27/08/2007

Problemi, emblemi, fuochi... Di Bastiancontrario


PROBLEMI, EMBLEMI, FUOCHI PIU’ O MENO FATUI E TAVOLI IKEA

L’emergenza incendi ha dimostrato, ancora una volta, che siamo un popolo di saltimbanchi.
Il vostro povero Bastiancontrario vorrebbe avere la penna caustica di Giorgio Bocca per descrivere in maniera esaustiva l’orrore dell’uomo comune di fronte ai misfatti compiuti con disarmante candore (alias faccia tosta) dalla sottoclasse dirigente di questo Bel Paese.
A Brindisi, come nel Gargano, in Sicilia o in Calabria, prima si fanno scappare i buoi, poi si chiude la stalla… e giù un fiume di parole, dichiarazioni, promesse, interviste alle Loro Eccellenze, coordinamenti, piani di interventi postumi, aperture di tavoli tecnici (siamo tutti figli dell’Ikea).

In Italia non conosciamo gli istituti della prevenzione e della repressione. E abbiamo paura di dire pane al pane e vino a vino; le nostre opinioni debbono essere sempre ipocrite, conformiste, politically correct.
Si ragiona per schemi mentali ideologizzati, conformi al proprio credo politico e succubi di mode-tendenze ritenute moderniste e alla page.
Assistiamo così alle assurde, pappagallesche dichiarazioni delle ministrine Melandri e Pollastrini, la prima improntata sul riconoscimento morale della figura del “guidatore designato”, moderno eroe che “si sacrifica” nel non alzare il gomito (la normalità che diventa un valore) mentre gli altri hanno facoltà di ‘mbriacarsi a pezza (l’etilismo come normalità), la seconda relativa all’annunciata accoglienza di tutte le lesbiche e i gay del pianeta che hanno problemi in casa propria. Nessuna nazione è stata così sollecita nell’offrire asilo come l’Italia, nemmeno la mitica Olanda o la progressista Danimarca.
E che dire di quelli che continuano a parlare di integrazione a proposito di bande di zingari palesemente dedite ad attività criminose?
E’ sconveniente o disdicevole affermare che la gente per bene ne ha le tasche piene di islamici integralisti, di prostitute nigeriane, di cinesi che ci propinano prodotti scadenti e pericolosi?
Ma li vogliamo o no boicottare questi negozietti cinesi in modo che falliscano e se ne tornino sul loro fiume giallo?
E che dire di quegli pseudoanimalisti che, di fronte alla tragedia di Adelfia, criticano la caccia alle povere bestoline accampando, del tutto fuori posto e contesto, generici diritti?
E allora dobbiamo avere il coraggio di dire basta alla follia, all’ottusità, all’utopia.
Io non mi sento né razzista né fascista a ritenere che ci voglia serietà nell’affrontare i problemi, coniugando la legalità con i principi di equità e di solidarietà che ormai appartengono alla sensibilità democratica del Paese. Cofferati docet.

Il discorso era partito dai roghi e con qualche considerazione sui fuochi di Guaceto, rigorosamente controcorrente, voglio concluderlo per affidarlo alla riflessione dei lettori.
Premesso che se ci fosse stata la volontà di preservare quella piccola area sarebbe bastato piazzare nel sito due serbatoi d’acqua all’anno nell’ultimo decennio, organizzare dei rigorosi turni di sorveglianza da apposite torrette (Forestale, Guardie campestri, WWF e volontari, VV.UU,VV.F, Polizia, Carabinieri e non avrebbe preso fuoco nemmeno un filo d’erba, ciò detto non è certo una catastrofe se sono bruciate un po’ di canne e qualche uovo di papera e di folaga.
I danni all’ambiente sono ben altri e universalmente conosciuti: le discariche, l’inquinamento delle terre e delle falde acquifere, i pesticidi, i fumi, le sofisticazioni alimentari, l’abusivismo edilizio, l’abusivismo notariale dell’allegra brigata che ha rogitato atti probabilmente…impuri.
Qui a Brindisi abbiamo tutte le rogne possibili, ma per quanto concerne gli incendi possiamo dormire sogni tranquilli. Infatti, nel nostro territorio, non c’ è una mazza da bruciare. Avevamo quattro alberi a Bebylandia, ma ci siamo tolti il pensiero. Grazie alla preveggente lungimiranza degli amministratori che si sono succeduti negli anni, a Brindisi non c’è l’ombra di un parco, di una pineta interna o marittima. Contrariamente a quegli stolti di tarantini e di leccesi, noi scaltri brindisi abbiamo progettato coste glabre come culetti di onorevoli. Addirittura la nostra sagacia è arrivata al punto di non prevedere neanche una villa comunale e così, mentre i poveri tapini di sanvitesi, francavillesi, mesagnesi, ecc. si devono mangiare la testa per la preoccupazione del loro verde pubblico, noi furbini ce ne stiamo belli scucitati a prenderci un po’ di vento nella pancia nei pressi di Acque Chiare (o torbide?). Ma questa è un’altra storia.

Comunque la pensiate, saluti contromano a tutti.

BASTIANCONTRARIO