29/03/2011
Riso e Pasticci. Di Pino De Luca
Settimane intense ho vissuto, racchiuso tra pareti di cucine e ristoranti, di cantine e trappeti, al tavolo alto dove questo piccolo dalla faccia quadrata e luminosa, compagno di viaggio da decenni, macina tutto e dà forma ai miei pensieri. Un occhio alle fonti del “bon vivre” e l'altro alle tragedie che sconvolgono tante parti del pianeta. E poi a scuola, a trattare due minuti d'attenzione con ragazzi pieni di vita e di paura, con la voglia d'esser grandi e il timore di affrontarne le conseguenze. E la piazza virtuale, di notizie, sensazioni, anche tenzoni verbali pubblicamente trattate.
E i tanti (in realtà sono pochissimi ma per me più di dieci sono già tanti) che mi chiedono del Giappone e della Libia, della rivolta in Medio-Oriente e degli immigrati, qualcuno è ancora legato ai processi milanesi dell'uomo chiamato disastro. E del PD e dei “terroni democratici”, dei verdi di Germania e d'Italia e dei precari, del sindacato e dei comunisti. Condite il tutto con le tante piccole preoccupazioni che una famiglia può avere, con il tubo che perde e quegli stronzi dell'ENEL che ancora non mi hanno attaccato i pannelli all'inverter. A due passi dalla dichiarazione dei redditi e dalla scadenza dell'assicurazione, la multa e il bollo della moto che ho dimenticato di pagare. E di nuovo l'acqua di marzo che si infiltra nella cucina appena tinteggiata.
Sintesi quindi, sintesi per non trascurare nessuno, colpi d'accetta per esser chiari, politicamente espliciti e camminare sul filo senza rete. Grandi i giapponesi che hanno subito il nucleare per destino di guerra e di pace, scuola per il mondo il loro coraggio e la loro capacità di essere persone serie. Spero che cambino idea sull'uso dell'energia, che abbiano imparato che le forze della natura non possono essere imbrigliate nemmeno dai samurai e che imparare a convivere con loro è arte che lo Zen insegna da millenni.
Il panorama islamico prossimo vive la sua prima grivoluzione borgheseh, sarà lunga e feroce, sanguinosa come le rivoluzioni borghesi sanno essere. E ad essa seguirà la restaurazione e il conflitto. Ci siamo passati in Europa, più di due secoli fa. Possiamo aiutare quei popoli a fare errori diversi dai nostri, a pagare un tributo di sangue meno oneroso.
Del premier che fa il processo da solo per megafono invoco l'umana pietà e la sua assoluzione per manifesta incapacità di intendere e di volere, per chi lo segue la comprensione che si deve a dei mentecatti e la giustizia divina verso i mercanti che hanno invaso il tempio facendone strame.
A me è piaciuta sempre la sinistra che faceva sperare gli amici e faceva un po' paura agli avversari, ora è rimasta una sinistra di successo che si sporge dai palcoscenici e dai salotti televisivi, sostanzialmente gla sinistra che fa ridereh e un'altra che fa piangere, impegnata in una vocazione di autoannichilimento.
Dei piccoli problemi si tace, che ognuno ha la sua rogna da grattare.
Avanzano le migliaia di disperati che vengono confinati in prigioni di fortuna solo perché sono poveri e fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla carestia. E un paese di sessanta milioni di persone, fra i più ricchi del mondo, cade in ginocchio per meno di centomila fuggitivi dai focolai di terrore a due passi da casa.
E due voci si levano forti e s'accapigliano. Una dice: ”noi non ce la facciamo, rimandiamoli a morire a casa loro, portano povertà, dolore e malattie”. E l'altra dice :”aiutiamoli a soddisfare i loro bisogni e a migliorare la loro condizione”.
Dimentichiamo spesso che abbiamo viaggiato e viaggiamo seduti sulla schiena di quegli esseri umani, soffocandoli, costringendoli a portare il nostro peso. Se loro morissero o cedessero di colpo noi semplicemente cadremmo fragorosamente frantumandoci. Ed è ipocrita cercare di convincersi e di convincere gli altri che siamo pieni di compassione e di desiderio di migliorare la sorte di quegli sventurati, specialmente quando non prendiamo in considerazione la più semplice delle azioni possibili: scendere dalla loro schiena.
Scusate, torno in cucina, in cantina, nel trappeto e poi a scrivere di vini e di birra, di uova e di pesce, legumi, pasta, frutta e verdura. Raramente di riso e di pasticci, il primo di questi tempi è fuori luogo e i secondi sono fin troppi.
Le spazzole accarezzano l'ultima volta i piatti, anche Almost Blue è finita.
Pino De Luca (per servirvi)
|