08/01/2008

Radi@zioni: Playlist 2007


Questi, senza alcun particolare ordine di merito, sono i migliori dieci lavori pubblicati nel 2007 secondo RADI@zioni.

- THE GOOD, THE BAD AND THE QUEEN - “The Good, The Bad And the Queen” (Parlophone/EMI, 2007)
I quattro musicisti hanno lavorato in maniera molto, molto precisa, facendo attenzione a lasciare ad ogni strumento lo spazio necessario per muoversi liberamente. L’atmosfera generale, infatti, per quanto molto omogenea ad un primo ascolto, è quella di un puzzle assemblato con grande perizia, dove nulla è lasciato al caso e nessun intervento è mai di troppo. Il risultato è un album curioso ed intrigante: dodici brani per quarantatre minuti che non puntano mai sull’impatto rock’n’roll ma si insinuano piacevolmente, con il loro carattere ipnotico, variando dal pop ombroso a melodie fifties, dal noise controllato al dub. Si faranno ricordare molto a lungo!

- THE DECEMBERISTS - “The Crane Wife” (Capitol/EMI, 2006)
Ricco d’influenze e con un sapore decisamente british che ci porta un po’ dalle parti di Belle & Sebastian, il disco ha raccolto negli States, dove è uscito già da qualche tempo, una serie di critiche (molte) ma anche di meritevoli consensi. Eppure loro sono completamente soddisfatti di quanto hanno fatto. Consci della propria forza che non guarda al mercato ma alla qualità artistica e liberi da qualsiasi vincolo, hanno realizzato quest’album con la massima libertà creativa ed espressiva. “The Crane Wife” ci racconta così di storie d’amore e d’abbandono, di mani sporche di sangue e d’innocenza perduta, di tempeste e oscurità, di follia e autodistruzione, passando dal folk al rock attraverso incredibili strutture progressive, minacciosi riff (quasi) metal, gelidi accenni funk e sinistre delicatezze pop. Il resto è puro sogno venato di psichedelia e di elettronica. Ma la morale di ogni storia è chiara: se si continua a disseminare distruzione e morte non ci sarà nessun futuro per l’umanità

- BOKOR - “Anomìa 1” (Scarlet/Audioglobe, 2007)
“Anomìa 1” è uno dei più interessanti album sentiti in questi ultimi anni. Il quintetto svedese non è il solito combo death/thrash metal, ma è formato da musicisti pieni di creatività e talento capaci di intraprendere un viaggio sonoro oltre ogni barriera stilistica, di estendere il concetto di heavy metal verso una direzione più psichedelica, liquida e sognante.
Nelle loro lunghe ed articolate composizioni i BOKOR sfoggiano con grande disinvoltura una tecnica e un eclettismo davvero non comuni. Ecco, i BOKOR sono qui per darvi delle sensazioni uniche, ma sono sicuro che il meglio debba ancora arrivare!

- TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI - “La Seconda Rivoluzione Sessuale” (La Tempesta/Venus, 2007)
Un lavoro dove alla consueta formula indie-rock tanto cara alla formazione si aggiunge una ricchezza sonora e una complessità a livello compositivo mai raggiunta in precedenza. Merito anche della nutritissima schiera di special guests. Senza fare torto a nessuno cito almeno Giorgio Canali, i Meganoidi e Brian Ritchie dei Violent Femmes. Al quinto tentativo, quindi, i T.A.R.M. hanno proprio fatto centro. Questo è un disco capace di convincere anche i più accaniti detrattori del pop-rock. Alle sue spalle ci sono tredici anni di indipendenza vera, consapevole. Tredici anni di racconti adolescenziali ma trans-generazionali che hanno condotto i nostri a concepire una rivoluzione capace di coniugare sesso & r’n’r senza alcun tipo di stupida retorica. Un disco passionale, forte, percorso da quella fondamentale essenza punk che da sempre anima il loro lato più inquieto, ma filtrato da raffinatezze pop non comuni. In quattro parole: ritmo, sudore, cuore e contenuti!

- VERDENA - “Requiem” (Universal, 2007)
Il loro atteso ritorno coincide con un album fortemente sperimentale, che rappresenta, in qualche modo, una rottura nella storia recente del rock nostrano. Sono in molti a credere (e noi tra questi!) che questo quarto lavoro possa rappresentare il passo verso la consacrazione definitiva. Nero sulla copertina, oscurità nella musica, i VERDENA tornano in tre (dopo essere stati per qualche tempo un quartetto con l’innesto di un tastierista) con il disco più inquietante di sempre: un pugno sullo stomaco che non può lasciare indifferenti; una voglia di sperimentare che vince sulla volontà di catturare il pubblico; un atto di grande coraggio che speriamo sia ripagato come merita e che sposta un po’ più in là l’orizzonte dei nostri ascolti. In “Requiem” trovano posto dieci canzoni vere e proprie, oltre a cinque brevi intermezzi, che sfruttano magnificamente quanto di meglio posa offrire oggi il rock combinato con sonorità più o meno sature di rumorosità, psichedelia e liriche visionarie.

- KAMELOT - “Ghost Opera” (SPV/Audioglobe, 2007)
Disco più potente, cattivo ed oscuro il nuovo “Ghost Opera”. Abbastanza distante dal power metal di qualche anno fa, ma decisamente molto, molto diretto e concreto. Una rock opera…, anzi una metal opera, ma non esattamente un concept album. Essenzialmente si presenta come un’opera malinconica, ricca di temi che ci raccontano di ansie, di disperazione, di amori senza speranza. Un po’ sulla scia dei Crimson Glory e soprattutto dei Queensryche, se vogliamo. Magari abbastanza lontani per sonorità da questi nomi, ma, assolutamente, con la stessa voglia di progredire.

- SHELLAC - “Excellent Italian Greyhound” (Touch & Go, 2006)
Assodato che gli SHELLAC, per la loro stessa particolare attitudine, possono permettersi di fare quello che gli passa per la mente e che nessuno può permettersi di discutere il loro operato, è letteralmente stupefacente notare che dopo una così lunga assenza Steve Albini e compagnia se ne tornino con un disco che suona come se nulla e nessuno possa scalfire la loro superficie.
Si avverte sempre e in ogni caso una voglia di capolavoro quando ci sono loro di mezzo e, del resto, la lunga attesa giustificava aspettative altissime. C’è comunque tutto degli SHELLAC in “Excellent Italian Greyhound”: c’è il suono caldo e sferragliante, c’è una registrazione divina che pare stiano suonando davanti a te nel preciso istante che dal tuo impianto hi-fi esce il suono di questo CD, ci sono i pezzi lunghi, martellanti e circolari che ti sfilano davanti senza apparentemente cambiare mai e le rasoiate dal retrogusto hard che flirtano volentieri con la melodia…

- SLEEPYTIME GORILLA MUSEUM - “In Glorious Times” (Equilibre/Audioglobe,2007)
L’amore degli SGM per il progressive è fuori discussione (Pink Floyd e King Crimson in primis) ma il tutto si miscela all’originalità ed al gusto moderno espresso da gente come Mars Volta, Mastodon, Voivod e Tool… passando sopra hardcore, death, psichedelia, gothic e black metal fino a coniugarli con … udite-udite … jazz, fusion e trip-hop! Bizzarri sperimentalisti? No! Semplicemente SGM! Tanto per dare un’idea più accessibile su quel che riescono a fare questi SGM qui dentro ci troverete un vorticoso mix di schegge sonore tanto ipnotiche quanto allucinate da lasciare intontiti e con la voglia di riascoltare per intero tutto l’album. Un lavoro comunque talmente vasto e sfaccettato che è impossibile anche solo paragonarlo alle solite uscite tradizionali in ambito metal … e non solo! Di dischi di hardcore, death e prog-metal ne escono a vagonate ormai, ma dischi come “In Glorious Times” se ne sentono davvero pochissimi in giro.

- OKKERVIL RIVER - “The Stage Names” (Jagjaguwar/Wide, 2007)
Dopo aver esplorato ieri gli oscuri fondali dell’animo umano la musica degli OKKERVIL RIVER oggi si apre all’esterno piena di nuove speranze, quasi come un faro all’orizzonte che promette un vicino approdo. Ma se il suono vibra di morbida luce le parole di Will Sheff graffiano come sempre, pur nella loro apparente schizofrenia, narrandoci di chilometri macinati su vecchi tour bus, di palchi desolati e polverosi, di relazioni impossibili … come anche di morte… Ascolto dopo ascolto questo nuovo suono acquista un significato: si resta trafitti da un disperazione meno gridata, eppure così presente anche se nascosta tra l’elettricità vigorosa di chitarre, tastiere, percussioni e mandolini parati a festa.

- BARONESS - “Red Album” (Relapse, 2007)
Un album potentissimo, epico ed esplosivo, comunque intenso ed espressivo allo stesso tempo. Non è un caso che provengano dalla stessa città dei Mastodon, come non è un caso se questo quartetto, formatosi solo nel 2003, sia riuscito a concentrare su di se l’attenzione della critica e di un pubblico molto più eterogeneo di quanto si possa pensare. Il suono dei BARONESS è stratificato, complesso, ma anche estremamente melodico. Il loro sound-scape spazia in maniera incredibile: chitarre liquide mutano in muri di suono, percussioni dall’incedere tribale si trasformano in momenti di assoluta ossessione per poi cedere d’improvviso il passo a suoni eterei ed ariosi.
I momenti dilatati vanno a bilanciare le esplosioni di distorsione, creando una visione d’insieme molto equilibrata e mai estesamente ripetitiva. Inutile sparare influenze.

Camillo “RADI@zioni” Fasulo

Se volete segnalare le vostre playlist personalizzate fatelo inviando un elenco di almeno 10 titoli, scelti fra le uscite del 2007 che vi hanno colpito di più, a radiazioni@ciccioriccio.it. Rischierete al massimo di essere invitati in studio per programmare e commentare le vostre scelte in diretta nel corso delle prossime puntate della trasmissione in onda sempre su CICCIO RICCIO il lunedì tra le 22 e le 24.

"Radi@zioni… un programma ideato, scritto e realizzato da Camillo Fasulo & Marco Greco con la radio-attiva collaborazione di Angelo De Luca, Fernando Falcolini, Antonio Marra e Angelo Olive, in onda tutti i lunedì e venerdì dalle ore 22 alle 24 sull’emittente radiofonica CICCIO RICCIO di Brindisi – www.ciccioriccio.it".