29/01/2010
Diario di bordo. Pagina n. 42
Dalla postazione radio del nostro veliero radi@ttivo, continuano le programmazioni e le sessioni dal vivo dedicate alla scena alternativa musicale pugliese. Il tanfo del rock ha lasciato ancora una volta il segno, questa volta venerdì 22 gennaio scorso. Sul palco allestito a bordo della chiatta al seguito dello sgangherato galeone pirata, “RADI@zioni” ha avuto il piacere di ospitare i Make Sound. Si tratta di un nuovo progetto musicale nato a Brindisi di recente, da un’idea di Marco Russo (basso), Pino Branca (batteria), Marco Vierucci (chitarra e voce), tre esperti musicisti assai noti in città. L’intento dei MKS è quello di proporre con un tocco di originalità e anima, un vero e proprio omaggio alla storia del rock. Il repertorio della band spazia dagli anni ’60 ai primi anni ’80, rivisitando alcuni brani che vanno da Elvis ai Queen, da Hendrix ai Kiss, dagli AC/DC ai Blondie, fino ad arrivare agli Steppenwolf. Non mancano gli artisti di culto italiani, a cui sono dedicate alcune canzoni dei Corvi, della PFM e un omaggio a Massimo Ranieri. Il nome della band può essere interpretato in vari modi, dall’inglese Make Sound all’italiano “Ma Che Sound!”, al termine greco “Makè” che significa battaglia, forse il termine che si adatta meglio alle prerogative live della band. MKS, possiamo considerarla come una cover band “originale” che vuole divertire e divertirsi con la storia del rock, tra cultura e spensieratezza. Quello che il trio ci ha proposto a “RADI@zioni Cult” è il rock che ci piace, quello che ci mette in viaggio con i suoi racconti, quel rock che rispecchia tutti noi: pirati, conduttori radiofonici e musicisti. Gente senza età e senza tempo!
Marco Greco
«A new beginning…» intona Jerry Cantrell in apertura di “Black Gives Way to Blue”. Il nuovo disco, a nome Alice in Chains, dopo un lunghissimo silenzio. Alla storia del nuovo inizio vorremmo però davvero credere perché, sia detto senza tanti giri di parole, gli AIC sono uno dei gruppi più importanti e sottovalutati dell’ultimo ventennio… e “Dirt” (’92) e “Jar of Flies” (’94) sono due fra i dischi più belli di sempre, e non nel grunge, ma in assoluto! A distanza di quasi 20 anni, regalano ancora pelle d'oca come fossero usciti ieri. Ebbene, “Black Gives Way to Blue” riesce oggi, in buona parte, a non far pesare l'assenza dell'interprete che aveva reso gli AIC così riconoscibili, anche perché la timbrica di Cantrell è quasi identica a quella che fu di Staley. E per di più si integra benissimo con quella del nuovo entrato, William DuVall. 14 anni di silenzio, una drammatica perdita ed una nuova voce. Tutto questo separa l'eponimo 3° full lenght degli AIC del ’95, dal lungamente atteso ritorno discografico. Un disco che rispecchia la sopravvivenza della band di Seattle. E credo che questo sia davvero qualcosa da festeggiare! Tra le tante recenti ma inutili reunion fa incredibilmente piacere constatare come qualcuno possa ancora anteporre la pura passione allo squallido tentativo di raggranellare quattrini alle spalle di qualche nostalgico fan. Alice In Chains sono stati programmati per “RADI@zioni / The Next Generation” lunedì 18 gennaio scorso per l’approfondimento de “Il Disco Della Settimana”.
Dalla stessa puntata, per il “Disco Hot / I più ascoltati del momento”, ecco una breve presentazione, a cura di Carmine Tateo, dell’album d’esordio di Julian Casablancas. La voce dei The Strokes, da molti definito “maestro” o icona del rock alternativo, si cimenta, come altri suoi colleghi di band, nel suo 1° disco da solista: “Phrazes For The Young”. Un lavoro che nasce con l’obbiettivo di dar libero sfogo a tutte le sue idee e sono idee che un po’ spiazzano perché svelano un artista dall’insospettabile vena pop, ancor più lontana da quel che normalmente propone con la sua band. L’album contiene, per fortuna, solo otto tracce, si, perchè altrimenti, visti i risultati non eccelsi, avrebbe potuto anche stancare. Così invece può funzionare. “Phrazes For The Young”, per dirla tutta, suona come una brutta copia di un disco degli Strokes, come se fosse una raccolta di otto singoli. Lavoro appena sufficiente per un “maestro” del rock alternativo. !
Camillo Fasulo |