31/05/2008
Non si può vivere di luce riflessa. Di Oreste Pinto
Qualche giorno fa ho avuto modo di leggere una storiella. Dopo un naufragio un signore si ritrova in un isola deserta assieme a Naomi Campbell. Necessità e mancanza di alternative fanno sì che i due si innamorino. Col passare dei giorni, però, lui appare sempre più infelice. “Cosa possa fare per farti sorridere?”, gli chiede la donna. “Scusa, Naomi, ti dispiacerebbe vestirti da uomo, disegnarti un paio di baffi e farti chiamare Giuseppe?”. Lei resta di sasso ma fa quello che le viene chiesto. Allora l’uomo afferra la modella sotto braccio e con tono eccitato urla: “Giuseppe, ma lo sai che sto con Naomi Campbell?”.
La morale della storiella mi ha portato a pensare a Brindisi che, proprio come il compagno di Naomi, sembra propensa a vivere di luce riflessa piuttosto che valorizzare quello che è e quello che ha.
La città, abitualmente, appare un depresso che continua a cercare negli altri la conferma del proprio valore. Uno psichiatra potrebbe ricondurre il tutto alla scarsa stima di sé e, studiando il caso, diagnosticherebbe uno stato talmente grave da rischiare l’autodistruzione.
Cos’altro si potrebbe dire di un soggetto che da tempo si dimostra incapace di mettere in risalto le proprie qualità ed affida il proprio destino a mani indolenti o, ancora peggio, devastatrici?
Brindisi ha una quantità enorme di problemi, a partire dalla tragicomica coesistenza di due elementi altrove incompatibili: il rilevante inquinamento industriale e la disoccupazione. Tra gli altri drammi non vanno dimenticati la criminalità (macro e micro), l’emergenza casa, il degrado delle periferie, il lerciume di strade e costa, l’asfalto gruviera, le branche della politica che non provano vergogna a rivelarsi sempre più inefficienti e che, in qualche caso, rappresentano e tutelano ambienti di modesta coscienza del diritto.
Non è forse l’estremo perdurare di tutti questi flagelli ad aver minato alla base il sentimento di autostima e frenato lo sviluppo di competenze, reti e attività portatrici di dinamiche propulsive per l’intero territorio?
Inutile prendersi in giro: Brindisi non è ancora pronta per capitalizzare gli effetti positivi di una giornata sotto i riflettori come sarà in occasione della visita papale.
E’ come quel piatto di maccheroni che arriva a tavola troppo presto: puoi condirlo con il sugo più saporito dell’universo ma se la pasta non ha ancora raggiunto un sufficiente punto di cottura, la pietanza non avrà mai un gusto soddisfacente.
D’altronde qualche altra operazione “stira e ammira” è già stata vissuta nel passato e non ha prodotto altro che effetti effimeri. Si è rivelata un successo ma anche qualcosa di estraneo, così come estranee erano le luci montate e smontate nel breve volgere di qualche ora.
Eppure la città ha tutti i numeri per vivere di luce propria e potersene vantare a ragion veduta. A partire da un patrimonio artistico, culturale e archeologico di alta qualità. Non è poco avere dalla nostra il fascino delle Colonne, l’imponenza del Monumento al Marinaio, l’unicità del Teatro Sospeso sugli scavi romani, l’originalità di due castelli a poche onde di distanza, la magia mistica del Tempio di San Giovanni al Sepolcro, della Cattedrale e della Chiesa di Santa Maria del Casale... Aggiungiamoci poi perle di assoluto interesse quali la Loggia Balsamo, Piazza Duomo e la Casa di Virgilio, mettiamoci pure i panorami mozzafiato del lungomare e della costa potenzialmente stupenda e condiamo il tutto con la riflessione che la nostra terra riesce a sfornare talenti di pura eccellenza nel campo della cultura, dello spettacolo, dell’arte, dello sport e che è seconda a nessuno per ricchezza di infrastrutture.
L’elenco potrebbe continuare a lungo a dimostrazione che vi sono robuste fondamenta per tirar fuori, dal nostro essere brindisini, quell’orgoglio che ci permetta di essere riconosciuti e rispettati per quello che siamo, per la nostra identità. Insomma, per noi stessi, non per la luce emanata da altri.
Ben vengano i grandi eventi. Ben vengano i successi sportivi così come le giornate di sole. Ben vengano soprattutto se rappresentano occasioni di riflessione generalizzata su chi siamo, a che punto stiamo, dove vogliamo andare e, eventualmente, con chi.
Ma una città non può vivere solo di luce riflessa né tantomeno può permettersi di esserne accecata dal bagliore, dimenticando per un solo momento che la strada da compiere è ancora lunga e dura.
Oreste Pinto |