30/05/2013
Brindisi ha paura di crescere, ma l'arte non depone le armi. Di Marco Greco
La notizia della rinuncia della città di Brindisi a candidata a Capitale Europea della Cultura del 2019, ci raggiunge mentre stiamo per presentare un nuovo libro scritto da un giovane ed eccellente scrittore brindisino, conosciuto ed apprezzato anche in alcuni Paesi europei. La candidatura della nostra città è stata senza dubbio una scelta forte, coraggiosa, poco condivisa. Una sorta di scommessa, difficile, anzi difficilissima da vincere, ma pur sempre un’idea nuova e innovativa. Uno stimolo in più a far meglio. Una sana competizione con altre città italiane forse più blasonate e meglio organizzate, con le quali si poteva avviare in futuro eventuali scambi, gemellaggi e collaborazioni. Una scelta dunque a nostro avviso condivisibile, che avrebbe aperto nuove frontiere e nuove opportunità, per la città intera e per tutti gli operatori culturali del posto, che sono più numerosi di quanto si possa immaginare. Ancora una volta raccogliamo le macerie per cui questa città è vissuta nelle oscurità inquiete con la paura (quale?) di crescere e di confrontarsi. Vale la pena ribadire che in Italia, ci sono molti a porgere l’orecchio a quello che accade nel nostro sottobosco culturale. Un’energia creativa e stimolante, un manifesto che viene fuori dalla parte più alternativa e più vera. Una nuova ventata culturale in cui operano i musicisti, gli autori, i poeti, gli scrittori, i registi, gli attori di teatro, gli operatori culturali e i semplici appassionati.
Non sarà certo una candidatura persa o consegnata a far deporre le “armi” dell’arte.
Brindisi non è sconforto o degrado, ma uno splendido territorio ricco di autentici talenti a rappresentare la parte migliore, quella con più qualità. La nostra arte, la nostra cultura, va al di là di qualsiasi appartenenza politica e sociale.
Non avremmo mai vinto la candidatura, questo lo sapevamo bene. Il nostro sogno era e rimane quello di veder cambiare un certo tipo di mentalità e di atteggiamento. Si tratta di un lavoro lento, appassionato, difficoltoso, ma continuo e generoso che va collocarsi nel mosaico della vita di questa città.
Non ci consolerà una fiera di prodotti tipici locali o alcune vele nel porto per migliorare la nostra condizione culturale. Brindisi ha bisogno anche di altro: una nuova visione angolare e periferica dove nasce e si diffonde l’arte. Una grande e romantica opportunità per crescere e raggiungere gli obiettivi.
Marco Greco |