07/07/2012

Diario di bordo. Pagina n. 130


Uno schiaffo, un pugno nello stomaco che ci lascia senza fiato.
Un danno all'immagine della città, figlia di una pessima idea.
Ancora una volta ci eravamo illusi che Brindisi potesse offrire degli spettacoli di qualità che potessero rappresentare tradizione, continuità e prestigio.
Invece il "Festival del Blues" non si farà più.
Dopo 14 anni, 68 concerti e dopo aver ospitato sul palco di Piazza Santa Teresa alcuni tra i migliori bluesman italiani e stranieri, si chiude bottega. Il "Festival del Blues", grazie al suo ideatore Giuseppe Albertini, era diventato un trampolino anche per molti artisti e gruppi pugliesi. Una vetrina che aiutava a valorizzare la nostra eccellente scena musicale.
Si dice che sia colpa della crisi e di un badget ridotto, ma ci piacerebbe conoscere le modalità organizzative del concerto di Gigi D'Alessio e della Tatangelo alcuni giorni fa a Piazza della Vittoria. Sembra di essere ritornati indietro nel tempo, quando la nostra città era avvolta da un'atmosfera cupa e profondamente tragica sotto l'aspetto culturale, mentre si guardava con timidezza e vergogna ai programmi dell'Estate brindisina.
Le crisi economiche si sono susseguite senza soluzioni di continuità, lasciando ben pochi margini a chi crede in modi e modelli diversi da quelli imposti dal quotidiano.
Ma noi vorremmo avere ancora la speranza per un radicale cambiamento culturale che non sia solo nel nome o nella propaganda.
Il "Festival del Blues" ha rappresentato un atto di fede, calore e feeling per la città intera. L'allegria e il calore di questo evento hanno coinvolto ogni anno, migliaia di appassionati da tutta la Puglia.
Uno sciame di persone incredibile che ha popolato il cuore del centro storico con grande interesse per le nostre chiese per i suoi monumenti. Le vie strette colorate dalle sue belle luci e la brezza del mare hanno fatto da contorno a canzoni pure e dirette, al blues e alle sue radici, con repertori e tocchi magici di armoniche e chitarre, decisamente piacevoli e coinvolgenti.
Raramente un evento è stato vissuto in maniera così forte e così sentita.
In questa città esistono tradizioni, competenze e culture musicali, tali da abbracciare le innovazioni e i fremiti di una nuova identità culturale, che ha trovato il modo di esprimersi in varie forme.
Alcuni illustri giornalisti nazionali hanno trovato grande interesse e dimostrato apprezzamento per lo "spirito" brindisino.
Una nuova ondata di energia, sostenuta da idee e progetti, a dimostrazione di un rinnovato approccio culturale, intelligente, dinamico e utile.
Ci auguriamo che non si prendano per l'immediato futuro, altre decisioni "tragi-comiche", prima che lo "spirito" brindisino si disperda del tutto.
La cultura non ha prezzo, non ha badget, anche con poche risorse si può scrivere la storia. Si tratta solo di passione, mentalità, capacità e buon senso. La nostra è una "tribù" affamata di musica e arte da tramandare.
Non abbiamo segni di riconoscimento, simboli, divise o quant'altro. Siamo gente normale dalle orecchie pulite e raffinate. Non ci sentiamo rappresentati da nessuno, solo dai nostri libri e dai nostri dischi, possibilmente su vinile.
Siamo anche profondamente convinti che, prendere 1000, 500 1 voto, non legittima qualcuno a togliere una tradizione o a sedersi su di una poltrona, senza avere le necessarie competenze.
Le nostre voci, le nostre idee, i nostri sogni si eleveranno sempre a queste forme di poesia e resistenza.

Marco Greco