22/02/2012
La patria è dove si sta bene. Di Giacomo Carito
In occasione della prossima tornata elettorale, Brundisium.net intende stimolare il dibattito sulle problematiche della nostra realtà e sui progetti e le proposte per affrontarle.
Non temiamo smentita quando sosteniamo che, in questi mesi, le questioni che riguardano la vita dei cittadini abbiano lasciato troppo spazio alle discussioni sui candidati (alcune delle quali troppo stucchevoli e finalizzate a tornaconti troppo particolaristici per interessare i non addetti ai lavori).
Adesso che ogni cosa sembra decisa, riteniamo che sia giunto il tempo di entrare nel vivo delle questioni ed affrontare le tematiche più preganti, quelle su cui si gioca il futuro di Brindisi.
Dopo le riflessioni del prof. Emanuele Amoruso, riceviamo e pubblichiamo un intervento del prof. Giacomo Carito.
Ringraziando il prof. Carito - noto cultore della gloriosa Brindisi del passato - per aver fatto eccezione "ad una sorta di impegno al silenzio sulle questioni del presente seguito da almeno vent'anni", invitiamo al dibattito chiunque ritenesse di voler partecipare con un proprio contributo di idee e proposte.
Oreste Pinto
"Patria est ubicumque est bene"
(La patria è dove si sta bene)
Marco Pacuvio
La realtà e il motivo primo della crisi di Brindisi stanno nel fatto che il consiglio comunale non solo non è più al centro del processo politico reale ma non è più al centro di nulla: neppure del processo di formazione delle decisioni, essendo divenuto, ormai, per quel che appare, solo una sede passiva di convalida e ratifica di decisioni prese comunque altrove.
In città il declino del consiglio avrebbe dovuto essere accompagnato da un aumento del potere di fatto dei partiti; in realtà vi è stato aumento delle prerogative del sindaco e della giunta, organi alla completa mercé di maggioranze estremamente fragili perché non rappresentative di reali blocchi sociali.
Si è creato un grande vuoto: con un consiglio espropriato da sempre, con i partiti ridotti allo stato evanescente, con un sindaco e una giunta privi di poteri propri significativi risultando nei fatti corpi estranei all’azione amministrativa i controllori di porto, area di sviluppo industriale, poli energetici e quant’altro in un elenco che, per essere ben noto, è superfluo qui ripetere.
Ma mettendo così i partiti, ridotti ormai allo stato larvale, di fronte al fatto compiuto, nell'impossibilità politica di rifiutare il proprio sostegno al candidato divenuto sindaco ricorrono, e hanno fatto palese ricorso in questi anni, a trattative che sono parse fondate su scambi più che su percezione dell’utile collettivo.
Prima di diventare come un hedge fund, la politica ha avuto diverse finalità; oggi, dopo aver attraversato la stagione delle idealità, sta implodendo nell'epoca della sua riproducibilità finanziaria. Politica e denaro sono spesso stati amici; la politica nell'epoca della sua finanziarizzazione, oltre a essere chiave d'accesso all'élite postmoderna è diventata come un derivato finanziario.
La politica dovrebbe essere promessa di valori; è un processo che in Brindisi appare visibilmente parallelo a quello che accompagna le opere d’arte. come spiega Mark C. Taylor della Columbia University in Financialization of Art, «mentre nelle precedenti forme di capitalismo (agricoltura, beni industriali e di consumo) la gente scambiava soldi con beni materiali o lavoro, nel capitalismo finanziario si crea ricchezza attraverso la circolazione di segni. E così anche l'arte è diventata un gioco di segni senza referenza, un astratto strumento finanziario all'interno di un circolo il cui fine è la proliferazione di segni finanziari. Quando l'arte della finanza diventa la finanza d'arte, l'arte non è più solo una merce, ma è moneta di scambio per hedge fund e fondi di private equity; viene scambiata come qualsiasi altro strumento finanziario» . «La recessione post guerra del Vietnam e la crisi petrolifera del 1973 crearono le condizioni perché l'America creasse un mercato globale di finanziarizzazione fondato su valori simbolici dove - spiega ancora Taylor - la ricchezza viene generata dalla circolazione di segni in un gioco apparentemente infinito. L'arte si è inserita pienamente in questa narrazione».
Espressione tipica di questa era in ambito locale appare l'affermazione di politici che si potrebbero definire apolidi, che sono apparsi più globali e quindi rispondenti al grande gioco della smaterializzazione. Sono diventati talvolta flatus vocis propagandati e sostenuti da creatori di consenso operanti in deroga a qualsiasi metodo critico. Si è così passati, parafrasando Oscar Wilde, dal Critico come politico al «finanziere come politico». Il finanziere, infatti, è diventato il creatore del creatore: il politico. In Brindisi troppo spesso ogni singolo esponente è apparso una pedina inserita nel gioco dello scambio finanziario. Si è così posto in gioco il territorio scambiato e cambiato come hedge fund o altri «giocattoli».
Questa finanziarizzazione della politica, ora fuori controllo, si è caratterizzata per due aspetti. Il primo è stato il suo uso come griffe per una produzione sovraquotata di consenso, il secondo l'esplosione della crisi, che determina la necessità di scelte e l’impossibilità di promettere paradisi ossia il tutto a tutti. Per quanto ciò possa apparire spregiudicato, non è lontano dal fine che Schopenhauer affida all'estetica: la liberazione dalle contingenze quotidiane. Si sublima questa prospettiva finalizzando la pratica politica alla creazione di un asset commerciale indistinguibile da quello di una normale azienda di media o di gadget. L'aspetto più rilevante è l'esplodere della bolla politica come promessa di paradisi futuri. Gli scricchiolii non sono recenti. Ciò determina, nei partiti a livello locale, uno spostamento delle preferenze verso “elementi” sicuri e una divaricazione delle quotazioni a sfavore dei più giovani. Inoltre, il progressivo spostamento verso l'Europa renana del motore di sviluppo economico e dell'accumulazione di ricchezza ha già di fatto reso marginali gli approdi pugliesi in generale e Brindisi in particolare.
L'esito della politica nell'età della finanziarizzazione è, dunque, oltre alla perdita di valore ideale, anche quello di una perdita di creatività. La chiave per una dinamica e sostenibile futura scena amministrativa in Brindisi è basata sul bilanciamento di istituzioni pubbliche, scuole, privati. Senza queste diversità ed equilibrio non avremo altro che un susseguirsi di effimere stagioni e vocazioni; come rilevò Antonio Gramsci “l'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari”. Se “la politica è l’arte del possibile”, come scrisse Cesare Pavese, deve essere in grado non di vendere illusioni ma di progettare scegliendo fra le possibilità e non dichiarando d’inseguirle tutte.
Giacomo Carito
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