07/02/2010

La riforma della scuola. Di Gaetano Roma


La riforma della scuola è varata ed ha piena applicazione per la classe prima delle superiori, vale a dire che si attuerà a regime entro i prossimi cinque anni.
Dopo le riforme di Casati, Coppini , Gentile, Berlinguer, Moratti e Fioroni giunge quella di Gelmini; in verità sembra più una riforma economica che scolastica; ovvero, emerge il primato dell’economia su quello dell’istruzione.

Non ripeterò certamente gli slogans di alcuni politici di parti avverse ma mi piace dimostrare come il teorema delle tre I del progetto Berlusconi sia ormai distrutto
I come Informatica, come Impresa e come Inglese. Nulla da eccepire all’epoca del teorema perché indubbiamente erano tre I che sottendevano allo sviluppo culturale ed economico del Pese.

Se è vero che la crisi economica ha notevolmente ridotto la valenza delle Imprese, è anche vero che la riforma Gelmini segna la distruzione delle altre due I ovvero l’Informatica e l’Inglese.

La eliminazione di oltre quaranta indirizzi riduce notevolmente le ore di insegnamento dell’Informatica e dell’Inglese. Gli istituti commerciali vedranno ridotte le ore di informatica con conseguente perdita di ore e, quindi, di insegnamento.
I precari perderanno la speranza di una sistemazione ed i docenti di ruolo, non potendo essere licenziati, saranno costretti a girovagare in provincia o, peggio ancora, potranno essere diversamente utilizzati.
Le figure degli Insegnati tecnico pratici spariranno, i laboratori di Informatica e linguistici saranno ridotti e tutto a vantaggio della minore spesa nella scuola.

Tagliare i servizi per quadrare i conti. Pare proprio questa la logica che ispira la riforma. E’ come sopprimere un figlio di famiglia numerosa per risparmiare sul vitto.

Nella conferenza stampa di presentazione il ministro Gelmini ha detto di aver avviato la prima fase dopo aver ascoltato tutti. Credo che non abbia ascoltato nessuno degli esperti e di coloro che vivono nella scuola, perché, altrimenti, avrebbe ricevuto suggerimenti diversi.
Avremmo detto che nella scuola non si spende troppo ma si spende male per i tanti inutili progetti che hanno di fatto soppiantato i programmi ministeriali e per essere diventati integrazione dello stipendio senza particolare ricaduta sulla formazione degli allievi.
Avremmo parlato dei tantissimi PON che ormai hanno defenestrato la tradizionale attività didattica con il rischio di sprecare milioni di euro senza una seria e concreta verifica della ricaduta.
Solo per amor di patria non dirò dei tanti Pon che si fanno… sulla carta.

Se è vero che i nostri ragazzi non sanno parlare in italiano, se è vero che nel raffronto europeo il nostro indice di cultura scolastica è basso allora, con i fondi europei, andrebbero sostenute le discipline di base sollecitando, naturalmente, una diversa indicazione della spesa.

Si potrebbe anche risparmiare sulle tante incentivazioni che dovrebbero essere erogate in rapporto alla competenza e merito e che, invece, vengono assegnate a pioggia.

Mal si concilia la speranzosa invocazione di meritocrazia lanciata dal ministro Brunetta con la cruda realtà. Mal si concilia il maggior potere affidato ai dirigenti senza una preventiva verifica e selezione degli stessi.
La riforma della scuola è piovuta in modo centralistico ed impositivo come il decreto 150/2009 noto come decreto Brunetta.
Si scoraggiano le assenze e poi si distribuisce a mani piene il beneficio della legge 104, si sollecitano economie e si sopprimono servizi lasciando in atto gli sprechi.
Se il ministro Gelmini volesse davvero passare alla storia potrebbe avviare una seria consultazione degli addetti ai lavori per cogliere proposte concrete e suggerimenti validi. Acquisirebbe conoscenza di vere esigenze distinte da necessità populistiche e consumistiche.
Questa riforma non l’ha condivisa nessuno ma la subiranno tutti.

Gaetano Roma
Dsga ITC Calò di Francavilla Fontana
In servizio nella scuola da 38 anni.