05/10/2006

Brindisi crocevia del mondo. Tra rischi ed opportunità. Di Oreste Pinto


Fa sempre un certo effetto constatare che Brindisi è al centro dell’attenzione di tutti i media nazionali ed internazionali.
Logico riflettere che non sia una provincia “normale”. Che probabilmente non lo è mai stata.

Collocata geograficamente in una zona densa di strutture naturali, Brindisi si è sviluppata attrezzandosi di una eccezionale quantità di infrastrutture.

E’ davvero esiguo il numero delle città italiane che possono vantare la contemporanea presenza di porto ed aeroporto. Rispetto a Brindisi, nessuna di esse è tanto provvista di insediamenti industriali; nessuna di esse è tanto vicina all’est, il mondo che preme alle porte dell’occidente, quello con cui -volenti e nolenti- saremo sempre più chiamati a rapportarci.

Paesi mediorientali, Turchia, Cina, India. Nazioni e popoli che in futuro – nemmeno poi tanto lontano - possono rappresentare la chiave di volta di un territorio, di un’economia deficitaria come quella brindisina. Nazioni e popoli che oggigiorno sono percepiti con sospetto. Quel sospetto che – al di là delle energiche discrasie religiose e culturali - nasce dall’inconscia psicosi dell’ignoto, del diverso.

E’ scontato prevedere che un domani queste paure segneranno il passo. L’opportunità di instaurare robusti e duraturi rapporti commerciali con i nuovi mondi aprirà magicamente le porte, oggi serrate, del dialogo e dell’accettazione dell’altro. L’incognita, casomai, è determinata unicamente dal fattore tempo.
Sottolineare che stavolta la provincia di Brindisi dovrà farsi trovare pronta per l’ennesimo appuntamento capitale appare lapalissiano.
Meno assodato è presumere che gli sforzi di tutti siano univocamente mirati nella stessa direzione.

E’ il momento giusto per partire.
Oggi, Brindisi, città di frontiera, sta vivendo grandi emergenze. Tra obiettivi sensibili e supposta capacità di farsi carico delle circostanze critiche, la città, come poche altre al mondo, rischia di pagare un tragico dazio alla complicata situazione internazionale.

Francesco Miranda, il pilota del caccia italiano incaricato di raggiungere il Boeing turco dirottato sui cieli greci per scortarlo fino all’aeroporto di Brindisi, ha confermato che, in simili circostanze, è previsto il ricorso all’abbattimento. E se a dirottare l’aereo, invece che un “povero cristo”, fosse stato un comando terrorista in piena regola?
E se qualcuno, magari in fase di atterraggio, avesse rilevato la plancia di comando?

Sarà catastrofismo ma è incontestabile che Brindisi ogni giorno corre il reale pericolo che un aereo termini su un impianto ad alto rischio, sulle navi stazionate nel porto e, persino, sui quartieri cittadini.

Brindisi non può esimersi dal guardare in faccia la realtà. E gridarla ai quattro venti pretendendo attenzioni straordinarie, nuove e diverse. Perchè se oggi la città rappresenta un crocevia mondiale dovrà continuare ad esserlo anche domani, quando il peso delle opportunità soppianterà quello dei rischi.

Ore.Pi