26/04/2006

Coccaro3: un argomento scottante dal forte odore di bruciato


Abbiamo preferito scrivervi una lettera perché ci risultava più facile e meno formale di un comunicato “ufficiale”. Incominciamo con il ringraziarvi subito per l’aiuto e la solidarietà che ci state offrendo. Sappiamo che è sincera.

Facciamo un piccolo riassunto dei fatti nel caso questa lettera sia letta da qualcuno che non conosce la nostra storia.

Fasano, piccola città pugliese. Un collettivo in vita da una quindicina d’anni circa che ha interessi prevalentemente attorno all’idea dell’autoproduzione, dalla musica al vino, dal cinema all’olio... quello che noi chiamiamo politica.
Prima l’occupazione di una scuola abbandonata (Mulini vecchi), poi la permanenza nella Masseria Maizza per tanti anni, ed infine la terza esperienza a Coccaro3, casa nostra.

Qualche sera fa sono entrati nella sala dei concerti con un furgoncino rubato qualche giorno prima e gli hanno dato fuoco. Insieme al furgone è andato in fumo parte della casa. Gravi danni alla struttura e alle attrezzature.

Risulta difficile fare un’analisi lucida e completa sull’accaduto, ed ancor più esprimere considerazioni politiche su questo tipo di eventi.
Solitamente, in questi casi, la prima cosa che si fa è un comunicato che incomincia accusando i fascisti (o il nemico di turno: e chiudendo con frasi “nessuno brucerà mai le nostre Idee” e indicendo una manifestazione di sensibilizzazione. Magari dando anche qualche responsabilità a Berlusconi. Vero, è cosi che si dovrebbe fare.

Però noi di comunicati politici seri non siamo mai stati bravi a scriverne. Per la manifestazione pubblica vogliamo aspettare qualche giorno. Vorremmo prima capire chi sono i nemici, perchè e come combatterli. Fare la manifestazione “contro la mafia, contro i fascisti, contro i politici, contro la gente” tutto in una volta forse è eccessivo. E poi sembra assurdo, ma dire che chi ha incendiato il posto ce l’aveva con noi per motivi politici, potrebbe metterci ulteriormente nei casini legali (risarcimento danni).

Di analisi sul chi è stato se ne facevano ai bar l’altra mattina con avventori occasionali ed alcolisti abituali, tutti d’accordo che è l’effetto dell’operazione primavera. Prima i Cocainomani simpatizzanti di destra e le forze dall’ordine si occupavano delle sigarette (i primi a trafficare, i secondi a coprirli), ora ognuno si arrangia come può, perché tengono famiglia pure loro. Una scorribanda con incendio in un posto frequentato da sfigati e capelloni si può tollerare, l’importante che non esagerino troppo.

Atti vili, premeditati, che chiudono ogni agilità a chi sì esprime a favore delle diversità.
Questi atti criminali sono un “NO” secco e chiaro a qualsiasi spazio non conforme, critico e propositivo: si “ripuliscono” le piazze dai migranti, ti bruciano i centri sociali (pratica diffusa: chiedete ai compagni del CSOA Pinelli di Genova, il Vittoria a Milano, il Gatanegra a Pordenone, ecc.), si riempiono le strade di poliziotti o telecamere, per attuare la società omologata che tanto piace ai Fini e Bossi di turno.
Gli sbirri però ci hanno detto che se gli portiamo il colpevole gli chiederanno se veramente è stato lui. Se dice si lo arrestano. Ma non credendo nè nella legge nè in dio, non aspettiamo “sviluppi’ e miracoli, i colpevoli non si troveranno mai.
Il fatto che noi di nemici giurati non ne abbiamo, o quanto meno sono sparsi in ugual misura in tutta la città. Perché è questo quello che viene fuori da questa vicenda.
Non è solo una storia politica è una classica storia da “sud”, è una storia dove chi crea regole e chi le infrange stanno dalla stessa parte, è una storia di degrado e di indifferenza. Degrado e superficialità che crediamo uniscano gran parte dei paesi della nostra zona. E si sa il degrado produce violenza.

“Cavallo di ritorno” lo chiamano quando ti accordi con il proprietario dell’auto, che hai rubato per restituirla dietro ricompensa. Quasi sempre si accetta perché altrimenti ti bruciano la macchina, qui pochissimi possono permettersi un’assicurazione furto ed incendio.
- Solitamente questi “lavori sono fatti da personaggi nati in ambienti già violenti, e molto spesso sono strada che altri scelgono per loro. Vittime di un sistema economico e sociale di disoccupazione, di marginalizzazione, di degrado delle periferie, di perenne esclusione dal mainstream della nostra società. Tutto ruota attorno questioni d’onore, dove la legge che conta è quella del più forte, del sopruso, della prepotenza, delle mani addosso.

Ci siamo ritrovati per l’ennesima volta a fare i conti con la violenza, con la nostra città. Sappiamo che chiedere giustizia e sicurezza allo stato limiterebbe ancora di più la nostra libertà. Non aspettano altro per darti più polizia e varare leggi liberticide. Sappiamo che a farci giustizia da soli perderemmo. Questione di numeri.
Storicamente la cultura, l’educazione, lavori dignitosi, i servizi sociali, uno sviluppo senza interessi personali, non ha mai fatto parte delle volontà politiche degli amministratori/padroni. Meglio lasciare tutto così com’è.

E chi non sopporta va via, e noi sempre di meno in queste “zone depresse”, come le chiama lo stato. Depresse per non usare il termine degradate.
Degrado voluto, prodotto e coperto dalle “autorità”, quelle che vedi in prima fila alle processioni, quelle che si occupano dell’ordine e dello sviluppo dei nostri bei paesini.
Il nostro collettivo, lo ammettiamo, è da sempre un gruppo anomalo, ai margini. E a restare ai margini ci si prende mazzate, da una parte la mala e dall’altra gli sbirri. E tu nel mezzo a chiederti cosa è peggio, cosa ti fa più schifo. E poi sopra ci sono quelli che di politica ne capiscono più di te, che amichevolmente ti dicono che a star da soli in fondo te le cerchi, non hai amici, non hai credito nel paese.

Ma forse ancor peggio è la gente (la cosiddetta “società civile”), che non vede, non sa. Un incendio durato (crediamo) circa 10 ore, dove il fumo prodotto sarà stato tantissimo e assai nero. Nessuno ha visto niente, nessuno si è preoccupato di avvisare pompieri o quanto meno un vigile. Tutti complici.

Tutto distrutto. Si riparte da zero. E così si va avanti, al solito, senza chiedere niente a nessuno se non agli amici. Perché la vostra vicinanza, essa sia verbale o economica. sappiamo essere spontanea. Perchè forse fate parte anche voi di quelli che prendono mazzate, e sapete cosa significa cadere, ed avere la dignità di rialzarsi.
O magari perché si rende conto che, di gente che alle idee unisce la pratica, ce n’è sempre meno. Una sorta di animale in via d’estinzione.
Perchè ci si rende conto dell’importanza che avere spazi di autonomia e di libertà è il primo passo verso qualcosa di rivoluzionario, il non dover chiedere permesso, per favore, il non dover stare con un cappello in mano di fronte a un uomo solo perché ha una carica politica.
Siano spazi occupati, o semplicemente presi in affitto (come nei nostro caso), sono luoghi da sostenere. Non è un caso che ce ne siano sempre meno, in tutt’Italia.
Perché dove non arrivano gli sbirri, ci pensano la mala e i fascisti. Tutto torna.
Di tutto questo, se volete, possiamo discutere “politicamente” insieme.

Ci hanno colpito in un momento già difficile per noi, poche le forze a disposizione e le energie a disposizione. In ogni caso, questo evento ha dato una scossa imprevista. Rabbia unita all’orgoglio. Siamo noi che dobbiamo scegliere se andare via o meno dalle nostre città, non sono questi stronzi che ci cacceranno.
Continuare dunque l’opera di resistenza che per quanto ci riguarda è incominciata tanti anni fa. Resistenza che consiste nel continuare a vivere qui, proseguire un percorso fatto di critica, di idee e di azione.
Rivendicare il diritto ad una vita sociale diversa, fondata sul rispetto e sulla libertà; continuare a realizzare progetti politici e culturali slegati dalla logica dei profitto.
Un collettivo con un percorso solitario e visto con diffidenza, perché senza un capo né una linea, senza comunicati ufficiali, senza rappresentanti.
Però stranamente con tanti amici, Come voi.

Grazie ancora.
vi abbracciamo tutti
(ex) Coccaro3 - Fasano

Le immagini del rogo: clicca qui