07/05/2007
Prove tecniche di democrazia. Di Claudia Canepa
Esercizio difficile la democrazia in una cittadina in cui il solving problem di pubbliche iniziative è troppo spesso rettificato o individuato nei palazzi di Giustizia; forse perché in quei luoghi sono meglio colte le impercettibili sfumature di un diritto dimenticato, da taluno ritenuto opprimente, snervante.
Quel diritto basato su principi, quali l’inclusione, la partecipazione (nei casi peggiori la consultazione) su cui la regola finale si adatta ricercandone la possibile armonia. Concetti didattici si dirà.
Chissà quali le ragioni di tanta differenza di pensiero: la diversità di atenei (quand’anche affrontati), letture goliardiche in luogo di impossibili manuali tecnici destinati solo a persone poco pratiche.
Già, è vero, occorre valutare che la politica attuale è ritornata appannaggio di soggetti pratici, dai contenuti semplici ad eloquio elementare, come ad esprimere messaggi pubblicitari; per sintesi!
Inutile affliggere la popolazione quando la soluzione è affidata al determinismo che supera ogni ostacolo amministrativo, burocratico e di opportunità. Ed è così che l’attenzione all’ambiente si risolve con clausole di stile fissate in freddi atti pubblici la cui discussione è in essi ampiamente affermata, sostenuta e ribadita, ma da nessuno conosciuta; come l’abbattimento di alberi per ipotesi di riqualificazione urbana.
Pensiero complicato di una città dormitorio a sviluppo verticale; metri di terreno bramati da pratici costruttori a loro volta assistiti da validissimi tecnici. Risultato? Via il verde, via lo spazio per i bambini o meglio “ridisegnato” per le loro effettive e calcolate esigenze.
Se vogliono, in una moderna società improntata all’efficienza, si iscrivano in palestre: i nuovi luoghi di culto del pensiero semplice! Ciò mi ricorda un brutto libro di una società dichiarata perfetta scritto da una brutta persona; libro che ho sempre rifiutato di leggere, anche se il male occorre conoscerlo per poterlo combattere, ma a tutto c’è un limite, come per il verde! Tutto calcolato negli spazi dedicati, quelli previsti e assegnati “a casella” sul progetto tecnico allegato all’atto pubblico tanto pubblicizzato. E se qualcuno protesta?
Essa è certamente una piccola trascurabile protesta di minoranze anch’esse trascurabili in nome dell’efficienza testimoniata dalla clausola di stile “riqualificazione urbana del verde pubblico”.
E’ incredibile come fino a pochi giorni addietro una nota battaglia condotta in nome del principio violato dell’esclusione della popolazione da materie pubbliche (magari energetiche) sia stata sbandierata come il nuovo corso di una cittadina afflitta da sempre da decisioni imposte in nome dell’efficienza (eufemismo quest’ultimo al quale è possibile conferire migliori e variegate definizioni).
Coraggio, avanti tutta con slogan e clausole di stile in atti pubblici. Per fortuna in noiosi luoghi qualcuno ancora legge.
Claudia Canepa
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