25/05/2013

C’era una volta il water front… Di Guido Giampietro


Da quando ˗ più o meno un anno fa ˗ il lungomare Regina Margherita è stato violentato da una recinzione posta a delimitare la zona dei lavori di riqualificazione del water front si è perso il contatto con il mare. Quello fisico, intendo. Quello che ti fa camminare a filo di banchina, accarezzando con una mano le bitte severe, con l’orecchio teso allo sciaguattare del mare contro i pertugi della banchina e l’occhio a stupirsi del volo dei gabbiani.
Un piacere un tempo sconosciuto ai brindisini t’insùsu, come venivano chiamati quelli “di sopra” in contrapposizione agli abitanti della marina, gli Sciabbicòti.
Ora invece questo bisogno di contatto visivo ha preso tutti indistintamente, a giudicare dallo sfilare quasi in devoto pellegrinaggio lungo la rete di protezione e dalle soste per sbirciare, attraverso i fori via via allargati nei teli, i resti sonnecchianti d’una Brundisium medievale e, più là, il mare.
Finalmente i brindisini si sono accorti che non possono vivere senza la vista del loro mare. Al massimo possono sopravvivere. Perché il mare ce l’abbiamo nel sangue da migliaia di anni. Fa oramai parte del nostro Dna. È la calamita che cattura la nostra individualità proiettandola verso l’universale. E, per assurdo, questa presa di coscienza la dobbiamo proprio alle limitazioni imposte alla nostra vista dai lavori sul lungomare. Un impedimento non solo per gli occhi, ma anche per l’olfatto, l’udito, tutto il nostro essere. A dirla con Erri De Luca, qui da noi, un cieco riesce a percepire la presenza del mare finanche attraverso i pori della pelle.
Avremmo dovuto essere felici, dunque, dal momento che le staccionate stanno per essere tolte e a Settembre inizierà la seconda trance di lavori su Via del Mare. E invece… “Essere felice ˗ afferma Jorge Borges ˗ dovrebbe essere un dovere, ma molto raramente viene rispettato”. E chi sta ponendo ostacoli alla nostra felicità? L’Autorità portuale!
In effetti l’idea della città d’acqua che si allunga fino alle banchine e dialoga con il mare stava per completarsi con l’ulteriore avanzamento del fronte in direzione del Seno di Levante. Qui la costruzione di un’edilizia polifunzionale, unitamente al verde e ad attività socio-ricreative, avrebbe creato servizi a supporto del traffico merci e passeggeri e, in aggiunta, sedi destinate ad accogliere attività commerciali.
La doccia fredda arriva con la pubblicazione del bando di gara indetto dall’Autorità portuale per “lavori di completamento delle infrastrutture di security nel porto di Brindisi”. Una security che prevede l’impiego di “pannelli in lamiera stirata in acciaio corten, con maglia di dimensioni inferiori ai 4 x 4, ancorati su muri in cemento armato e da setti in cemento armato prefabbricato…”.
Questo vuol dire che la vagheggiata passeggiata lungo Via del Mare, l’ex Stazione Marittima e il tratto di banchina fino all’altezza del bar Betty sarà delimitata da pannelli in plexiglass alti m. 3,50, alternati da 34 pilastri rettangolari in cemento armato di 8 metri di altezza… Senza parlare del fatto che tale progetto precluderà anche l’accesso futuro al capannone ex Montecatini, ipotizzato dalla stessa Autorità quale struttura idonea all’accoglienza dei passeggeri in attesa d’imbarco. Oltre alla mancata valorizzazione del legame tra il porto e il contesto economico-sociale urbano ed extraterritoriale.
E tutto questo verrebbe sacrificato sull’altare della security! Ma di cosa? Di chi? Se di navi in porto non se ne vedono più. A meno che il prof. Haralambides non pensi alla nostra sicurezza di pedoni, all’eventualità che qualcuno di noi accidentalmente possa cadere in mare. Anche se ciò avvenisse non ci sarebbe alcun pericolo per il malcapitato. Sono dodici anni, infatti, che il 6 Gennaio, in occasione della Festa delle Luci o dell’Epifania del Signore, l’Archimandrita Arsenios della chiesa greco-ortodossa di San Nicola, benedice le acque del porto con l’immersione della Croce. Nulla abbiamo perciò da temere per la nostra vita. Piuttosto sarà il caso che il pope spieghi al Professore, nella sua lingua madre, il significato della cerimonia legata alla vocazione marinara della città e alle sue aspettative di sviluppo sul mare.
Tornando sul tema di questa benedetta security ci si chiede perché mai debba penalizzare proprio il nostro porto. Recentemente, in un articolo pubblicato su Agenda Brindisi a firma di Nicola Ingrosso, si è parlato delle “diversità” portuali tra Messina e Brindisi e una significativa foto mostra come, malgrado l’ormeggio di grandi navi da crociera, nessuna limitazione sia stata posta alla circolazione dei cittadini né a quella dei pullman adibiti al trasporto dei passeggeri verso le mete turistiche del circondario. E allora? Perché mai il Professore persiste a remare contro il rilancio del nostro porto? Mi verrebbe da supplicarlo: κύριε (con l’iniziale minuscola, naturalmente!) έλέησον; signore, abbi pietà di noi brindisini! Ma credo che sarebbe fiato sprecato.
Credo piuttosto che un’accorata preghiera si debba rivolgere alle Istituzioni Centrali. Negli ultimi anni Brindisi è stata depredata di tutto e di più. Abbiamo perso Enti pubblici e pezzi della nostra Storia a favore di città vicine e lontane… E allora perché non si prendono anche questa Autorità che dal 1994 ˗ anno della istituzione delle Autorità portuali ˗ così matrigna si è palesata per il porto e la vita stessa della città? Francamente non sappiamo che farcene. A noi basta che non ci portino via il mare…
Nell’attesa di auspicabili ripensamenti da parte del Professore mi auguro che lo stesso prenda a dialogare con il Sindaco e con tutte le forze politiche della città senza privilegiare quella che gli ha consentito di occupare una poltrona con una procedura discutibile tuttora al vaglio della Magistratura. E tenga altresì presente che Mario Pagano ˗ un martire della Repubblica Partenopea ˗ già il 4 ventoso del 1799 si rese promotore d’una legge il cui titolo suona in anticipo anche per i nostri tempi di abusi e d’inutili barriere: “La distanza tra gli edifici, la norma delle loro altezze e la distanza per non impedirsi la vista del mare”!
Solo per dovere di cronaca aggiungo che il Pagano fu impiccato... Aveva 51 anni.

Guido Giampietro