27/02/2006

Caronte. Di Francesca Romana Intiglietta


Di carne e d’affetto svuota esanime le genti
Canutamente stanco
Occhio vitreo
appannato da polveri di morte
affanno in sordina, viscida barba
tace l’aere senza mantello terrestre
D’Ade tuonante obbedisce
Bastone eroso d’eternità

“Ch’io sia
Chi tu voglia
Non son più
Ormai”

Francesca Romana Intiglietta

La forma conica della struttura dei versi vuole essere una sorta di memorandum per il viaggiatore infernale : una figura geometrica triangolare con la punta rivolta verso il basso.
E’ un inno a Caronte il traghettatore infernale creato da Dante.
Viene utilizzato il nome greco del dio degli inferi, Ade, cioè, scelta metrica e soprattutto di musicalità del verso stesso.
L’ultima strofa è legata al pensiero che ho di Caronte, egli è dunque così avvezzo a svolgere il suo lavoro fino ad annientarsi totalmente: può essere chiunque, può essere nessuno.