13/01/2010

Il Grande Salento - Loghi e Leghe. Di Francesco Palermo


Si è svolta a Brindisi, il 23 dicembre u.s., una grande manifestazione organizzata dalla cosiddetta "società civile" a favore di uno sviluppo sostenibile del territorio, per chiedere cioè una riduzione sostanziale del carbone bruciato dalle Centrali Enel ed Edipower, e per dire un secco NO al rigassificatore che la Società inglese Lng, grazie anche all'ok dato dalla recentissima V.I.A. della commissione ministeriale competente, vorrebbe costruire a Capo Bianco.
Si è indubbiamente trattato di una grande manifestazione, sia nei numeri (i dati provenienti dalla Questura parlano di circa 3 mila partecipanti e,si sa, spesso devono essere "interpretati al rialzo") sia nelle motivazioni (lo scatenato tam tam del popolo di facebook ha reso praticamente irrilevanti i timidi comunicati di condivisione politica da parte di alcune forze partitiche). Ma si è trattato di una grande manifestazione soprattutto perchè è stata la testimonianza di un esercito, senz'armi ma non privo di autoconsapevolezza della propria forza, fatto di associazioni di volontariato, di studenti, di giovani (tanti giovani!) e meno giovani, di coppie di genitori che sfilavano tenendo per mano i loro bambini.
Un esercito che, questa volta, non ha avuto bisogno, per mettersi in marcia, dell'ordine di qualche colonnello o generale. E, infatti, di colonnelli o generali ne abbiamo visti pochi. Rara la rappresentanza politica e/o istituzionale. In compenso, e per fortuna, molto trasversale: l'Assessore regionale al Lavoro (già Assessore all'Ambiente) Losappio, in nome e per conto della Regione e del Presidente Vendola, l'ex Presidente della Provincia Errico, l'Assessore comunale all'Ecologia Mevoli (PDL), il Senatore Caforio (IDV), il vice-coordinatore provinciale del PDL Friolo. Infine, qualche sparuto consigliere comunale di Brindisi.
E questo è il punto: solo di Brindisi! Ci chiediamo: dov'erano i nostri rappresentanti politici del leccese, per non parlare, poi, di quelli del tarantino? Di essi non abbiamo avuto il piacere di intravedere neanche l'ombra!
Forse ché i nostri illuminati politici e rappresentanti istituzionali pensano che la grande questione ambientale derivante dal polo energetico brindisino sia esclusivamente "una questione brindisina" e che magari quella derivante dal polo energetico tarantino sia esclusivamente "una questione tarantina"? Forse non sono illuminati abbastanza da capire che l'abusato slogan "non nel mio giardino!" che molte comunità sbandierano ogni volta che si tratta di opporsi ad una nuova installazione inquinante ha, in questo caso, pochissimo senso per il fatto che stiamo parlando di un unico, comune giardino?
Basterebbe che i "poco illuminati" dessero un'occhiata ai dati statistici del Registro Tumori Jonico-Salentino: si renderebbero conto che, mentre nel '95, a quattro anni dall'entrata in regime della centrale, l'Organizzazione Mondiale della Sanità segnalava un numero impressionante di tumori ai polmoni, alla vescica e al seno nei territori di Brindisi e Taranto, che allora sopravanzavano Lecce, da qualche anno, invece, con l'eliminazione dei limiti di produzione, è proprio Lecce ad avere il triste primato fra le tre province del "Grande Salento". Questa è la prova che il poco ecologico albero è talmente grande da spargere i suoi frutti velenosi in tutto il comune giardino.
Viene da chiedersi come mai al tavolo delle trattative, aperto da qualche settimana, per il rinnovo delle Convenzioni con Enel ed Edipower, siedano soltanto alcuni Enti territoriali direttamente interessati e non altri! Perchè ne siano rimasti esclusi non solo i piccoli Comuni a sud di Brindisi ma addirittura l'Ente Provincia e l'Ente Comune di Lecce. Ci chiediamo ragione, soprattutto, dell'accettazione (ci sembra) passiva e supina di questa esclusione da parte degli esclusi! Come mai i rappresentanti istituzionali "tenuti fuori" dalla stanza delle decisioni non cominciano a battere i pugni sul tavolo, eventualmente anche sfasciandolo, per rientrarvi e co-determinare il futuro del territorio da essi rappresentato? Di cosa parlano quando si incontrano per registrare insieme gli spot televisivi e radiofonici che promozionano marchi, loghi e slogan ("Grande Salento","Salento Doc", "Salento da amare", etc.)?
E allora, in un periodo in cui siamo "bombardati" dai suddetti messaggi pubblicitari, certamente utili a dare un'identità commerciale, culturale e turistica al nostro territorio, ci dobbiamo chiedere se, oltre e forse ancora prima di tutto questo, il Grande Salento non abbia bisogno di fare e farsi squadra per giocare la sua partita anzitutto in campo ambientale. Per giocare cioè la madre di tutte le partite, quella che può determinare vittorie e sconfitte a cascata anche negli altri campi, in quello della sua offerta commerciale e turistica in primis. Non un'altra Lega dell'egoismo, dell'esclusione e della chiusura, come quella Padana, ma una nuova alleanza tra le province salentine, una Lega per la difesa della bellezza, della attrattività e della unicità del proprio territorio, in modo da "aprirlo" sempre più e meglio alla fruibilità dei visitatori esterni, provenienti dall'estero e dalla stessa Padania.
Insomma: un fattivo impegno trasversale più che un marchio o uno slogan, una lega più che un logo! Altrimenti, se si continuerà a procedere in ordine sparso e scioccamente solitario, è già pronto il prossimo slogan che potremo utilizzare: "Salentu: lu sule, lu mare, lu ientu...e, soprattuttu, l'inquinamentu!"

Francesco Palermo
francescopalermo@tele2.it