06/01/2008
Attenti ai predatori di Via Dalmazia. Di Gabriele D'Amelj Melodia
Questa non è una semplice informativa, ma un appello. Un grido d’allarme. E di protesta.
In campana, concittadini, uno spettro s’aggira per Brindisi, feroce e famelico. Non si fa scrupoli e non prova vergogna. Esso non mira alle nostre anime ma ai nostri portafogli. Il suo nome è Gestor, nata dalle ceneri della Sesit.
In questi giorni una raffica di raccomandate A.G. (atti giudiziari) si sta abbattendo sull’ignara popolazione seminando panico e rabbia. Le lettere, vessatorie ed intimatorie, ingiungono il pagamento di somme dovute per ICI genericamente pregresse (manca infatti il riferimento catastale dell’immobile, la specifica del periodo e dei conteggi di verifica).
Nella stessa nota viene precisato che l’eventuale ricorso deve afferire solo a ragioni di ordine formale in quanto, per ciò che concerne il merito, non vi è più possibilità di opposizione, considerato che l’accertamento è stato già “ formalmente notificato in data 30/12/2004”.
Ora su questa prima, fantomatica notifica ci sono seri dubbi di fondatezza. Chi vi scrive (uno dei tanti colpiti alle cieca) non ha mai ricevuto il primo avviso del 2004, e così tutti i mie compagni di sventura ristretti nella bolgia degli uffici di via Dalmazia la mattina del 4 gennaio A.D. 2008.
A chi faceva presente il particolare, l’ineffabile sportellista rispondeva, con disarmante faccia tosta, che “ il deposito della cartolina gialla postale di avviso di giacenza di una raccomandata A.G. costituisce di per sé prova di avvenuta notificazione” (sic!). Quest’ultima affermazione pare allo scrivente un’aberrazione giuridica. Ma chi ci dice che l’incaricato abbia sicuramente inserito l’avviso nella nostra cassetta postale?
E ancora: possibile che in uno Stato dove si scarcerano mafiosi omicidi per la mancanza di un timbro o di una notifica, per converso si consideri effettuata una notificazione senza firma del ricevente?
Noi cittadini ci illudiamo che il nostro sia uno Stato fondato sul diritto e non sul cavillo.
Anche su questo punto ci aspettiamo un esaustivo chiarimento da parte di un uomo di legge e, in particolare, dal difensore civico cui questa nota è inviata per conoscenza.
Tornando al merito della mia personale esperienza e di quella degli altri sventurati contribuenti presenti quella mattina negli uffici Gestor, tutti gli importi ICI contestati (anno 1999) sono risultati regolarmente versati nei termini.
L’addetta allo sportello si è limitata a fotocopiare le ricevute originali esibite, ad apporre un timbro di annullamento sulla lettera di ingiunzione e a corredare il tutto con la presente testuale giustificazione: “Si vede che a suo tempo la Sesit non ci ha passato le ricevute“. E qui le parole sono pietre.
Noi contribuenti siamo esasperati da tali vessazioni che peraltro vengono da lontano (per anni l’Arneo ha impunemente fatto retate senza che nessuno movesse un dito, prima che se ne occupasse il Sen. Gaglione). Vogliamo che qualcuno impedisca alla Gestor S.p.A. di attuare tecniche similterroristiche di rastrellamento alla caccia di quei danari di cui è particolarmente avida per far fronte ai debiti contratti nei confronti del Comune di Brindisi.
E anche su questa brutta storia i brindisini vogliono soddisfazione. La magistratura ci dirà, speriamo a breve, di chi sono le responsabilità amministrative e penali di una vicenda surreale che, da una parte coinvolge funzionari Gestor che non versavano alla scadenza dovuta gli importi raccolti conto terzi, dall’altra dirigenti dell’Amministrazione Comunale che… non si accorgevano dei mancati introiti.
Vogliamo che ci diano conto di tutto, non solo delle ingiunzioni fantasma di cui comunque farebbe bene ad occuparsi il difensore civico e qualche associazione di consumatori.
Non c’è forse un danno morale subito dai contribuenti? Qualcuno ci dica se possiamo difenderci in qualche modo, magari anche ricorrendo alla class action.
Gabriele D’Amelj Melodia
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