06/06/2006

Brindisi è morta... ed i partiti stanno a guardare. Di Nino Maniscalco


Per circa vent’anni ho ricoperto incarichi sindacali a partire da delegato aziendale CGIL del Petrolchimico, Segretario Generale Territoriale dei Chimici, componente del Direttivo Nazionale e, per ultimo Segretario Confederale della CGIL di Brindisi, sino all’ultimo congresso, svoltosi nel 2006. Oggi, chiusa l’esperienza sindacale, il partito dei Democratici di Sinistra, nel quale milito dal 1970, mi ha chiamato a far parte della Direzione Provinciale dello stesso, con l’incarico di componente del comitato di garanzia.

L’ esperienza, lavorativa e sindacale maturata sul campo, mi permette di esprimere una valutazione attenta sui problemi del territorio. Oggi, mio malgrado, posso affermare che la città di Brindisi è “MORTA”, grazie agli accordi trasversali tra il Sindaco della città Domenico Mennitti e il Presidente della Provincia Michele Errico, diretti a sostenere un nuovo modello di sviluppo che non c’è e, che non ci sarà mai; fino a quando le redini dei due Enti, saranno nelle mani di soggetti che praticano una politica virtuale e demagogica, dettata più da esigenze personali e di immagine, piuttosto che da un interesse reale verso i problemi del territorio e dei suoi cittadini, ai quali talvolta viene carpita la loro buona fede, ignari di quanto accade all’interno dei palazzi della politica, riponendo così la loro fiducia, nelle buone parole di qualche “Santone”.

La Giunta Provinciale di Centro-Sinistra, ha conferito al Presidente Errico, una certa libertà di “manovra”, che nonostante tutto, non li permette di governare con quella determinazione necessaria per affrontare le scottanti questioni del territorio, forse perché (a modesto parere dello scrivente), non si capacita, che la politica non è frutto solo di passione; ma a questa va aggiunta la conoscenza, la capacità e il sapere, in una sintesi di concertazione con chi è stato delegato a ricoprire ruoli di responsabilità. La confusione di ruoli, che regna sovrana nella Provincia di Brindisi, è venuta fuori in tutta la sua gravità, durante il Consiglio Provinciale convocato nei giorni scorsi, per l’approvazione del bilancio.
In quella occasione si è assistito a un deplorevole dibattito con l’opposizione che faceva l’opposizione e la maggioranza che appoggiava l’opposizione. Quando il Presidente Errico, è stato chiamato a rispondere sulle irregolarità riscontrate nel bilancio, questi non ha esitato nel dichiarare la legittimità del ricorso presentato dall’opposizione davanti al TAR, aggiungendo inoltre che : “se l’aspettava” la bocciatura del TAR, tentando di giustificare tale irregolarità, con un cedimento emotivo, verso i tanti problemi da risolvere.

La situazione è decisamente peggiorata, quando si è trattato di votare il bilancio. Nessuno, tra maggioranza e opposizione voleva votare. Il consigliere Mita, di Rifondazione Comunista, dichiarava, con molto garbo politico, che lui avrebbe votato il bilancio, anche se non lo condivideva. Sosteneva il consigliere Mita, che il bilancio di un Ente pubblico non può essere deciso da una persona o al massimo due, come è invece accaduto, mettendo in discussione la collegialità sottoscritta nel programma politico e, che comunque, il bilancio presentato, non risponde ai bisogni del territorio provinciale. - Si aggiunga, l’enorme difficoltà che ha incontrato il capo gruppo dei DS Rosetta Fusco, nel dichiarare, con sofferenza, il voto favorevole del suo partito, rispettando così una volontà imposta, in quanto dirigente, ma violentata nel pensiero politico sul merito della discussione.

Tutto questo accadeva alla presenza dei lavoratori licenziati dal petrolchimico, con la chiusura degli impianti, della Dow Chemical ed E.V.C. Impianti dichiarati a rischio ambientale. Ricordo a me stesso, che ad oggi, questi stessi impianti continuano a marciare in altre realtà produttive, come Venezia notoriamente città a forte vocazione turistica.
Come si può chiedere a questi lavoratori di stare tranquilli ed avere fiducia nelle istituzioni, attuali, quando chi li rappresenta sta dimostrando tutta la sua incapacità, nell’affrontare e risolvere i problemi. Di questo passo, come si può pensare di dare una risposta ai circa 80.000 disoccupati della provincia.

L’ apertura di nuove facoltà universitarie sul nostro territorio è sicuramente un fatto positivo, soprattutto se inteso alla qualificazione e al miglioramento del livello culturale della nostra provincia, oltre che alla possibilità di ricaduta occupazionale che tale istituzione deve avere, cominciando nell’annoverare nel corpo docente i cervelli le professionalità locali. Purtroppo la realtà è ad oggi ben diversa, se andiamo a guardare più da vicino, ci accorgiamo che la disponibilità dell’Università di Bari e di Lecce di affidare a Brindisi alcune facoltà è solo e soltanto per risolvere i loro problemi di cattedre, se è vero, come è vero, che i docenti titolari dei corsi di insegnamento distaccati su Brindisi sono per il 90% di Bari e di Lecce. Anche in questo caso non si sono fatti gli interessi dei lavoratori Brindisini.

La situazione non è diversa al Comune di Brindisi, dove quel trasversalismo che richiamavo all’inizio, tra i due Enti, si basa solo e soltanto nel dire NO al Rigassificatore a Capo Bianco; ma in concreto, ad oggi, nessun atto politico è stato fatto per bloccare i lavori “che proseguono,”. Si aspetta il pronunciamento della magistratura quale unico strumento per bloccare i lavori, e se così non fosse ? Si continuerà a prendere in giro i cittadini facendo credere loro che continuando a manifestare come si è fatto in questi mesi si possa raggiungere l’obbiettivo?

La verità è un’altra, forse quella di nascondersi dietro al rigassificatore per non affrontare con determinazione il problema del carbone, che è, e rimane il vero dramma ambientale del territorio.
Il 28 Gennaio 1983 si e svolto a Brindisi presso la Camere di Commercio una conferenza nazionale indetta dalla stessa Camera di commercio e dalla comunità dei porti adriatici sul Tema:”Adriatico: la via del carbone “ come documenta l’articolo riportato da “Quotidiano” datato 28.01.1983.

Gli atti di quella conferenza, alla quale parteciparono il Ministro della Marina Mercantile, il Ministro dell’Industria, il Ministro dei Trasporti di concerto con i maggiori rappresentanti istituzionali dell’epoca, gettarono le basi, con la costruzione della mega-centrale a carbone di ENEL, per la realizzazione di quel progetto di città e di porto, così come oggi si presentano ai nostri occhi. Si ridisegnò l’intero assetto economico – produttivo della provincia, consegnandola ad un futuro diverso, da quello che oggi si vuole per questo territorio.
Con l’enorme quantità di carbone che dovrà, gioco forza, giungere a Brindisi (7 Milioni di tonnellate per arrivare ai 12 Milioni a regime) via mare, per alimentare la nuova e la vecchia centrale, si porranno problemi gestionali per il porto.

Alla luce di questi dati, mi chiedo, quante bugie saranno ancora raccontate ai cittadini? Chi conosce i fatti appena richiamati sopra, sa di mentire, raccontando alla popolazione il contrario. Ci si nasconde dietro le Convenzioni che andrebbero, invece, firmate al più presto, al fine di garantirsi uno strumento di tutela. Si dovrà premere affinché la quantità di carbone utilizzato nelle centrali, diminuisca.
Per contro, tale combustibile, non potrà essere sostituito con il CDR, come è previsto nel piano regionale energetico, solo per dimostrare che si è raggiunti, comunque, un obiettivo. Questo sarebbe il danno peggiore che si può arrecare alla città, passando dalle emissioni del CO2 alle emissioni di diossina, in quanto, il CDR per le sue caratteristiche molecolari non può essere bruciato nelle centrali termoelettriche, ma bensì, solo negli impianti che raggiungono alte temperature come i termovalorizzatori.

Se l’obiettivo è davvero salvaguardare l’ambiente e creare nuovi posti di lavoro allora, l’unica strada percorribile, è quella di sedere intorno ad un tavolo, con persone qualificate, che conoscano i problemi in maniera approfondita (non come è accaduto fino ad oggi, assegnando incarichi istituzionali a persone che già in passato hanno fallito laddove sono stati chiamati).
Questo è compito dei partiti, gli stessi che fino ad oggi sono stati a guardare.
Ritengo, che il primo partito della città, i DS, debba farsi promotore di iniziative, affinché la politica torni ai partiti, e che la drammatica situazione socio-economica di questo territorio trovi finalmente il giusto spazio nel panorama politico ed economico nazionale, al fine di trovare al più presto quelle risposte, senza le quali si rischia uno scontro sociale che Brindisi non può assolutamente permettersi.

Nino Maniscalco
Componente della Direzione Provinciale dei DS