01/03/2013
Il male assoluto: i partiti? Di Giuseppe Leone
E’ interessante notare come molti avvertano l’esigenza di partecipare e dire “la propria” attraverso i social network in merito alle elezioni politiche. Sublimiamo la nostra impotenza e il senso di smarrimento tramite il confronto (o presunto tale) mediatico. Ecco come si spiega il fenomeno “Grillo”. Grillo ha dato la possibilità (e spero non l’illusione) agli scontenti e a chi non si sentiva rappresentato di avere una voce e una possibilità. Avrei auspicato che questo movimento di confronto si fosse svolto democraticamente all’interno di quegli organi da sempre preposti a questo: i partiti. Ma questo non è avvenuto. Sicuramente dobbiamo fare i conti con una società pigra e alla ricerca dell’immediatezza che ha profondamente modificato le sue abitudini. Grillo presagendo le potenzialità della rete e sfruttando la sua notorietà, ha offerto un “luogo” di sfogo a quelle persone e soprattutto alle nuove generazioni profondamente scoraggiate e demotivate nei confronti dei partiti. Dal canto loro i partiti hanno fatto tutto quello che era possibile per rendersi poco appetibili e concorrenziali con i tempi. Per questo non biasimo gli elettori di Grillo anzi li comprendo, biasimo invece gli elettori dei partiti ereditari indegni di vecchie culture, ma ancor di più biasimo i loro militanti, per non essere in tutti questi anni riusciti ad offrire un programma credibile e non altalenante, fondato sulla base di contenuti e ideologie e non sulla base di alleanze precarie che non dovevano scontentare nessuno. Grillo ha messo in discussione il gioco delle alleanze. Gioco che aveva consentito e legittimato l’una e l’altra parte dei due più grandi schieramenti a mantenere indenni e ben retribuite le stesse persone da venti se non addirittura trent’anni all’interno del Parlamento. Persone che avevano ed hanno creato apparati verticali all’interno dei partiti, bloccando l’accesso a chiunque non fosse stato in linea non esclusivamente ad un’ideologia di base ma agli interessi di quella che comunemente viene definita “casta”. Grillo è stato furbo, ma non è un eroe. Sono scettico nei confronti del suo movimento perché pur comprendendo le sue potenzialità, non ne colgo l’obiettivo. Ho trovato il suo programma lacunoso su temi fondamentali come i diritti civili (in senso ampio) e mi preoccupa questo accanimento nei confronti dell’informazione. La Storia mi ha insegnato inoltre che i movimenti sorti “contro” sono spesso progenitori di autarchie e che le buone intenzioni dei “puri” che oggi si mettono in gioco contro i “cattivi” possono essere facilmente strumentalizzate. E di questo spero di sbagliarmi. Sicuramente dobbiamo confrontarci con un nuovo modo di fare politica, che non si esaurisce con le conferenze sporadiche e gli appuntamenti elettorali ma naviga in rete tutti i giorni. E per questo anche io oggi avverto la necessità di condividere queste riflessioni con voi. La mia aspirazione resta quella di avere un confronto diretto, in luoghi fisici depurati dai professionisti della casta ma senza neanche l’ombra di mondi occulti e virtuali dei quali è ancora più difficile averne una più serena percezione.
Giuseppe Leone Già segreatario Giovani Democratici |