05/08/2010

La nostalgia e le orecchiette di Maria Teresa


Sono nata a Brindisi ma sono sempre stata a Milano. Con genitori brindisini ho imparato a fare gli stacchioddi, le purpette, le marangiane la puddica, pettole e purcedduzzi.
Stamattina sfogliando un settimanale ho visto una pubblicità che invitava a visitare la Puglia con la foto di due mani di una nonna che facevano gli stacchioddi e la scritta "Quest'anno verrete presi per le ORECCHIETTE".
Mi sono emozionata e la nostalgia è andata alle stelle.


I miei nonni abitavano in via Annunziata, una vecchia casa del centro storico.
Aveva una piazzetta e anticamente c'era anche un pozzo da cui si attingeva l'acqua per l'uso quotidiano. Era un'acqua buonissima e veniva richiesta anche da tutto il vicinato.
La mia bisnonna era gelosa del suo pozzo però diceva che "l'acqua non si nega a nessuno" e quindi generosamente era ben disposta a quella quotidiana richiesta a patto che l'operazione si svolgesse in perfetto ordine e pulizia:
- tenere sempre coperto il pozzo
- la corda non doveva toccare terra per evitare che sporcizia, capelli o quant'altro inquinassero l'acqua.
In questa grande casa noi che abitavamo lontani da Brindisi, tornavamo ogni estate.
Dopo 18 ora di treno (subito dopo la guerra ci volevano anche 30 ore) arrivavamo di solito verso le 8 del mattino.
Fuori dalla stazione prendevamo la carrozza che piano piano dolcemente percorreva il primo corso, girava intorno alla fontana di Piazza Cairoli, giungeva in piazza Vittoria e imboccava via Pozzo Traiano, qui ti accoglieva l'inconfondibile profumo delle pizzelle di Romaniello.
Ecco la Via Annunziata e appariva subito la casa dei nonni con la grande pergola che da terra raggiungeva il primo piano. Nella grande sala da pranzo c'era un tavolo enorme con tanti zii, tanti bambini e un nonno affettuoso seduto a capo tavola che tagliava il suo pane a piccoli pezzi con un coltellino a serra-manico.
Dopo mangiato lo richiudeva e lo riponeva nel taschino del gilet.
All'imbrunire sul terrazzo della casa c'era un andirivieni di rondini che garrivano felici e annunciavano che l'indomani sarebbe stata ancora una bellissima giornata d'estate: un'estate che durava tre mesi.
Non si aveva nostalgia di nuvole di giornate piovose, di nebbia: troppe ne avremmo vissute a Milano.

Maria Teresa