23/09/2006
Pino Indini: il poeta contadino. Di Maurizio Pesari
E' la fine degli anni 70. Gli anni della prima radio privata, Radio Video Brindisi.
Le letture adolescenziali - Il Monello, l'Intrepido, i Supereroi - calamitano le attenzioni delle giovani generazioni.
Io, invece, complice un colpo di fortuna, partecipo ad un quiz radiofonico (sportivo... tanto per cambiare) e
vinco un abbonamento annuale a "Gazzetta di Brindisi", giornale locale ricco di innovazione (come cambiano i tempi).
Il quotidiano entra immediatamente a far parte delle mie letture preferite anche per merito della sua caratteristica
portante: quella di dare ampio spazio alla "brindisinità".
Lo fa attraverso le poesie di Ennio Masiello, unico depositario superstite del "Vero Brindisino",
quello dei vari Camassa e Guarino che, purtroppo stenta a trovare eredi di quello stesso spessore.
Lo fa, ancor di più, con la grossa novità di quei tempi: il Personaggio di "Coco Lafungia".
Ironico, dissacrante, acuto, contestatore, puro, vero.
Ci vorrebbero tanti altri aggettivi per poter definire con pienezza lo spessore notevole del personaggio.
Il contadino, ignorante per non aver potuto studiare, ma dotato di un intelligenza superiore alla media. L'uomo
capace di raccontare episodi di vita comune di una Brindisi genuina che va sempre più scomparendo.
"Greggio Signor Dirittore" "la quale" "murale e tavula" "ti saluto e sono" espressioni tipiche dell'ital-brindisino,
le parole di colui che per potersi rapportare al di fuori della propria identità contadina sa di dover parlare "itagliano".
Il Grande Maestro di quest'arte, Pino Indini, ci ha lasciato.
Resta un eccezionale bagaglio culturale - poesie, commedie, romanzi - che rende riduttivo
relegare Indini solo a Padre di Coco Lafungia, sebbene questo personaggio rispecchi in maniera totale
il suo modo d'essere.
Il Maestro è andato via, ma continuerà a vivere nelle lettere di Coco Lafungia, nelle sue favole, nell'ilarità di Diadorino Puttaniere Brindisino.
Rimane per sempre la grande ricchezza del sorriso legato al suo nome.
Mi piace ricordarlo con una sua poesia tratta da Soli D'Agave, pubblicazione del 1987.
Resurrezione
Dolce mi sia la morte
ed al suo arrivo
io l'aspetti sereno
come un bimbo
che nasce a nuova vita.
Un Uomo Sereno fino all'ultimo. Pino indini è anche questo.
Adesso Pino è al fianco di "Pascali Camassa", "Giuvanni Guarino", "Rafeli Cucci".
Li vedo attorno ad una tavola imbandita di Cozzi, Stacchioddi e Mieru. Accompagnati dalla fisarminica di "Mestru Miminu Blasi" stanno cantando "Mannaggia lu rimu". |