11/05/2013

Divagazione sul mostro dagli occhi verdi. Di Gabriele D'Amelj Melodia


DIVAGAZIONI SUL MOSTRO DAGLI OCCHI VERDI
saggio breve sulla gelosia di Gabriele D'Amelj Melodia


Le pagine di cronaca nera (vedi l'ultimo femminicidio di Ostia) sono costantemente ricche di tristi episodi riconducibili allo storico tema della gelosia patologica, da sempre immortalata nell'arte da musicisti, romanzieri e drammaturghi.
La mediocre messa in scena dell' “Otello” allestita di recente al “Verdi” di Brindisi ( con un deludente Dapporto ), è paradigmatica di quel morboso delirio che il sommo Bardo chiama appunto "mostro dagli occhi verdi che dileggia il corpo di cui si nutre".
Quando la giusta dose di affetto e di desiderio di protezione dell'amato(a) sfocia in una delirante percezione che stravolge la realtà, si raggiungono livelli di paranoia non più reversibili.
Il demone del sospetto, a lungo covato, esplode in un cieco sentimento di ansia e di ira. Allora, il corto circuito della ragione produce inevitabilmente il raptus compulsivo che può portare alla tragedia.
Soltanto nelle operette, nelle pochades o nei film del cosiddetto filone “ commedia all'italiana “ le avventure galanti e gli affari di “ corna “ hanno un risvolto comico.
Nella vita e nella storia no. In letteratura il dramma della gelosia vanta un vasto campionario. Intanto è doveroso partire dalle origini, cioè dal mito. Zeus, come il nostro Silvio, fu vittima e martire della moglie.
Ad onor del vero, sia Era che Veronica avevano tutte le ragioni per essere gelose...
Tra gli esempi più noti in letteratura c'è la storia di Paolo e Francesca, narrata nel V canto dell'Inferno dantesco. I due sventurati amanti- cognati, messi tra i peccatori carnali (lussuriosi) dal severo Alighieri, furono trucidati dal fratello di lui, Gianciotto Malatesta, signore di Rimini.
Costui, malgrado fosse brutto e sciancato, malgrado avesse sposato Francesca con un vile tranello, non ebbe pietà dell'amore sbocciato tra i due giovani e li passò di spada, guadagnandosi a sua volta un posto negli Inferi, nella Caina del IX cerchio, dove stanno gli assassini a tradimento.
Un altro riferimento "classico" imprescindibile è rappresentato dalle numerose opere sull'argomento composte da Luigi Pirandello: "Il berretto a sonagli", con il povero, umiliato scrivano Ciampa che deve contenere, nei confronti del suo datore di lavoro, tutta la propria rabbia per l'onta subita: E ancora "L'amica delle mogli", "L'uomo dal fiore in bocca", ed altre. Come molti sanno, il professor Pirandello sentì molto questo tema perché, nella vita privata, fu vittima della gelosia patologica della moglie Antonietta Portulano, affetta da una malattia mentale ("L'orrido abisso" come la descrisse il Maestro in una lettera alla sorella Lina) che la tenne poi in manicomio per quarant'anni.
Il morbo della gelosia è molto democratico.
Non fa distinzioni di sesso, di stato sociale, di livelli di intelligenza o di cultura.
La scrittrice e giornalista Matilde Serao, fondatrice del Mattino di Napoli, per anni torturò il marito e collega Eduardo Scarfoglio con scenate e vessazioni anche nei riguardi delle "sciantose" sue amanti. Donna Matilde mancava di autocritica e di senso dell'ironia: era bassa, grassa e brutta, l'unica sua fulgida bellezza era l'intelligenza, eppure non se ne seppe servire per prendere la vita con quella filosofia tipica dei suoi concittadini.
L'ultimo amorazzo del coniuge fedifrago, la ballerina francese Gabrielle, si sparò un colpo di rivoltella nell'ingresso di casa Scarfoglio. Del resto, con l'amore contrastato la tragedia è sempre dietro l'uscio. Fu così nel caso della domestica di villa Puccini, Doria Manfredi, che nel gennaio del 1909, licenziata dalla gelosissima donna Elvira, la moglie del Maestro, si suicidò avvelenandosi. Purtroppo la storia ci dice che, subito dopo, il cinico Puccini, dongiovanni seriale, prese per amante Giulia, cugina di Doria.
Subito dopo si dilettò a collezionare cantanti d'opera, quasi tutte straniere, come la Emma Destin, Maria Jeritza , Rosa Ader, Hariclea Darclée e Sybil Beddington.
La terribile passione ha interessato anche il mondo della pittura.
Nel 1501, un Tiziano appena ventenne, affresca in Padova una grande opera dal titolo “ Il miracolo del marito geloso “. E' la narrazione iconica di un marito che pugnala a morte la moglie ingiustamente accusata di adulterio. Poi il signore geloso si pente, chiede perdono e S. Antonio resuscita la povera donna. Vi è, infine, la storia curiosa di un quadro di Auguste Renoir scampato alla furia devastatrice di un' invasata. Alice, la seconda moglie del pittore Claude Monet, la quale fu afflitta da così meschino sentimento da distruggere tutte le tele e le fotografie che raffiguravano Camille, la prima moglie di Monet morta a soli trentadue anni di tumore.
Si salvò, perché nascosto, solo il quadro di Renoir, "Donna che coglie fiori" che aveva come modella la sfortunata Camille.
Dopo tante vicende tristi, solleviamoci un po' il morale ascoltando qualche brano musicale che ha per tema la gelosia.
Canta il molleggiato Adriano "Io mi sento un auto/ che non ha più motore/ e mi sento un uomo che/ vivrà nel suo dolore/ solo nel suo dolore ormai “ Prodigiosa sintesi di un male oscuro!
Gli risponde la malinconica Gianna Nannini "Gelosia che sei la vita mia/ se non la gelosia/ quale fuoco nella notte/ accende la tua fantasia?"
Ultima doverosa citazione a favore dei tanti fans del Blasco "Non è la gelosia/ quella che sento/ quello che sento dentro/ è più una malattia/ che non ci riesco/ che non capisco proprio!"
È un po' sgrammaticata, ma è sempre una....poesia rossiana!
A proposito, Vasco, tanto per non smentire la sua fama di dissacratore, il pezzo lo ha intitolato – udite, udite!- "Tango della gelosia"
E allora vi dico, cari lettori che mi avete seguito con infinita pazienza sino alla fine, appena terminate di leggere queste mie riflessioni, andate su Youtube e cercatevi il "vero" tango, quello composto dal duo Mascheroni-Mendes nel lontano 1930 ("No, non è la gelosia/ ma è la passione mia...").
Se poi mi è consentito darvi un ultimo consiglio, scegliete la versione cantata dalla mitica Connie Francis nel 1960, abbassate la luce, chiudete gli occhi e... sognate.

Gabriele D'Amelj Melodia