16/08/2012

Moliterno e la Sagra del Canestrato. Di Michela Forleo


Clicca qui per la photogallery realizzata da Maurizio Pesari

Descrivere le sensazioni che si provano percorrendo il centro storico di un paesino così minuto eppure così ricco è difficilissimo.
Le mura, le chiese, il castello, i vicoli, raccontano storia e tradizione di una Basilicata medioevale che lascia immaginare vite e storie di personaggi che ancora riecheggiano tra gli abitanti del paese.

Andiamo a Moliterno in occasione della Sagra del Canestrato, in realtà per incontrare un'amica di vecchi tempi.
Quattromila anime che ad agosto ritrovano vecchi concittadini, emigrati in altri paesi d'Italia, e turisti di ogni dove che percorrono l'entroterra lucano per ritrovare una natura incontaminata, pascoli infiniti e vecchiette che ancora panificano a mano con forni a legna dispersi nelle campagne.
Non potevamo immaginare che assieme all'accoglienza e al calore di una famiglia meridionale – a cui non sappiamo ancora come dire grazie per il ricco banchetto di benvenuto - ci aspettassero in serata sapori, profumi e sentite tradizioni raccontate da fisarmoniche, abiti d'epoca, vecchie corti e botti di vino.

Fa caldo anche lì, la temperatura ha superato i 30 gradi e per gli abitanti del posto è qualcosa di raro. Per noi l'aria è sana, fresca, abituati all'umidità locale.
Siamo pronti per le 20.00 , curiosi di assaggiare il pecorino lucano e visitare il paese vestito a festa.
Purtroppo all'improvviso piove. Speriamo duri poco perché siamo giunti lì proprio per questo e, sinceramente, in paese non vi è null'altro da vedere e a cui partecipare se non la sagra del canestrato.
Un quarto d'ora di acqua per poi ammirare un cielo rosso dietro il monte, dalla finestra del nostro delizioso B&B “L'Antico Ritrovo”.
L'alloggio è recente, pulitissimo e arredato con gusto. La proprietaria, gentilissima, la incontreremo a passeggio per la sagra più avanti assieme al marito.

La pioggia se ne va e lascia un'aria fresca, quella a cui i lucani sono abituati. Noi usciamo con un pullover sulle spalle, loro sono in maglietta. L'ingresso della sagra è costituito da uno stand di accoglienza con le hostess che indicano il percorso, rigorosamente a piedi, per la salita che porta all'antico castello feudale.
Ci consigliano il percorso alternativo, ovvero su per la strada, evitando le scale visto che siamo con un passeggino e la piccola di appena un anno.
Immaginiamo che il percorso principale sia stato di un'atmosfera disarmante, visto che quello alternativo ci ha lasciato di stucco.
È questo quello che vogliamo raccontare ed esaltare del nostro breve soggiorno nella provincia: l'organizzazione è perfetta, a discapito di ciò che si dica del meridione; l'ospitalità rara; la sagra ha attirato gente di tutta la regione ed oltre; il percorso gastronomico permetteva a chi lo seguiva di scoprire le bellezze del paese ed incuriosirsi della sua storia. Perfino le chiese che si incontrano lungo il percorso sono tutte aperte in occasione della sagra: ecco la magia, sapore e cultura.
Cogliere l'utile ed il dilettevole ed esaltare “quel poco che abbiamo” come ci ha detto qualcuno. Quel poco che diventa tanto, dove ogni angolo, ogni nicchia della roccaforte angioina, diventa occasione per rievocare la storia della lucania.

Per giungere alla prima tappa, prima ancora di assaggiare i “Ferricieddi” con peperoni, pancetta e scaglie di canestrato, entriamo nella prima chiesa e attraversiamo una via minuta, alla cui destra si aprono archi e sottovie utilizzati nell'epoca di costruzione della rocca come vie di fuga.
La prima rievocazione è quella dello “Scarparo”: all'interno di uno stanzone la “Proloco Campus” di Moliterno aveva inscenato una tipica situazione della vita del paese d'inizio secolo o poco dopo. Strumenti di lavoro e abiti tipici, i ragazzi indossano un gilet nero che scopriamo essere uno dei capi più indossati di una volta. Poche settimane prima c'è stata in paese la festa in abiti storici, sempre perché “quel poco” che c'è stato continui a rimanere vivo anche nella memoria dei più giovani.
Tantissime sono le rievocazioni, il bottaio, l'orafo, e tutti gli abitanti del paese hanno provveduto a dare il loro contributo.

La salita è faticosa, soprattutto spingendo il passeggino, ma l'entusiasmo è tanto. Siamo circondati da gente e la passeggiata è lenta per consentire a tutti di proseguire nelle vie più strette. Nessuno cambia rotta, nessuno torna indietro. Ci muoviamo tutti in coro seguendo le indicazioni del percorso.
La fila per assaggiare un pezzo di focaccia col canestrato alla piastra o la pizza al formaggio è lunghissima. Ci mettiamo in coda pazienti perché non possiamo non assaggiare queste prelibatezze.
Il profumo è incredibile. La gente è composta, intanto si chiacchiera e si ascolta la musica popolare, quasi una sorta di pizzica nostrana.
Siamo sazi ma non vogliamo perdere nulla. Continuiamo tra balli e chiese, passando dalla lombata condita con julienne al canestrato al tortino di canestrato e cioccolato accompagnato da un bicchiere di vino medioevale.

La degustazione termina con l'acquisto di un pezzo di canestrato da 30€, rigorosamente scontato perché accompagnati da gente del posto.
Rocco affetta il formaggio senza sosta, infilando la punta del coltello al centro della forma. Chi riesce, dalla prima fila o dai lati della bottega, assaggia un pezzo di formaggio tra una vendita e l'altra.
Siamo stanchi, è mezzanotte passata, tuttavia se non fosse per la piccola che dorme nel passeggino, saremmo rimasti ancora lì, in quei vicoli meravigliosamente illuminati a respirare un paese in festa orgoglioso della propria storia.

La notte passa veloce, siamo a pezzi. La colazione è un'altra sorpresa: nel B&B “L'Antico Ritrovo” i dolci sono fatti in casa dalla proprietaria, la signora Raffaela, che intanto si ferma a chiacchierare con noi e ci racconta dei suoi ultimi ospiti: un gruppo di ragazzi che ha affrontato a piedi la Basilicata “coast to coast”.
Quella struttura ricettiva rende vivo quell'angolo di paese. Pensiamo di trattenerci ancora un altro giorno, ma le stanze sono già state prenotate e a malincuore non resta altro da fare se non preparare i bagagli e lasciare questi meravigliosi paesaggi.
Una passeggiata negli scavi di Grumentum e poi di rientro in Puglia.
Chi vive lì affronta una routine spesso spaventosa. Il centro è costituito da un unico viale.
È pazzesco credere che quello sia lo stesso paese che ha organizzato una sagra di tale portata.
Adesso gli abitanti del posto hanno un orgoglio da portare alto: il pecorino lucano ha ricevuto il marchio IGT e quella che è stata la principale attività sin dai tempi medioevali, ovvero la pastorizia e la casearia, diventa finalmente una tecnica riconosciuta, tanto da rendere famoso ovunque il formaggio del luogo.

Una sera è un tempo troppo breve.
La sagra del canestrato si svolge ogni anno in questo paese ricco di anime generose e gente nobile.
Abbiamo già prenotato un altro soggiorno per il 2013 e la prossima volta seguiremo l'evento entrambe le serate.
Vi invitiamo a seguirci!

MICHELA FORLEO

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