07/04/2006
Nancy Motta e Giuseppe Rado: fotografia tra realismo e creatività.
Per una involontaria piacevole coincidenza è possibile visitare in questi giorni a Brindisi due mostre fotografiche di un certo interesse; e la duplice circostanza assume un particolare rilievo, vuoi per il significativo parallelismo tra i due eventi, vuoi per il loro innegabile pregio.
Germano Celant sosteneva giorni fa sull’Espresso che da alcuni decenni, in fotografia, “l’idea che la realtà ritratta e la verità coincidono nell’immagine comincia a essere sottoposta a una verifica.” Affermazione che trova riscontro dialettico in questa compresente testimonianza di due espressioni antitetiche del linguaggio fotografico da parte di due autori il cui unico tratto in comune è l’appartenenza geografica.
Entrambi brindisini di nascita ma bolognesi di adozione, Nancy Motta e Giuseppe Rado espongono i loro lavori più recenti in due sedi distinte: istituzionale quella che grazie al Comune di Brindisi ospita la mostra di Motta (Palazzo Guerrieri), privata invece la galleria “Il Segno”, dove è allestita la personale di Rado.
Due esposizioni che già a partire dal vernissage - in contemporanea, a pochi isolati di distanza - hanno coinvolto lo spettatore in una sorta di stimolante corto circuito: ci si trova di fronte ad un inconsueta bipolarità tra due diverse, anzi contrastanti interpretazioni della realtà mediata dall’occhio della fotocamera; da un lato il racconto improntato al realismo, dall’altro e la ri-costruzione in chiave tecno-creativa del soggetto.
Un’occasione, dunque, per assistere quasi in parallelo a due visioni opposte, alternative, tra le possibili numerose ambivalenze che la fotografia riesce a suggerire nel suo poliedrico potere espressivo.
“Harmattan” di Nancy Motta
La personale di Nancy Motta è un bel reportage svolto di recente in Togo, nel Golfo di Guinea. È il resoconto affascinante, articolato in una cinquantina di fotografie, di un viaggio nell’Africa non battuta dai tour operators, nel ventre di un continente dimenticato, spesso violato.
Lo sguardo di Nancy coglie con leggerezza – che, si badi, non vuole essere superficialità – il quotidiano di un popolo per quarant’anni sotto dittatura, alle prese con conflitti ed oppressioni. Le sue immagini narrano con semplicità - ma lungi da ogni banalizzazione – anche gli aspetti più ordinari, a volte intimi, del vissuto di una comunità che, pur fortemente legata alla tradizione e alle leggi non scritte che ne regolano le microstrutture sociali, non esita a cogliere il vento proveniente dal lontano mondo industrializzato. Analogamente, non può sottrarsi all’”Harmattan”, il forte vento, quello vero, che soffia a lungo sulla loro terra offuscandone l’orizzonte, quel vento umido e ottundente che “smorza la luce, i colori e influenza gli umori.”
Luce, colore, umori, tre fattori fondamentali in fotografia, che Nancy Motta ha sapientemente declinato attraverso i suoi scatti, raccolti anche in un libro. Senza indulgere in triti stereotipi, l’autrice riesce ugualmente a mostrarci l’estrema difficoltà sociale e la miseria, ma anche la serenità e la fierezza di figure e sguardi: non ci sarebbe senz’altro riuscita senza l’umiltà, l’emozione, la poesia che arricchiscono il suo lavoro.
Dal 1° al 12 aprile – Brindisi, Palazzo Guerrieri, vico Guerrieri – ore 9-13 16-20
“Ani-me” di Giuseppe Rado
Personale di esordio a Brindisi (sua città di origine) per Giuseppe Rado, con una serie di fotografie di grande formato ordinate nelle sale della galleria “Il Segno”.
Rado non esita a mettere in discussione i canoni della bellezza femminile, e lo fa rivisitando anche quelli della “bella” fotografia, cioè quei criteri di proporzione, luce, colore, … fuoco, che informano di sé l’immagine fotografica tradizionalmente intesa.
Ciò che immediatamente colpisce, in ciascuno dei nove ritratti in mostra, è la grandezza sproporzionata – al limite del mostruoso - degli occhi di Kyo, Mako, Minami, Shizuko e via di seguito con questi nomi esotici di modelle-bambine, bellezze adolescenziali, diafane, dallo sguardo innocente e intrigante ad un tempo. Evidente, sin dal titolo della mostra, il riferimento all’iconografia dei Manga, l’animazione giapponese, vero – forse unico - fenomeno socio-culturale per diffusione geografica e popolare nel mondo contemporaneo “occidentalizzato”.
Nelle opere di Rado, artista incline a stimolanti eclettismi (dalla pittura al cinema alla videoinstallazione), la fotografia è un punto di partenza, si direbbe un pretesto, per una complessa operazione di post-produzione al computer.
Dallo scatto in studio di posa alla rielaborazione digitale: il processo estetico si svolge in questa particolare fase creativa che produce quella “metamorfosi iconografica” grazie alla quale l’autore rende vibranti ed inquietanti, “anima” i volti delle sue Lolite.
E l’arte fotografica, comunque la si intenda, ne esce ulteriormente, pregevolmente arricchita.
Dal 1° al 15 aprile – Brindisi, Galleria “Il Segno”, via Giudea 5/C
Ore 17,30 – 20,30; festivi ore 10,30 – 12,30 / 17,30 – 20,30
Domenico Saponaro |