04/10/2008
La scuola oggi. Di Enrico Sierra
Se accendiamo il televisore o sfogliamo i giornali, troviamo sempre notizie che parlano di ragazzi, di scuola, di riforme varie, di famiglie che contestano, di bullismo, di professori che dissentono dalle disposizioni ministeriali e manifestano a volte anche in maniera che, solo essi, definiscono folkloristiche.
Si parla di scuole elementari, di professori unici, dei voti in condotta e si pensa alla bocciatura nel caso di 5 in condotta (anche se quest'ultima affermazione non corrisponde al vero, in quanto per una ripetizione dell'anno si considera il comportamento dell'alunno, ed il giudizio del consiglio di classe).
Quel che mi sorprende è che non si parla mai di preparazione degli insegnanti, della loro capacità di trasmettere le nozioni scolastici agli alunni. Non si parla mai di libri di testo, dei contenuti degli stessi, e dalla capacità degli alunni di capire cosa i testi vogliono dire ed esprimere.
Quanti libri rimangono intonsi? Quanti libri vengono sfogliati raramente in classe e seguiti dagli alunni.? Chi e come adotta i libri di testo (certamente non hanno voce in capitolo gli insegnanti, diciamo precari!)?
E poi, siamo sicuri che i genitori che vanno in piazza si interessano degli studi dei loro figli? li seguono quando studiano a casa, partecipano alla loro vita scolastica? o lo fanno solo per reclamare, inviperiti, quando i loro bravi ragazzi ricevono una nota di biasimo? Come mai il mio figliolo è bravo, studia tanto, è solare (una parola di moda)!
Io frequentavo la Scuola Elementare Perasso, vicino a Corso Roma, ed ho avuto come unico insegnante il Professor Salerno. Era duro, ma anche bonario, ci sgridava ma era anche comprensibile ed umano. Lo ricordo con tanta nostalgia ma, purtroppo, non ho alcuna foto (anche di tutta la scolaresca) ed è un peccato. Quando ci puniva, dietro la lavagna, tornavo a casa e raccontavo tutto ai miei genitori, i quali mi dicevano: "certamente te lo sei meritato! Cosi ti impegnerai di più e ti applicherai meglio nello studio".
A casa mia, come penso nella maggioranza delle case,
l'educazione non era un optional!
Gli insegnanti scioperano e manifestano. Forse hanno anche ragione, perchè sanno che sarà difficile, per alcuni di essi, con la preparazione acquisita, conoscere a fondo tutte le materie, e sarà difficile trasmetterle agli alunni. Probabilmente dovranno anche essi riprendere i libri e studiare.
Oggi, anche alle elementari, si va a scuola con il telefonino, si scherza, si chiacchiera, si mastica gomma americana e si entra in classe con il cappellino ultima moda. Non è bello, oltre che poco educato!
Certo che se si vede in televisione un grosso campione di calcio che, mentre riceve la cittadinanza italiana, si presenta al Sindaco con la sciarpa tricolore, indossando il suo berrettino sponsorizzato, non si può pensare bene. E' un idolo e va imitato, vero??
Io penso, che le prime nozioni del comportamento, dell'educazione, del rispetto verso colleghi ed insegnanti si impara a casa, con il rispetto nei confronti dei genitori e dei fratelli. Se manca questo modo di vivere avremo una bella classe futura!!!
Poi si parla anche, fortunatamente raramente, dello zero dato a qualche alunno. Non è giusto. Io l'ho avuto uno zero, in Inglese, e frequentavo l'Istituo Ragioneria Marconi. Fu il professore Palumbo che volle premiarmi con un bel voto e farmi capire che in inglese ero un vero somaro. Lo ammetto, anche dopo tanti anni. Ma questo episodio mi spronò a studiare, e quando arrivò il giorno fatidico dell'interrogazione, feci una magnifica figura ed il rofessore mi disse: "You surprise my", ed io di rimando risposi "Y am sorry my professor". Il professore sorridendo mi congedò con un bel sette. Io avevo capito la lezione.
Tornando a bomba devo dire che con l'evolversi dei programmi e con nuove materie da studiare, probabilmente, nelle elementari, andrebbero bene due insegnanti: uno per le materie letterarie ed un uno per quelle scientifche. Ma è necessaria, soprattutto, la preparazione degli insegnanti.
Nel pomeriggioè importante andare in palestra per seguire alcune ore di Educazione Fisica (così si chiamava una volta). Potremmo avere ragazzi sani, allegri, e chissà che un domani non emergano in qualche disciplina con soddisfazione loro, e di tutti, anche in campo internazionale. E, poi un paio di ore in palestra. Vuol dire toglierli un paio di ore dalla strada.
Con l'aiuto della famiglia e della scuola si deve far capire ai ragazzi cosa vogliono dire educazione, rispetto e voglia di studiare... insomma: cosa è la vita.
Altrimenti il futuro sarà duro, veramente duro, ed arriverà il giorno in cui si pentiranno di avere preso sottogamba tante cose, che possono offendere i colleghi, la scuola e la famiglia. Ed il pentimento vorra' dire tristezza, per chi ha ancora del buon senso.
I genitori siano vicini ai figli, così come gli insegnanti. Un bravo scolaro, ed un bravo figliolo, sarà senz'altro un bravo cittadino.
ENRICO SIERRA
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