24/04/2013
Mostra documentaria: Il militante e il Dirigente @ Palazzo Nervegno - Brindisi
A.N.P.I. Brindisi
Archivio di Stato di Brindisi
“IL MILITANTE E IL DIRIGENTE: UMBERTO CHIONNA ED ANTONIO VINCENZO GIGANTE”
mostra documentaria
Palazzo Nervegna (piano terreno) 24 aprile– 12 maggio 2013
La mostra rimarrà aperta dal 24 aprile al 12 maggio 2013
dal martedì alla domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00
L’ingresso è libero e gratuito.
Prenotazione obbligatoria per visite guidate a gruppi e scolaresche (0831 523412/13)
Mercoledì 24 aprile alle ore 18.00 sarà aperta al pubblico, nelle sale di Palazzo Nervegna, la mostra documentaria e fotografica, curata dall’Archivio di Stato di Brindisi, “Il militante e il dirigente: Umberto Chionna ed Antonio Vincenzo Gigante” dedicata a due brindisini, figure emblematiche dell’antifascismo militante, Umberto Chionna e Antonio Vincenzo Gigante, entrambi uccisi dai nazisti tra il 1944 e il 1945.
Nati a Brindisi, Gigante nel 1901 e Chionna nel 1911, benché avessero dieci anni di differenza d’età, si formarono politicamente sotto la guida di Giuseppe Prampolini, grande esponente della sinistra salentina, ma le loro vite ebbero un diverso percorso.
Chionna era un militante del gruppo comunista brindisino, Gigante, entrato in clandestinità, diventò un dirigente nazionale del partito comunista, ma entrambi sacrificarono le loro vite nella lotta per la Liberazione.
Antonio Vincenzo Gigante, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, riceveva gli onori della città di Brindisi il 7 dicembre del 1952, alla presenza del senatore Umberto Terracini, già presidente dell’Assemblea costituente, della moglie Wanda e della figlia Miuccia, delle autorità e di più di mille persone. Nel corso della cerimonia pubblica, in piazza Vittoria, fu scoperta una lapide commemorativa posta sul prospetto laterale del Banco di Napoli, spostata nel 1969 sull’edificio del liceo classico “B.Marzolla”.
Per volontà dell’attuale amministrazione comunale e del sindaco Consales la lapide è stata ora collocata nella piazzetta Sottile – De Falco di fronte alla sede di rappresentanza del Comune e sarà scoperta il 25 aprile 2013 alla presenza di Miuccia Gigante.
Il 25 aprile 1972 la città di Milano onorava la memoria di Umberto Chionna e degli altri operai del quartiere dell’Isola caduti nella lotta di Liberazione con la consegna ai familiari di attestazioni di riconoscenza e con l’inaugurazione di un monumento dello scultore Carlo Ramous, sul quale sono incisi i loro nomi. Una lapide sul muro di un edificio in via Farini 35 ricorda ai passanti che «In questa casa visse Chionna Umberto 28-2-1911. Mauthausen 23-4–1945. Caduto per la libertà»
Biografia di UMBERTO CHIONNA
Umberto Chionna, falegname, lavorava nella falegnameria di famiglia, situata in vico de’ Florenzia,a Brindisi. Appena adolescente, fu tra gli organizzatori di una sezione giovanile comunista ‘segreta’, alla quale fece iscrivere vari suoi amici, ma il circolo giovanile ebbe breve vita: nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 1926 la polizia arrestava sedici persone, tra cui Umberto.
Con sentenza del 16 settembre 1927 Chionna, minorenne, veniva condannato a tre anni di reclusione per il reato di cospirazione contro i poteri dello Stato, che sconterà con l’amico Vincenzo Battista nel carcere di Pesaro. Tornato a Brindisi dopo la detenzione Umberto, con Vincenzo Battista e Giuseppe De Tommaso, era un attivista del movimento comunista clandestino. La polizia politica, informata ‘confidenzialmente’ da un delatore, li sorvegliava.
Il 18 aprile 1931, in un atto di vera e propria sfida al regime, Umberto Chionna ed altri comunisti trasformarono in manifestazione antifascista i funerali dell’operaio edile Ferruccio Mauro, morto sul lavoro il 5 maggio. La polizia arrestava Chionna, Battista e numerosi altri compagni, con l’accusa di associazione e propaganda sovversiva. Umberto a vent’anni, con alle spalle già tre anni di galera, fu condannato a tre anni di confino, da scontare a Lipari.
Rientrato dal confino a novembre 1932 -grazie al condono concesso dal duce ai detenuti politici nel decennale della marcia su Roma - Umberto assolveva l’obbligo militare di due anni in Marina, sottoposto a continua sorveglianza e al controllo della corrispondenza.
Di ritorno a Brindisi veniva sempre controllato, ma alla polizia sfuggì che aveva ripreso il lavoro clandestino per il partito, coinvolto dall’amico Vincenzo Battista nella ricostituzione di un comitato giovanile comunista: il suo ruolo emergerà solo qualche anno dopo, dagli interrogatori degli antifascisti brindisini arrestati in una grande operazione dell’OVRA dell’agosto 1937.
Il 9 ottobre del 1936 sposava a Brindisi Jolanda Taurisano e il giorno dopo emigrava in cerca di lavoro a Milano, dove si erano già trasferiti i fratelli.
Da allora tornerà una sola volta, nel febbraio del 1938, ufficialmente per vendere delle attrezzature della falegnameria del padre: in realtà approfittava dell’occasione per avvicinare i vecchi compagni ed indagare sulle circostanze dell’ondata di arresti dell’estate precedente, forse per conto dei dirigenti del partito.
Venne assunto alla Pirelli Bicocca il 29 aprile 1940, ma non abbandonava la militanza, anzi, svolgeva un ruolo significativo in fabbrica, dove era uno dei capi della cellula comunista.
All’indomani degli scioperi nelle fabbriche del nord Italia del marzo 1943, centinaia di lavoratori vennero arrestati dalla Gestapo e deportati in Germania. Umberto, forse tradito da una delazione, fu preso la notte del 5 aprile, portato a S. Vittore, poi trasferito a Bergamo. L’8 aprile dalla stazione di Bergamo partiva per il campo di concentramento di Mauthausen.
L’ultimo episodio della sua breve vita, giunto fino a noi grazie alla testimonianza di un superstite alla prigionia, vede Chionna, appena giunto a Mauthausen, difendere un altro deportato dai soprusi di un Kapò. Le privazioni e gli stenti uccisero il prigioniero n. 61606 Umberto Chionna il 23 aprile 1945.
Biografia di Antonio Vincenzo Gigante
Antonio Vincenzo Gigante, nato a Brindisi nel 1901, dove aveva iniziato la sua formazione politica, a vent’anni si era trasferito a Roma per lavorare come muratore cementista. Era diventato sindacalista e sostenitore delle lotte degli edili, aveva poi aderito al partito comunista, divenendone dirigente e organizzatore in clandestinità. Arrestato nel 1934, veniva condannato a vent’anni di reclusione scontati nel carcere di Civitavecchia e poi confinato a Ustica. Dopo l’8 settembre partecipava alla Resistenza, al comando di formazioni partigiane nel Friuli Venezia Giulia, ma arrestato dai tedeschi, per una delazione, veniva torturato e poi ucciso nella Risiera di San Sabba a Trieste.
Il nucleo più significativo della sezione documentaria è costituito dalle copie delle lettere che Vincenzo Gigante inviava alla madre Concetta, residente a Brindisi e qui costantemente controllata dalla questura, e ad altri socialisti brindisini, come Beniamino Andriani. Vengono presentate, inoltre, una lettera autografa della moglie Wanda e le foto originali della cerimonia di commemorazione, svoltasi a Brindisi nel 1952, alla presenza di Umberto Terracini.
COMUNICATO STAMPA A CURA DELL’ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI E DELL’ANPI.
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