16/04/2010

Diario di bordo. Pagina n. 52


L’avevamo anticipato poche settimane fa, ed ora, finalmente, l’annuncio ufficiale: “RADI@zioni è su Facebook”! Da qualche giorno si sta verificando quello che un po’ tutti noi ci auguravamo, ovvero una valanga di richiesta d’amicizia con la nostra trasmissione radiofonica.
È pur vero che a chi usa come “logo” un vecchio galeone pirata dalle vecchie vele nere, tarlate e maleodoranti, faccia un certo effetto entrare in una dimensione che non sia quella poetica e “analogica”. Ma se il futuro è questo, anche degli attempati zii Dj’s radiofonici sono pronti ad affrontare pure questa nuova sfida.
Quello che cercheremo di offrire su Facebook sono le notizie, le annotazioni, la musica, le proposte e qualche spunto di riflessione. Insomma, un confronto aperto con i nostri ascoltatori e non solo.
Un intenso affresco culturale, capace di cercare la qualità nelle persone, dentro gli argomenti e nella musica da proporre, non solo dalla nostra postazione radiofonica su Ciccio Riccio.<
In questo nuovo viaggio radi@ttivo, benediciamo i nostri tecnici, Gabriella Trastevere e Matteo Greco, senza i quali il nostro scalcagnato veliero non sarebbe mai entrato in un bacino di carenaggio…

Ritornando all’etere, venerdì scorso, 9 aprile, durante la versione “Cult”, RADI@zioni ha ospitato nuovamente, negli studi di Ciccio Riccio, Michele De Luca, in arte “VU Meter”, nuovo talento della scena musicale brindisina.
L’esibizione live è stata scarna, acustica ed essenziale, con la sola chitarra e la voce a trasportarci come un fiume in piena durante le due ore di trasmissione. Le canzoni del riccioluto “mozzo pirata” fanno fatica e rimanere così come sono, tant’è che hanno bisogno di racconti prima di essere suonate.
Tra intrecci d’umore da cantautorato intimista, le storie raccontate prima di ogni brano hanno arricchito un’acustica coinvolgente regalando agli ascoltatori momenti intensi e di attenzione per un ragazzo di soli vent’anni.
Studente, spilungone, sorprendente ed interista, ma decisamente creativo come i suoi lunghi riccioli.
A dimostrazione della capacità di scrittura, della bontà dei testi e della loro profondità, riportiamo di seguito alcune presentazioni narrate da VU Meter prima dell’esecuzione di alcune canzoni: “La fuga degli eroi” – la rabbia e la noia fuggono sulle dita del flautista, remando ilari e contrarie alle rime delle note. Vedo verde, poi rosso ed infine nero; chiuse nel tuo petto le mie frasi migliori si catalogano per età e crisi di pianto provocate. Vento – fumo – rancore – fuoco e odio, follia, la vendetta di chi fugge e la morte di chi resta. Gli hippy, sono dei bugiardi.
“Il patto” – c’è una vecchia sedia ad un incrocio, ed un vecchio seduto sulla vecchia sedia. Il Mississippi ha scolpito tutte le rughe del suo volto nero, occhi semichiusi ed un sorriso impeccabile. Tutto ciò che ci circonda ha un prezzo, i nostri sorrisi, i pianti, i rami di una quercia, i petali di una margherita ingrigita dal tempo. Ognuno è il vero commerciante di se stesso. Se capitaste a quell’incrocio, vicino a quella vecchia sedia, se camminaste al fianco di quel vecchio rugoso e barbuto, non chiedetevi chi sia… la sua risposta potrebbe uccidervi”.
(Marco Greco)

Il “Disco Hot” presentato lo scorso 12 aprile nell’appuntamento “Next Generation” di “RADI@zioni” e scelto da Carmine Tateo è stato “No Hope, No Future” (Brille Records, 2010) dei Good Shoes, “una delle tante band di brit rock che popolano il regno unito.
In piedi ormai da ben 15 anni incidono ora un altro cd come è nel loro tipico stile. Suonano un rock vagamente garage e molto nazionalista. Hanno fatto tutto in casa puntando su un budget veramente basso (appena 6 mila euro).
Possiamo tranquillamente affermare che il lavoro sia pure ben riuscito. La loro musica è una versione timida di Arctic Monkeys, Strokes e Libertines.
Manca forse un po’ di coraggio ma, tutto sommato, il cd piace fin dal primo ascolto e scorre liscio senza tante sorprese”.

Il radi@ttivo “Disco della settimana” presentato sempre nell’appuntamento “Next Generation” di “RADI@zioni” lo scorso 12 aprile è stato, invece, “Tva Sidor Av Horisonten” (Crusher Records, 2009) degli svedesi Horisont. “C’è, ed è innegabile, una scuola svedese di doom, anzi di ’70s hard rock, perché il caso degli Horisont (ma anche dei conterranei Graveyard e dei Witchcraft) non riguarda solo il pianeta doom ma tutta l’attuale nebulosa del rock duro dal sapore passatista.
Indicavo, non a caso, Witchcraft e Graveyard, perché gli Horisont sono quasi l’anello di congiunzione fra due mondi vicini, ma in qualche modo differenti.
Gli Horisont “prendono” dai Witchcraft il calore dell’hard e le fluidità “psych” che li contraddistinguono; dai Graveyard, invece, “riprendono” certe schemi quadrati ed ossessivamente più cupi. Poi ci mettono del loro, virando il tutto verso tonalità straordinariamente rock-blues.
Lascio immaginare con quali splendidi risultati! “Tva Sidor Av Horisonten” in tal senso è praticamente un flusso ininterrotto di scariche elettriche e, come tale, rivela la sua autentica classe!
Gli Horisont, oggi, si pongono come degli autentici fuoriclasse in una categoria che, da circa trent’anni, ma soprattutto negli ultimi tre, sta rivelando capacità non comuni per un modello che, in teoria, dovrebbe essere di tipo revivalistico e che invece vibra più di tante altre correnti contemporanee”.
(Camillo Fasulo)