15/04/2008

Botta e risposta. Di Pino De Luca


14 aprile 2008, si aprono le urne ….
Urne aperte, primi dati di scrutinio. Si conferma la prevedibile vittoria del PDL, si consolida, almeno alla camera, il PD.
Esplode la Lega Nord e scompaiono dal Parlamento quasi tutte le formazioni che lo hanno popolato nel secolo passato. Chi si oppose al fascismo e lo sconfisse è stato cancellato dal Parlamento, delle grandi componenti di quella lotta:
Comunisti, Socialisti e Cattolici che hanno fatto la Resistenza e hanno scritto la Costituzione Repubblicana, sopravvive, forse, un pezzo dell’UDC.
La Sinistra, come si è qualificata nei volti e nelle politiche, diventa un movimento extraparlamentare. Potrà essere riscritta la storia e con essa la Costituzione cancellando il vulnus e la specificità dell’Italia, unico paese occidentale con un Partito Comunista autore della Carta Costituzionale.
Scompariranno i personaggi che hanno continuato a raccontare di “interessi delle grandi masse popolari” e non vedevano che le masse non solo non erano grandi, non erano nemmeno popolari.
Terminate le comodità dei seggi in Parlamento toccherà trovare un lavoro o accasarsi nel PD (credo che qualche rivoluzionario sta già pensando a questa frase: “la storia dell’Europa vede grandi partiti democratici all’interno dei quali ci sono componenti di sinistra”, ennesima balla per garantirsi un po’ di privilegi e sbarcare il lunario fino alla adorata dorata pensione.)
Vedremo generazioni di sindacalisti non provenienti dal mondo del lavoro in crisi depressiva perché, forse, in quel mondo dovranno cercare uno spazio. Ma allora tutto è perduto?
Care compagne e cari compagni, se qualcuno che ama il termine è ancora rimasto, mi fu insegnato che “per essere leader bisogna essere stato un gregario, ma che non tutti i gregari possono diventare leader”; mi fu insegnato che bisognava “istruirsi, perché c’era bisogno di tutta l’intelligenza” e che occorreva che l’uomo politico fosse “coltissimo” per poter rispondere meglio alle esigenze che voleva soddisfare; mi fu insegnato che “prima di agire in battaglia occorre conoscere bene il territorio e che, se si sono seguite tutte le regole, la battaglia non può che essere vittoriosa”; mi fu insegnato che “se un generale perde la battaglia, questo non inficia il suo valore di soldato, ma inficia il suo valore di generale e, forse, è più utile come soldato che come generale”. Tutto questo mi fu insegnato da donne e uomini che hanno combattuto e vinto su terreni ben più aspri e con avversari ben più temibili, e tutto questo, credo valga la pena insegnare a chi viene dopo di me.
Orbene, si vada allora a capire di nuovo il terreno sociale, a comprendere che non c’è richiesta di lotta al precariato ma solo di uscita dal “proprio precariato”, (i precari, infatti, non sono una classe, sono dei singoli individui che tali restano per scelta e per cultura).
Se non si esce dal paradigma della “solitudine come condizione di esistenza e, a volte, di sopravvivenza” non si capiranno mai le paure dell’altro, del diverso, le richieste di protezione dai più deboli piuttosto che dai più forti.
Se non si capisce l’intreccio tra cultura e condizione sociale magistralmente espresso da chi ha descritto i “nuovi poveri” come quelli straordinariamente agguerriti per la soddisfazione dei propri bisogni e assolutamente disarmati nell’esprimere nuovi desideri, non si potrà mai capire per quale ragione in questo paese cresce smisurato il consumo di cocaina.
Se non ci si comincia a chiedere che cazzo significa sviluppo e come cambiare la domanda di energia come si potrà essere competitivi sul piano delle speranze di vita?
Se non si chiede alla scienza e alla cultura un ventaglio di risposte alle domande del mondo del lavoro ma anche delle città come si potrà non soccombere di fronte al ritorno del dogmatismo clericale e dell’oscurantismo?
C’è bisogno allora, io credo, di socialismo e di socialismo scientifico, ma soprattutto di scienza altrimenti le “sterminate masse popolari” cercheranno sempre altrove le risposte ai bisogni dei quali sono portatrici e la sinistra resterà una testimonianza del mondo preistorico.

Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it)