08/06/2006

Lu Vidducu


Dove non t’aspetti. Lunedì 6 giugno leggo sulla Repubblica che il parroco di San Martino di Cinisello Balsamo ha affisso alcuni cartelli al portone di una chiesa per invitare a coprirsi “l’ombellico” perché è materia già nota a Dio ed è inutile mostrarglielo ogni volta che si entra in chiesa. In modo spiritoso il parroco chiede rispetto per chi entra nella casa del Signore e, inoltre, invita gli operatori dell’informazione, “onnipotenti della notizia e sedicenti formatori dell’opinione pubblica” ad evitare di strumentalizzare la faccenda dal momento che lui, il parroco, voleva solo “invogliare il rispetto a chi entra nella casa di Dio”.
Questo prete sarà additato come bacchettone? Sarà messo all’indice dai fedeli che intendono seguire la moda senza se e senza ma? Con ogni probabilità si!
Non nascondo che ho letto questa notizia con un certo conforto.
Il giorno prima, domenica, ho assistito, nella Cattedrale di Brindisi, alla messa per i cresimandi; la folla era considerevole e alquanto composita. Uno stuolo di parenti e amici gremivano la principale chiesa cittadina, a molti – si vedeva chiaramente per l’irrequietezza – la cerimonia interessava sino a un certo punto, si attendeva la fine per il proseguo “pagano” della cerimonia, per tanti il vero clou. Lo sfoggio di abbigliamenti era, a dir poco, fantasmagorico. Abiti che mal si coniugano con la figura di chi gli aveva scelti, corpi strizzati da vestiti tanto stretti da farli sembrare cloni dell’omino della Michelin, pantaloni con la vita stretta oltre misura e bassa sino ai confini pubici; pantaloni alla pinocchietto, sabot, e tripudio di rotolini di ciccia straripanti in bella vista.
Qualche anno fa, entrando in chiesa, gli uomini si scoprivano il capo, le donne lo coprivano con un velo. Oggi, che son tempi moderni, le donne non coprono più niente, tanto da lasciare poco all’immaginazione, anche in chiesa.
Ognuno è libero di vestirsi come più l’aggrada - non nascondo che qualche visione, non molte per la verità, può essere molto piacevole – ma c’è un limite a tutto soprattutto alla decenza, senza tener conto del rispetto che si deve a un luogo di culto.
Credo che abbia provocato più ferite Maria De Filippi con le sue trasmissioni che i lanzichenecchi con le loro alabarde.
Personalmente credo sia condivisibile la garbata e spiritosa iniziativa di don Felice, il parroco in questione, e meraviglia molto che non abbia avuto precursori o che non debba trovare emuli anche dalle nostre parti.
Sarò bigotto? Sarò codino? Mah! Chi lo sa.
Certo è che la qualità del rispetto che si deve avere per certi valori non può essere stravolta da un certo tipo di moda o di costume. Alcuni valori, come questi, sarebbe opportuno che rimanessero ben saldi a prescindere dai tempi e dalle mode.
A parer mio se cambia il rispetto verso questi valori cambia anche il tipo di rispetto nei confronti dell’essere umano, e quindi anche verso noi stessi. E non è detto che ci sia sempre da guadagnare, spesso ciò avviene in senso negativo.

Giorgio Sciarra