28/12/2007

Volontariato: La Croce Rossa. Di Roberta Petese


Come molti di voi sapranno nella nostra città opera ormai da tempo un Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, all’interno del quale presta servizio un folto gruppo di volontari distribuito, a seconda di età e compiti specifici, nelle 6 componenti di questa storica associazione umanitaria: i Volontari del Soccorso, i Pionieri, la Sezione Femminile, i Donatori di sangue, le Infermiere volontarie e il Corpo militare.

La Croce Rossa è un’associazione che ha costruito il più importante dei suoi principi fondamentali sulle idee di un chirurgo italiano, Ferdinando Palasciano, che nel 1848, durante i moti di Messina, si batté perché fosse riconosciuta da parte delle potenze belligeranti del tempo la neutralità di tutti i combattenti feriti e, quindi, il diritto di questi di ricevere cure a prescindere dalla nazione di appartenenza.
Le idee di Palasciano furono poi alla base della prima Convenzione di Ginevra del 1864, una convenzione che, però, fu possibile solo grazie all’impegno di Henry Dunant, un giovane ginevrino che riuscì a radunare intorno a grandi ideali di pace ben 12 Paesi in guerra. Dunant, premio nobel per la pace nel 1901, è quindi il fondatore ufficiale della Croce Rossa ed è proprio in omaggio alla sua Svizzera che, invertendo i colori della bandiera elvetica, fu disegnata la famosa croce rossa in campo bianco.
I Paesi a religione musulmana più tardi preferirono adottare come segno distintivo la mezza luna rossa, per ovviare all’incompatibilità della loro cultura con qualunque simbolo cristiano, sebbene, ricordiamo, l’emblema della croce rossa non faccia alcun riferimento alla fede cristiana.
Attualmente a questi 2 simboli si affianca il cristallo rosso, destinato ad essere adottato dalla Croce Rossa di tutto il mondo prevalentemente durante i conflitti armati.

Palasciano e Dunant, quindi, con i loro ideali hanno dato inizio a quello che ancora oggi resta il più grande progetto umanitario di tutti i tempi. Umanitario perché pensato dall’uomo per l’uomo stesso. Umanitario perché è umano credere che il rispetto assoluto della persona debba guadagnarsi un particolare interesse da parte di tutti e non solo in tempo di guerra.
La Croce Rossa, infatti, conferma la sua presenza sui campi di battaglia dove continua ad adoperarsi nel soccorso dei combattenti, nel ricongiungimento dei nuclei familiari separati dai conflitti e nell’intermediazione tra vincitori e vinti per la restituzione dei prigionieri; inoltre, resta il motore principale delle operazioni di soccorso in occasione di calamità pubbliche e naturali. Oggi, però, questa associazione è anche promotrice di una serie di iniziative rivolte alla popolazione civile in tempo di pace: basti pensare al servizio trasporto infermi, all’assistenza sanitaria durante le manifestazioni sportive, all’educazione sanitaria, all’assistenza ai grandi ustionati, alla donazione di sangue, alla diffusione del Diritto Internazionale Umanitario e alle Attività Socio-Assistenziali.

Tutto questo costituisce una realtà molto vicina a noi.
Sarà di sicuro capitato a molti di vedere un ambulanza della Croce Rossa Italiana aggirarsi per la città a qualsiasi ora del giorno o presidiare competizioni sportive o pellegrinaggi al santuario di Jaddico. Tutti noi, trovandoci in ospedale, abbiamo certamente notato gruppi di uomini e donne, “firmati” C.R.I., scortare pazienti a piedi o in barella.
Forse una parte di noi, distratta dalla routine di tutti i giorni, lascia inosservati questi numerosi operai, affidando il più delle volte ad una scettica immaginazione i possibili motivi per cui queste persone sono spinte a dedicarsi a quelli che chiamiamo “perfetti sconosciuti”. Come si dice….”Nessuno fa niente per niente!”
Di sicuro, però, tanti di noi, anche una sola volta, avranno visto entrare questi volontari in casa propria per mettere a letto un parente anziano o disabile.

Chi conosce bene questi volontari, invece, è principalmente chi sa di essere destinato a vederli di frequente, come accade ai tanti pazienti del reparto emodialisi che, non avendo più neanche la libertà di tornare a casa con le proprie gambe, devono accompagnarsi ai soccorritori della Croce Rossa molto spesso. Così spesso da ricordare i nomi di tutti loro……così spesso da riconoscere i conducenti dell’ambulanza senza neanche girarsi verso il posto di guida ma semplicemente osservando il modo di prendere le curve e le buche!
Tra di noi, infine, ci sono anche uomini che, avendo visto tutto il peggio della storia umana passata, hanno conosciuto la Croce Rossa proprio in tempo di guerra ed ora, guardando quel simbolo di pace sulle divise dei volontari, tornano a ricordare l’instancabile lotta ingaggiata dalla Croce Rossa contro i campi di concentramento nazisti. E così, dopo tanti anni, questi uomini, proprio perché testimoni di una pallida vittoria della vita umana su indicibili condanne a morte, quasi esitano nell’interrogarsi sulla presenza dei soccorritori in mezzo alla gente e sbirciano le loro divise alla ricerca di una spiegazione nuova: “Ma cosa faranno adesso questi ragazzi?”.

Probabilmente basterà uno scambio di sorrisi, un cenno di fiducia o un semplice “Buongiorno!” per regalare quella spiegazione così nuova eppure così ovvia: sono di nuovo qui perché c’è ancora bisogno di loro!

La verità è che, a prescindere da quello che si penserà di questi volontari, loro continueranno ad aggirarsi per la nostra città e ad incrociare la loro vita con quella di tanti di noi per il tempo necessario non solo a dare filo da torcere a grandi e piccole tragedie ma anche a costruire nuovi obiettivi di vita umana.

Si perché “La salute - dice l’articolo 32 della nostra Costituzione - è un diritto fondamentale dell’individuo” e per questo dobbiamo tutelarla con tutte le nostre forze e, se non è abbastanza, anche con le forze altrui, non perché si è più deboli da soli ma perché si è più forti insieme! E’ un po’ come quella storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto! Se a guardarlo è più di un solo paio di occhi il bicchiere sarà sempre mezzo pieno!

Continua la Costituzione, “La salute è interesse della collettività”. E allora se è vero che l’uomo, proprio in quanto componente di una collettività, vive e lavora per obiettivi, la salute deve essere il tema principale di tutti i progetti umani.
Per questo, in molte occasioni, nelle scuole, negli uffici e soprattutto in varie piazze della nostra città, sono state proposte simulazioni di ogni sorta di emergenza, lezioni di primo soccorso e test sanitari per la prevenzione delle patologie più diffuse.

In tante sedi e nei modi più vari questa associazione ha cercato e cercherà sempre di portare il messaggio del dovere di protezione che tutti noi abbiamo nei confronti degli altri.
Un dovere che non si può quantificare in denaro, che non può essere quotato in borsa…un dovere che non entra in nessun paniere e che non deve necessariamente qualificare gli uomini come eroi, perché essere volontari forse non significa essere persone straordinarie, bensì avere voglia di vivere con più fiducia e in modo sano e costruttivo tutti i momenti ordinari della vita umana che, proprio perché ordinari, possono contenere anche difficoltà e sofferenze.

E allora, se vogliamo sentirci veramente un tassello di questo grande e caotico mosaico in cui viviamo forse dovremmo rifiutare l’idea di poter progettare la nostra vita senza gli altri.
Forse dovremmo sapere che il volontariato è l’unica risorsa che abbiamo per comunicare a chi ci è intorno qualcosa che finalmente non è un prezzo di listino, un titolo professionale o un grado militare ma qualcosa che parla di noi come persone! Tutte le nostre potenzialità, le nostre idee, i nostri sogni e, perché no, le nostre paure e i nostri drammi, non hanno alcun senso se non vengono messe a disposizione degli altri.
Insomma la parola d’ordine è “condivisione”.

Roberta Petese