27/12/2006

Sotto il vestito (della festa) niente. Di Ennio Esposito e Mariano Meo


La città di Brindisi ha indossato per un giorno, e per pochissimi “fortunati”, l’abito della festa per celebrare l’ennesima inaugurazione del nuovo teatro Verdi.
Non si può, però, prescindere da alcune considerazioni su un evento, che il sindaco ha ammantato di eccezionalità, mettendolo a confronto con tutte le peculiarità negative che la città di Brindisi vive ormai da alcuni anni.

Si diceva, infatti, che la città indossa l’abito della festa per un solo giorno, ma non riesce a cancellare l’impressione che sia come quel poveraccio che sotto l’abito buono nasconde una finta camicia e indumenti interni rattoppati, se non addirittura inesistenti. Non si può nascondere che mentre la città si appresta a celebrare questo importante avvenimento, nasconde, non riuscendoci, tutte le emergenze che la attanagliano.
Da un lato acquisisce, “forse”, l’uso del forse è d’obbligo visti i precedenti, l’utilizzo del teatro comunale, dall’altro perde collegamenti aerei, i pochi residui collegamenti navali con la Grecia e gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, anche la storiella delle navi da crociera si è rivelata una mennittiana bufala, vengono soppressi collegamenti ferroviari, si trascura la sicurezza delle strade e dei cittadini, si lascia andare in malora ciò che era stato realizzato negli anni scorsi in materia di arredo urbano e di recupero culturale e architettonico.
Il tutto porta ad un ulteriore soffocamento delle prospettive economiche ed occupazionali di una città che soffre umiliazioni di ogni tipo e che vede quotidianamente eroso uno dei pilastri più importanti dal punto di vista economico e occupazionale rappresentato dalle agenzie di viaggi e marittime, agenzie che a catena continuano a chiudere o almeno a ridurre il personale.

Viviamo, ormai, una città in sofferenza sotto tutti i punti di vista.
Fatto salvo qualche rifacimento di manto stradale, non succede più nulla, si assiste ancora e purtroppo in una quasi generale indifferenza e accidia, all’ incapacità progettuale di una amministrazione comunale che non riesce a dare risposte minime alla città che vive in una stato di disagio permanente, per questo è ancor più inaccettabile che il tutto si possa coprire sotto l’effetto emotivo di un evento importante, ma certamente non prioritario, come l’inaugurazione del teatro che, non inserito in un contesto generale di progresso culturale e sociale, potrebbe avere vita grama e breve, considerati i quasi certamente proibitivi costi di gestione.
Pensare male è sbagliato, ma spesso, purtroppo ci si azzecca: non si vuole immaginare che l’amministrazione del teatro possa divenire un’altra di quelle valvole di sfogo per accasare qualche consigliere comunale della maggioranza rimasto a secco di incarichi, e, a fronte di un tale problema, creare un cda, sotto il nome nobile di fondazione, che produca costi insostenibili per l’Amministrazione comunale e per altre amministrazioni che dovessero incautamente aderirvi.

Infine una considerazione particolare meritano gli sponsor o, almeno alcuni di essi, che pensano di lavarsi la coscienza rispetto a tutti i disagi che provocano alla cittadinanza sotto forma di inquinamento e servitù logistiche, con investimenti finalizzati a sponsorizzare eventi di spettacolo, che siano essi di tipo teatrale o sportivo, quando, invece, potrebbero investire in iniziative tese a alleviare i veri disagi della città in termini di sviluppo economico ed occupazionali.
La città ha bisogno di cose concrete e non di illusionismi.
I cittadini hanno ben compreso, ormai, che queste società continuano a sfruttare la città, a fronte di qualche contentino e prebenda ad amministratori insensibili o, peggio ancora, incapaci di imporre percorsi virtuosi volti a creare reali vantaggi per la città e a sminuire l’impatto ambientale di impianti sovradimensionati rispetto al territorio.
A queste società ormai viene permesso di tutto e di più, nonostante nelle convenzioni iniziali fosse previsto che, a fronte dei danni provenienti dell’impatto ambientale, avrebbero dovuto promuovere altre attività tese a sviluppare economia ed occupazione.

Oggi ci ritroviamo paradossalmente ad assistere a fenomeni esattamente opposti, perché le stesse aziende, a causa della monofunzionalità del porto, hanno provocato inevitabilmente la crisi delle attività direttamente collegate alla portualità, innescando, fatalmente, fenomeni negativi di ulteriori perdite occupazionali e, conseguentemente, amplificando una ulteriore fonte di soffocamento dell’economia Brindisina.
Non c’era dunque bisogno della inaugurazione del teatro per rappresentare una farsa che va in scena quotidianamente sul palcoscenico della città.

Ennio Esposito e Mariano Meo
Dirigenti Democratici di Sinistra