28/05/2013
Italiano Prigioniero Sono. Recensione di Guido Giampietro
Meridiani Perduti
ITALIANO PROGIONIERO SONO
Di e Con Sara Bevilacqua
Musiche Daniele Bove
Voce Daniele Guarini
Drammaturgia Emiliano Poddi
Disegno Luci Paolo Mongelli
Grafica Piero Gioia
Vogliamo cominciare dal finale? Allora bisogna parlare dell’ovazione che c’è stata allorché, sabato sera, è calato il sipario al Nuovo Teatro Verdi.
Quanto è durato quel battere di mani? La dimensione Tempo non è in grado, da sola, a spiegare il senso di una esplosione di tale fatta. Ci sono infatti altre componenti che entrano in gioco: l’empatia, la riconoscenza, il richiamo a vicende personali che solo il cuore conosce o, semplicemente, il piacere di vivere per un momento una realtà diversa dal tran tran quotidiano…
Tutte cose che, però, non valgono per gli attori. Per loro quell’applauso senza respiro e il perdersi negli occhi degli spettatori, in ciascuno di essi!, equivale alla collana di fiori lanciata sul proscenio.
La pièce portata in scena dai “Meridiani Perduti”, di e con Sara Bevilacqua, la voce di Daniele Guarini e le musiche (alcune originali) di Daniele Bove, si è avvalsa altresì della drammaturgia di Emiliano Poddi, delle luci di Paolo Mongelli e della grafica di Piero Gioia. E, per usare un termine mutuato dal cinematografo, della partecipazione straordinaria di Oscar Pronat.
È infatti il brindisino-doc Oscar, classe 1923, ex motorista, ex sommergibilista, ex prigioniero di guerra, matricola 310.584, l’eroe cui si ispira il lavoro teatrale. Sono i disagi della sua vita di ventiduenne trascorsa a Brindisi negli anni grami della guerra, “con lo stomaco che brontola”, a convincerlo a mettere una firma che lo porterà dapprima a Pola, poi a Fiume e, dopo l’8 Settembre, a Venezia. Non mette, invece, una seconda firma, quella di adesione alla Repubblica di Salò. Meglio prigioniero che fascista, dirà all’Ufficiale che gli pone la scelta tra il continuare a combattere con i fascisti o la via della prigionia. Inizia così per lui e l’amico Nino Borro, veneziano di Schio e suo compagno di fuga, un viaggio all’inferno durato due anni e segnato dalle tappe del campo di smistamento di Fürstenberg Oder, del lager di Francoforte sull’Oder, di Berlino…
E nella disperazione del lager l’unica luce viene dai ricordi di una perduta felicità. Diceva Natalia Ginzburg che “purtroppo è raro riconoscere i momenti felici mentre li stiamo vivendo. Noi li riconosciamo, di solito, solo a distanza di tempo”. Così è per Oscar. La felicità ˗ racconta all’amico Nino ˗ era camminare sotto la pioggia con un paio di stivali da lui stesso fabbricati ritagliando due vecchi copertoni. Felicità era la Scuola marinara dove frequentava i corsi di salvataggio, con il sogno d’iscriversi un giorno all’Istituto Nautico. Felicità era gettarsi a mare d’inverno, senza pensarci un attimo, per salvare un ragazzo. O tuffare la testa in un bidone di latte fresco o scappare dalla Scuola Elementare Perasso ogni volta che poteva. Anche quando la madre lo faceva nero di botte, persino quella era felicità in confronto alla non-vita del lager…
A gelare gli animi degli spettatori, oltre all’ululato straziante d’una sirena d’allarme e alle raffiche della contraerea all’alzarsi del sipario, una scenografia minimale. È quella ˗ mi confida Sara ˗ disegnata e realizzata da me ispirandomi al museo di Auschwitz visitato tredici anni fa, all’epoca in cui frequentavo degli stages di teatro a Varsavia e Cracovia.
E poi, a calare gli spettatori nel racconto drammatico di Oscar, quei mozziconi di frasi in un tedesco approssimato imparato durante la prigionia: “Ich komme aus Brindisi, das ist ein länge reise… vengo da Brindisi, ho fatto un lungo viaggio”. O il drammatico scambio di frasi con il russo che sta per sparargli: “Eshto takoya?... che cosa sei?”, “Italianisk kiprieghi… italiano prigioniero sono”.
Secondo Ceronetti “la regola è che qualsiasi cosa è animabile nel contagio magico di una scena delimitata: un tarocco, una scritta, una catenella, un ciuffetto di brandelli di stoffa colorata, si scoprono intensamente viventi, se c’è l’angelo animatore…”. E l’angelo, in questo caso, è stato Sara Bevilacqua!
Anche perché, a differenza di tutti gli altri spettacoli, questa volta Sara, oltre a fare la voce narrante, ha interpretato Oscar. La quale cosa mi ha fatto pensare al teatro giapponese “Takarazuka” dove i ruoli maschili sono recitati da donne, le “otokoyaku” per l’appunto. E devo dire che, anche in questo insolito ruolo, non ha sfigurato. Ha dribblato, sicura, il trabocchetto delle desinenze al femminile, esprimendosi con un consumato linguaggio maschile!
Ad annacquare la crudezza del copione ha pensato invece l’affiatato duo Bove – Guarini. Le melodie My favorite things, Fischia il vento e The sound of silence sono riuscite nell’intento di sollevare gli animi degli spettatori. Ma solo per alcuni attimi perché, alla fine, sono usciti dal teatro col cuore contratto e gli occhi lucidi…
Oscar Pronat, per ovvi motivi legati all’età, non ha potuto assistere allo spettacolo. Tuttavia, tramite gli amici di “Meridiani Perduti”, ha tenuto a far conoscere il suo pensiero. “Grazie, ˗ ha detto ˗ per aver realizzato il mio sogno… La gente deve sapere… Per anni noi deportati non abbiamo avuto la libertà di raccontare l’incubo della prigionia e con voi la mia storia continuerà a vivere anche dopo di me…”.
Un’ultima considerazione, questa volta personale. La pièce dei “Meridiani Perduti” si è svolta nell’ambito della terza edizione della Rassegna “Attimi di scena” promossa dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi. Attimi di scena. E perché non minuti? Meglio ancora, ore? G li sceneggiatori, i registi e gli attori di questa nouvelle vague brindisina ci sono. E anche un pubblico appassionato, desideroso di conoscere i fermenti di un teatro sperimentale, d’avanguardia e aperto alla realtà del territorio. Un invito dunque alla Fondazione perché, negli anni a venire, ampli il pacchetto di questi spettacoli oramai maturi per quel salto di qualità che consenta loro di fare da preziosa cornice al tabellone ufficiale della stagione teatrale.
Guido Giampietro |