25/11/2011

Diario di bordo. Pagina n. 97


E allora… Dove eravamo rimasti? Al “Lab Creation” di Mesagne!… E dove se no?
Piccolo riassunto delle puntate precedenti: partenza davvero scoppiettante con l’avvio della nuova stagione di RADI@zioni LIVE il 14 ottobre scorso con i pop-folk-rockers salentini Rino’s Garden, proseguita poi con i numerosi appuntamenti che si sono susseguiti a ruota, dal neo-metal dei Private Kill da Bari (28 ottobre) al garage rock-blues dei Cats’n’Joe da Brindisi (4 novembre), al jazz tinto di rosso-bianco-verde del campano/pugliese Pierluigi Villani (11 novembre), fino ad arrivare alla “triplete” dei giorni 18, 19 e 21 novembre con gli avvolgenti suoni post-atomic-emo-space-rock dei salentini SeaHouse, con il suono legato al doppio filo con le parole dei brindisini Birdy e del giornalista-scrittore torinese Maurizio Blatto ed infine con l’omaggio/tributo a George Harrison ad opera dei salentini Sir Frankie Crisp…
Stiamo prepariamo con l’impegno che ormai ci contraddistingue i prossimi eventi, certi di sorprendervi sempre più, non con effetti speciali, ma con sempre nuove e meritevoli realtà musicali emergenti. Nell’attesa godetevi i due appuntamenti radiofonici con “RADI@zioni”, ogni lunedì e il venerdì tra le 22 e la ½ notte su “Ciccio Riccio” (anche in streaming su www.ciccioriccio.it). Se avete il rock’n’roll nel sangue, il blues nell’anima e la speranza nel cuore… allora siate sempre i benvenuti, fratelli!

Tra le più recenti e valide uscite discografiche passate anche al setaccio per gli approfondimenti nel corso delle scorse puntate di RADI@zioni / NRG ci piace segnalarvi ancora:
THE LOW ANTHEM “Smart Flesh” (Nonesuch, 2011). La musica dei Low Anthem si colloca in quella terra di mezzo tra country, folk, blues e gospel che già in passato artisti come Bob Dylan e soprattutto The Band hanno ampiamente esplorato. In effetti, a voler essere puntigliosi, in "Smart Flesh" di novità non ce ne sono. Nonostante ciò, la musica del quartetto di Providence (Rhode Island), è ben lungi dal suonare come la copia sbiadita di certi capolavori di Mr. Zimmerman o di Robbie Robertson: in queste 11 tracce, il fuoco sacro dell'ispirazione, corroborato da una creatività genuina, arde potente ed avvolge l'ascoltatore col suo calore. Miller e Prystowsky (i fondatori della band) si riappropriano dello spirito di un'epoca (la fine degli anni ’60), piegandone poi il sound ad una personale rilettura, che non può ovviamente esimersi dal fare i conti con le più recenti avventure in questo campo, dai Fleet Foxes ad Iron & Wine.
CLAP YOUR HANDS SAY YEAH “Hysterical” (V2 music, 2011). Il 3° album dei Clap Your Hands Say Yeah è destinato a deludere molti degli indie-fans” che da quattro anni ormai attendevano con trepidazione il nuovo disco della band di Brooklyn. “Hysterical” dice addio a quasi tutte le stravaganze ed alle allegre iperboli ritmiche che hanno tratteggiato la personalità dei CYHSY, assumendo così le fattezze di un “tradimento”. Mentre nel frattempo piovono giù dal cielo già le prime stroncature, chi ha ancora fiducia nei CYSHY non deve far altro che ignorarle e premere play. I ragazzi sono tornati e di talento ne hanno ancora da vendere, nonostante tutto.
OPETH “Heritage” (Roadrunner Records, 2011). Con “Heritage” gli Opeth hanno coraggiosamente deciso di "mettersi a nudo". Se fino a un certo punto della loro carriera nella stessa creatura convivevano due anime ben distinte (death metal & progressive), adesso una delle due è stata messa in stand by. Mikael Åkerfeldt e soci non hanno fatto altro che abbandonare momentaneamente le influenze death e, soprattutto, metal, per lasciare spazio solo ed esclusivamente all'anima progressive. E, attenzione, non prog-metal, ma bensì prog settantiano: il rock che quarant'anni fa veniva definito come sperimentale, e che oggi sembra essere un vecchietto che (per fortuna) non ha nessuna voglia di andarsene in pensione.
FLEET FOXES “Helplessness Blues” (Sub Pop/Bella Union, 2011). Ascoltare i Fleet Foxes equivale a catapultarsi nel bel mezzo di una foresta, isolarsi dal consumismo, dalle televisioni, dalla pubblicità e da tutto quanto finisce per farti odiare ciò che c’è di bello nella modernità (sempre che ce ne sia). Modernità, tuttavia, è una parola che pare non esista nel vocabolario di Robin Pecknold e soci. La loro genuinità rimanda a decenni lontani, passati e irripetibili: si torna a riassaporare la bellezza del lavorare la terra, dell’allevare le bestie, di ballare per le strade, di vestirsi di quattro stracci fatti in casa. Niente virtuosismi, niente di altamente tecnologico. Solo vecchi strumenti: chitarre acustiche, batteria, tastiere, percussioni e cori che rivestono il tutto. I detrattori saranno pronti ad accusare le “volpi” di scarso coraggio per la sperimentazione e di scarsa propensione all’innovazione. A noi viene solo da dire che il combo di Seattle è qualcosa di sprecato per questi tempi e che dovremmo ritenerci fortunati l’aver potuto vivere per 50 minuti in una dimensione extratemporale.

“RADI@zioni” è a cura di Angelo De Luca, Antonio Marra, Camillo Fasulo e Marco Greco con la sempre radi@ttiva collaborazione di Angelo Olive, Carmine Tateo, Mimmo Saponaro e Rino De Cesare.
Si ringraziano il portale “www.brundisium.net” e il quotidiano “Senza Colonne” di Brindisi per il consueto supporto fornito alla trasmissione “RADI@zioni” di “Ciccio Riccio”.

Marco Greco & Camillo Fasulo