09/10/2009

Fuga dei cervelli e tagli colpiscono i giovani pugliesi. Di Benedetto Ligorio


La situazione delle università in Puglia langue.
Le nostre università hanno subito i maggiori tagli dei finanziamenti da parte del governo, secondo la classifica degli atenei virtuosi stilata dal MIUR la Puglia emerge come regione con il più grave deficit di efficienza universitaria.
Fanalino di coda nelle università italiane risulta Foggia che di conseguenza riceve il 3% in meno di finanziamenti da parte del ministero, dati negativi si evincono anche per i due atenei maggiori l’Università di Bari vede ridotti i suoi finanziamenti dell’1,90% e l’Università del Salento del 1,16% il dato si riversa come un macigno sulle spalle delle sedi periferiche, il polo universitario brindisino, letteralmente schiacciato e diviso tra Bari e Lecce, come del resto anche il polo di Taranto.
Brindisi e Taranto non avendo un proprio ateneo indipendente sono le città che risentono maggiormente, e non a caso, dei tagli operati sulle sedi centrali che inevitabilmente si ripercuotono sulle strutture a parer loro periferiche. Unico dato positivo la timida crescita di finanziamenti per il Politecnico di Bari, un contributo pari allo 0,25% in più rispetto allo scorso anno, ben misero contributo per quello che è da considerarsi il terzo politecnico d’Italia.

Non sorprende la scelta degli studenti brindisini di frequentare le università del centro e del nord Italia da fuorisede.
Sono ben 46.000 gli universitari pugliesi fuorisede, per un reddito sottratto alla regione che supera i 380.000.000 di euro. Una scelta quella di studiare da fuorisede che ha un costo per l’economia pugliese e brindisina. Un costo che si tramuta in guadagno per il Centro Nord ed in particolare per i comuni universitari.
Abbiamo cercato di quantificare quanto costa un fuorisede alle famiglie d’origine ed anche qual è l’incidenza proprio sul reddito familiare. Uno studente fuorisede assorbe mediamente il 33% del budget familiare.
Annualmente sono 8.500 gli euro che una famiglia sborsa per mantenere gli studi fuori regione del figlio. La voce più pesante è l’affitto, 3600 euro annui, seguita dalla spesa per il cibo 2860, dal tempo libero 2040, dalle tasse 1100 euro, dai libri 390 euro e dai trasporti 145 euro.

Non solo soldi, la risorsa più importante che dalla Puglia in particolare e dal Sud in generale si muove verso il Nord sono i “cervelli”. Sei studenti su dieci non tornano più. La fuga di cervelli è la naturale conseguenza dell’assenza di una reale rete industriale ed imprenditoriale nel meridione.
A parte il pubblico impiego, del resto già saturo e vessato da continui tagli, ci sono poche opportunità di lavoro in aziende private ed è naturale che chi ha determinate ambizioni fugga.
Risulta del resto scoraggiante il luogo comune, a volte dobbiamo ammetterlo, corrispondente a verità, secondo il quale nel Sud c’è un modo di intendere l’industria in maniera patriarcale, con il fondatore che preferisce fidarsi di persone a lui vicine, soprattutto della famiglia e che magari non hanno neanche il massimo titolo di studi, piuttosto che investire in giovani laureati che potrebbero contribuire ad elevare la qualità dell’azienda.
E’ una problematica storica del meridione. Attualmente la situazione sia migliora lentamente ed in particolare per la Puglia si intravede un profondo tentativo di modernizzazione. C’è tuttavia da parte dei giovani la percezione che la situazione sia irrecuperabile. In questo senso è normale che in tanti partano per studiare fuori.

La situazione non è migliore per le scuole superiori, ad anno scolastico appena iniziato già si vedono gli effetti devastanti delle scelte del Governo: tagli indiscriminati e licenziamenti di massa dei precari, più alunni, meno docenti e scuole senza soldi per il loro funzionamento quotidiano.
Sono 8 i miliardi di euro tagliati in tre anni alla scuola pubblica operati dal governo con 132.00 posti di lavoro in meno.

I debiti e la gran parte non hanno neanche i soldi per garantire le condizioni minime per il loro funzionamento quotidiano, per le supplenze e le attività didattiche.
In tali condizioni quest’anno accade ancora più spesso quello che è già avvenuto lo scorso anno: gli studenti vengono sparpagliati in altre classi per la mancanza di personale docente, mancano come al solito i soldi per le fotocopie ed i sussidi didattici, solo pochi spiccioli per i corsi di recupero obbligatori che hanno potuto funzionare solo con orari ridotti ed accorpati per più ambiti disciplinari.

L’edilizia scolastica langue, strutture i cui sistemi di sicurezza sono spesso obsoleti, e nella nostra provincia gli ex ospedali continuano ad essere utilizzati come scuole e spesso, cosa molto pericolosa, da non sottovalutare, le uscite di sicurezza risultano essere chiuse a chiave o con lucchetti.
Ancora sostanzialmente incompleto è l’obbligo innanzitutto morale di rimuovere le barriere architettoniche di accesso agli istituti per i diversamente abili, non vogliamo mai più vedere scene di studenti che vengono trasportati a braccio nella scuola per superare quel maledetto gradino e poi quelle scale che gli impediscono di raggiungere da solo la propria aula. Vogliamo un piano straordinario di edilizia cofinanziato con le Regioni e gli Enti locali, per la messa a norma e la modernizzazione delle strutture scolastiche.
Vogliamo una scuola che valorizzi il merito e non lasci indietro nessuno, capace di educare al rispetto e alla responsabilità e di rendere effettivo il diritto all'istruzione, costituzionalmente garantito per tutti e per ciascuno con il raggiungimento di un diploma o di una qualifica professionale almeno triennale, come garanzia minima della realizzazione dei diritti di cittadinanza e di accesso ai gradi più alti degli studi.

Vogliamo una scuola più sicura e qualificata con risorse finanziarie adeguate e con sostanziosi interventi per la sicurezza, la funzionalità delle strutture scolastiche. Proponiamo un’indennità di disoccupazione per due anni per i docenti precari a cui non è stato rinnovato il contratto. Riteniamo assolutamente imprescindibile assegnare risorse adeguate alle scuole, per il loro funzionamento e per l'offerta formativa.
Vogliamo che venga attuato un piano straordinario nazionale per la messa a norma degli edifici scolastici, per il risparmio energetico, per la realizzazione di laboratori e attrezzature didattiche, anche con la riduzione dei vincoli del patto di stabilità, che blocca gli investimenti degli enti locali e lo snellimento delle procedure amministrative.

Deve essere garantito per gli studenti il diritto allo studio ed al successo scolastico, finanziando, d'intesa con le Regioni e gli Enti Locali, un piano nazionale per assicurare borse di studio, libri gratuiti per i dieci anni della scuola dell'obbligo, mense e trasporti.
Prestare particolare attenzione al raggiungimento del successo scolastico dei diversamente abili e degli studenti svantaggiati e la piena integrazione degli studenti immigrati al fine di contrastare la dispersione e l'abbandono scolastico.
Proponiamo che sia attivato un sistema di valutazione delle scuole e dei docenti, gestito dagli stessi studenti e riguardante docenti e dirigenti scolastici. Soprattutto proponiamo di stanziare più risorse per sostenere la ricerca e lo scambio culturale al fine di sviluppare reti di scuole che sperimentino nuove metodologie didattiche e che consentano di condividere e moltiplicare le buone pratiche ed i percorsi virtuosi intrapresi da ogni singola Istituzione.

Benedetto Ligorio
Coordinatore Rete degli Studenti Universitari