09/10/2009
Giovani brindisini, solo andata: viaggio nelle università. Di Mino Pica
Spesso si dice che Brindisi è una città priva di giovani, che ogni brindisino subito dopo il diploma lascia la propria città in cerca di fortuna, studio o lavoro. Esistono dei numeri che inquadrano meglio la situazione e raccontano di una realtà relativamente diversa: la città di Brindisi nel 2008 vanta una popolazione di quasi novanta mila abitanti, di questi quasi 17 mila hanno un età compresa fra i 16 ed i 30 anni, si tratta del 18% della popolazione (fonte Istat).
La ricerca di un lavoro, la voglia di un titolo di studio, la fuga dalla famiglia e dalla propria città spingono tanti giovani brindisini a “salire” nel centro e nel nord Italia, in cerca di nuove esperienze, rincorrendo sogni e speranze. Brindisi spesso rimane immobile ed indifferente a questo: la politica, la coscienza collettiva e le condizioni difficoltose di una realtà colpita, invece di cooperare sono ferme, contribuendo ad una generale passività di fronte al drammatico esodo. Molti giovani, d’altro canto, non hanno modo e tempo da perdere a coltivare nelle proprie radici il loro futuro, ma hanno modo e tempo di lasciare la propria terra, dividendosi fra chi, solo fuori città, la racconta come il miglior posto del mondo e fra chi invece non fa altro che, nelle poche settimane festive in cui torna, mal giudicare la propria terra abbandonata, con la testa alta di chi è improvvisamente ricco di esperienze e speranze.
Sono tante le componenti che contribuiscono a questo flusso migratorio, un flusso che ha subito un notevole incremento negli ultimi 20 anni: dal 1987 al 1995 la media dei giovani brindisini residenti nella propria città, di un età compresa fra i 16 ed i 30, era pari a 24 mila abitanti; la cifra è progressivamente scesa in poco tempo fino ad arrivare prima ai 20 mila del 2001 e poi ai 17 mila del 2008.
I motivi dello spostamento sono ovviamente riconducibili alla ricerca del lavoro e dello studio. In quest’ultimo ambito però la tendenza degli ultimi anni delle università pugliesi è sicuramente positiva, grazie all’incremento dell’offerta didattica: 34 facoltà e ben 370 corsi di laurea nell’a.a. 2006/2007 (fonte Arti). Nel 2007 inoltre vi sono 109.678 iscritti con un incremento degli immatricolati del 32% in Puglia (in Italia dell’11%), rispetto al 2000. Eppure i giovani brindisini che preferiscono università non pugliesi, rimangono sempre molti. Nell'a.a. 2006-2007 ben 968 giovani brindisini si sono immatricolati in atenei fuori dalla Puglia, si tratta del 35,5% degli universitari della città adriatica. L’università più “amata” dai brindisini è quella di Bologna, dove nello stesso anno si sono iscritti 109 studenti; a seguire "La Sapienza" di Roma (82), Chieti e Pescara (80), Parma (72), "Politecnico” di Torino (51), Perugia (36), "Tor Vergata" di Roma (34), “Marconi” di Roma (33), “Cattolica” di Milano (33), “Politecnico” di Milano (30), Firenze (28) e via via tutte le altre.
Confortante però riscontrare che ben 1761 brindisini, il 64,5%, si sono iscritti invece in università pugliesi, fra cui spicca l'università del Salento (Lecce) con ben 1051 brindisini iscritti (fonte Arti).
Spesso la motivazione dei laureandi nella scelta di università del centro – nord Italia, a scapito di quelle pugliesi, viene affiancata all’assenza in regione della facoltà desiderata. In realtà solo 8000 studenti pugliesi studiano fuori in facoltà non presenti in Puglia. I restanti 38 mila che studiano fuori regione, invece lo fanno in facoltà presenti in Puglia ed addirittura 29 mila di questi studiano fuori nonostante la facoltà è presente nella propria provincia di residenza. Facile immaginare il notevole deflusso di risorse finanziarie dalla regione pugliese che comporta un impoverimento progressivo anche e soprattutto in termini di capitale umano.
Altra motivazione, questa più plausibile, la qualità dell’offerta didattica che si trova fuori dalla Puglia, ma in questo forse bisognerebbe interrogarsi anche sulla qualità e sul livello dei numerosi studenti. Un dato che dovrebbe ulteriormente far riflettere infatti racconta di una media di età in cui si ottiene la laurea che si alza nettamente rispetto alla media di chi sceglie di laurearsi nella propria regione. Il 44% di studenti pugliesi che si laureano in Puglia ha un età compresa fra i 23 anni ed i 24 anni, una percentuale che si abbassa sensibilmente se si considerano invece gli studenti pugliesi che si laureano fuori dalla Puglia: il 32,5%. Il dato viene confermato anche in coloro che riescono a laurearsi oltre i 27 anni: in Puglia il 19,9%, fuori dalla Puglia il 28,4%.
Le scelte ed i percorsi di vita sono sicuramente soggettivi e nascondono diverse motivazioni; inconfutabile però che la crescita del territorio nasce dall’investimento del proprio tempo, delle proprie economie e delle proprie risorse e non dal piangersi addosso. Stesso discorso vale per l’immobilismo di istituzioni e le difficoltà imprenditoriali che dovrebbero contribuire nell’offrire ai giovani brindisini la scelta di poter restare. Parole che raccontano di una realtà giovanile che vorrebbe avere la possibilità di crescere nel territorio e riflessioni che tardano ad arrivare da parte di chi potrebbe investire.
Mino Pica
Articolo pubblicato sul n.1 del magazine di Muovidee
www.muovidee.it
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