia antica. Proprio dall'arte gli arriva il coraggio per ribellarsi alle avversità e nella musica trova la maniera di esprimersi al meglio.
TARANTA ‘STREET’ POWER E LUNAÏF - Nelle strade, nelle feste popolari ed in tutte le occasioni di incontro più semplice, la tradizione della tarantella incontra l’arte di strada e da li in sintonia fino ai palchi.
È così che è nata Taranta “Street” Power, da una sinergia di intenti fra artisti, che ruotano intorno al progetto culturale e musicale di Taranta Power ed alla compagnia di teatro di strada Lunaïf, dalla loro comune sensibilità ai suoni ed ai temi del popolare.
La musica contagia il movimento dei giocolieri, la danza colora i ritmi e il confine tra sacro e profano si assottiglia.
Le evoluzioni col fuoco che scaldano gli animi di musicisti, artisti e pubblico, come nella versione della danza delle spade ballata con strumenti infuocati, rievocano la magia di una tradizione le cui radici si perdono nella notte dei tempi.
HASNA EL BECHARIA - Donna libera e senza concessioni, Hasna el Becharia viene dal sud del Sahara algerino. Personaggio particolarmente speziato, è molto famosa in Algeria e in particolare nella regione di Bechar, città dove vive dal 1972. Figlia di musicisti gnawa, esegue musiche di stampo popolare miste a sue composizioni accompagnandole sia con la chitarra elettrica, sia con la chitarra classica o il gumbri. Arrivata in Francia nel gennaio del 1999 per partecipare al Festival “Femmes d’Algerie” di Parigi, vi è poi rimasta con l’acuirsi del clima vessatorio nei confronti delle artiste algerine in patria. Nel 2001, a 51 anni, pub-blica il suo primo album (aveva sempre rifiutato di pubblicare dischi in Algeria). Nel suo concerto il sacro e il profano convivono liberamente. Simbolo delle confraternite di Sidi Bilal, l’umbri e il karkabou (due strumenti suonati da Hasna) sono i pilastri della musica nera del Nord Africa. Con il suono potente del gumbri e il suo straordinario senso del ritmo, Hasna ricorda la musica degli avi soudani, che parlavano la lingua Heimi (utilizzata oggi dai Diwans). In questo concerto Hasna suona la chitarra elettrica, il laoud, la darabuka, il bendir ed il banjo.
CICCIO MEROLLA – Il ritmo e quindi la percussione rappresentano, paradossalmente, la parte più immateriale della musica nella varietà delle componenti e dei suoni. Percuotere un tamburo significa dare un segno netto e circoscritto al suono, eppure è infinita la varietà, la gradazione e l’intenzione con la quale la mano del musicista si posa sullo strumento. A fare un disco di percussione ci vuole molto coraggio e molta ricchezza interiore. Ciccio Merolla, napoletano, parte da Napoli per captare o rubare suoni ed emozioni in tutti i mercati del sud del mondo. Nel suo studio nei quartieri spagnoli la ‘refurtiva legittima’ gli suggerisce nuove alchimie e nuove tecniche. Ad ascoltarlo non ci si chiede più quale sia stato il percorso di ricerca adottato ma si segue un sentiero artistico che ci porta a viaggiare verso orizzonti nuovi, nella sintesi di attualità metropolitana e antiche leggende, di artigianato e tecnologia.
Roberto Romeo
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