18/07/2013
Manifesto dell'ateo sereno. Di Bastiancontrario
Ovvero: Riflessioni a margine della presentazione dell'ultimo libro di Umberto Galimberti.
AVVERTENZE: La lettura di questo articolo è consigliata a un pubblico adulto non affetto da
pregiudizi integralisti.
Sabato 20 p.v., come è noto, il professor Umberto Galimberti presenterà, prima in Feltrinelli e poi a palazzo Nervegna, il suo ultimo lavoro intitolato “Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto”.
Ci sarò – e ci mancherebbe – ma non è affatto scontato che acquisterò il libro.
Il professore è un mito, uno dei punti di riferimento della mia formazione culturale, leggo da sempre i suoi scritti ma, per carità, poteva risparmiarci questo tipo di saggio ormai superato, superfluo, tanto vasta ed esaustiva è la bibliografia a riguardo.
So di compiere una provocazione, ma questo volume, a mio giudizio, nasce con le caratteristiche di un esercizio di stile, di una prova d'arte accademica che non potrà che ribadire quanto ampiamente argomentato da precedenti, illustri analisti.
Il pensiero “forte”, razionalista, è in felice espansione in tutto il mondo. Si parla spesso di orgoglio gay, mai di orgoglio ateo. Intanto il termine “ateo” è di per sé riduttivo e penalizzante, con quell'alfa privativa che dovrebbe sottolinearne una diminuitio.
Non sono i non credenti ad essere privi di qualcosa, sono i credenti ad essere orfani di ragione. E comunque non c'è maggior credente dell' ateo che “crede” fermamente nel logos. Tutti gli altri, permettetemi, sono soltanto “creduloni” e la fede non è affatto un dono, ma una cataratta sulla mente che impedisce di percepire la realtà.
Gli eletti sono coloro che, nel cammino della vita, sono improvvisamente illuminati dalla luce della verità. Grazie ad una benefica vocazione, colgono il dono della rivelazione e interiorizzano il concetto di raziocinio che apre gli occhi e la mente a nuovi orizzonti, liberando la coscienza e l'intelligenza dall'acritica prassi conformista, dai generosi lavaggi al cervello cui siamo stati sottoposti negli anni più delicati della nostra educazione-formazione.
La religione è mera trasmissione culturale e familiare di un'appartenenza identitaria consolidata nella tradizione.
Chi ha il coraggio di liberarsi dalla zavorra del trascendente non ha perso la fede, ha semplicemente conquistato la ragione. E chi non crede al soprannaturale non è affatto un materialista che si nega la sfera della spiritualità, come fanno intendere certi preti o baciapile.
Bisogna sfatare per sempre e con durezza il falso ideologico che vorrebbe negare la presenza di valori nobili e di etica tout court
in soggetti laici e razionali non contaminati da ...visioni fantastiche.
Per Sigmund Freud ("L'avvenire di una illusione") "...il pensiero magico-mistico-illusorio appartiene al bambino, al primitivo, al folle. La favola religiosa, che elude il principio della realtà per sfuggire alla frustrazione della morte, è una nevrosi ossessiva universale che, come un narcotico, rende tollerabile l'umana miseria”.
Noi "diversamente religiosi" pratichiamo altri culti, altrettanto gratificanti. Alla preghiera, noiosa e mantrica, preferiamo la meditazione. Alla lettura di testi sacri, il godimento di altri testi non meno sacri (una poesia di Leopardi, di Lorca o di Montale non ha forse una propria sacralità?). E l'estasi procurata dall'ascolto di una fuga di Bach o di una sinfonia di Mozart è forse inferiore a quella provata dal fedele che recita un Gloria?
Allo scrittore Rigoni Stern fu chiesto una volta quale fosse il suo modo di pregare. Pronto rispose "Fermandomi in silenzio in un bosco ad ascoltare la voce della natura”.
Il “credente nella sacra ragione” ama l'arte religiosa, frequenta le chiese come fossero musei (magari non in orario di culto), osserva e studia la storia, le tradizioni, il folklore, le superstizioni del fenomeno religioso, ne comprende l'enorme valore antropico e sociale che attribuisce un'identità marcata a intere comunità, apprezza tutte quelle iniziative di carattere caritatevole ed evangelico portate avanti dai militanti. Ma non può non biasimare i vertici vaticani, l'apparato ecclesiastico, i politici bacchettoni alla Giovanardi, gli uomini di pensiero o di scienza ancora legati ad arcaici e un po' ridicoli principi creazionistici.
Una persona libera, non condizionata da sovrastrutture dogmatiche, non può accettare l'idea di un finalismo preordinato, di un creatore-orologiaio che sistema l'armonia del mondo.
La scienza ci insegna che è il caso e la contingenza a far andare avanti la baracca (Leggi il fondamentale “Il caso e la necessità “ di Jacques Monod), non c'è alcun progetto “divino”, è la Natura il nostri unico dio e questo lo avevano capito anche i greci del VI secolo a.C.
La persona di buon senso vuol credere ciò che comprende, senza ricorrere a patetici artifici di tipo sofistico. Non può quindi mandar giù l'astruso concetto di “mistero”, termine che concettualmente è la negazione di ogni possibile argomentazione.
L'arroganza inaccettabile del “Credo quia absurdum” (Tertulliano) ha fatto il suo tempo!
Si può avere fede in una donna, in una squadra di calcio, insomma in qualcosa che esiste realmente, non si può avere fede in un castello di proposizioni di carattere illusorio-fantastico fondato, come nei secoli andati, sul “timor di Dio”, allorché gli uomini di potere, facendo leva sulla sopportazione degli umili, tenuti buoni dalla mendace promessa di un regno dei cieli, hanno dominato il mondo senza farsi scrupolo di compiere orrende nefandezze.
I peggiori crimini li hanno compiuti i cattolici. Si pensi alla persecuzione degli ebrei, alla notte di San Bartolomeo, alla per nulla Santa Inquisizione, infine al genocidio degli indios in America latina consumato dalla “cattolicissima” Spagna e dai Portoghesi.
Dov'era l'Onnipotente-Onnisciente in quei frangenti? Possibile che, anche in questo caso, i misfatti siano stati perpetrati “a sua insaputa”. Dio non poteva “non sapere” alla stregua di un misero Alfano qualsiasi!
Ritengo che, dopo Darwin, dopo i recenti studi di fisica, cosmologia e biologia, dopo il basilare, risolutivo testo di Richard Dawkins “ L'illusione di Dio” che argomenta rigorosamente le ragioni per non credere, sia davvero pleonastico continuare ad indagare un campo già sufficientemente "sottoposto a carotaggio”.
Recentissimi studi effettuati da scienziati cognitivi e da bio-neurologi hanno sottolineato come la propensione alle credenze del soprannaturale sia insita nell'uomo fin dalla tenera età. L'architettura naturale della mente umana è predisposta per riconoscere la presenza di “agenti”. Nei bambini è marcata la tendenza a vedere negli oggetti una finalità, "l'intenzione di un artefice" (Kelemen,2007; Bering,2011).
Il massiccio indottrinamento farà poi la sua parte. Giunti all'età del discernimento, non dovrebbe essere arduo abbracciare un salvifico ateismo.
Ma non c'è bisogno di ricollegarsi agli studiosi contemporanei per capire certi fenomeni.
Con tutto il rispetto, non vedo cosa posa aggiungere di nuovo l'analisi del professor Galimberti.
E' ormai del tutto scontato che non Dio ha creato gli uomini, ma questi si sono inventati un Dio. La religione (l'oppio dei popoli) ha una grande funzione antropica, consolatoria. E' una bella favola ricca di suggestioni e di coinvolgimenti emotivi, che ha come fine ultimo il superamento della paura della morte.
Per quello fu creato il mito dell'immortalità (anche nel mondo pagano, si intende)
Eppure è ben noto il detto di Epicuro "Noi non dobbiamo aver paura della morte: quando c'è lei, noi non ci siamo e quando ci siamo noi, lei non c'è.
Queste cose relative alla funzione consolatoria delle religioni le hanno dette in tanti, e secoli fa.
Ricordate Giordano Bruno e il bel saggetto “l'essenza della religione che Ludwig Feuerbach scrisse nel 1846? E la canagliesca calunnia secondo la quale non c'è etica senza religione? Eppure l'acuto Baruch Spinosa (quello della coraggiosa intuizione “Deus sive natura”) già ai suoi tempi aveva teorizzato l'esistenza di un'etica indipendente, non legata ai “bonus” premiali del Paradiso...
A proposito di etica, se mi è consentito, vorrei proporvi la lettura di un agile libello scritto qualche anno fa dal filosofo Eugenio Lecaldano ("Un'etica senza Dio", Editori Laterza) dove, con il ricorso di autorevoli citazioni (Spinoza, Hume, Kant Stuart-Mill, Freud) si indaga sulle prove dell'esistenza di Dio (quelle ontologiche di Anselmo sono francamente penose, quelle “ a posteriori” non sfuggono alla stringente logica del “procedimento regresso” che si pone appunto la domanda: "Va bene Dio, ma chi ha creato questo Dio?”), sulla teoria illogica e macchinosa della Teodicea ( la giustificazione dl male nel mondo), sulle virtù dell'ateo, eccetera.
Quello che mi fa specie è che ci sono ancora belle intelligenze che sprecano il loro ingegno nell'arte di arrampicarsi sugli specchi dell'illusione metafisica. E' il caso dello spretato Vito Mancuso il quale, nel famoso testo“ L'anima e il suo destino”, si scervella per centinaia di pagine in una folle “masturbatio grillorum” alla ricerca di un arca perduta su cui imbarcare cataste di pensieri ed immagini tutte tese a dimostrarci che il peccato originale non c'è mai stato (bé, in effetti lo inventò S. Agostino), che (udite, udite!) l'inferno non esiste perché Dio è buono (e Hiroshima, i forni crematori e i gulag?), e che tutti saliremo nella sfera celeste, nella beatitudine della musica cosmica e godremo del dio sognato in perfetta armonia, perché il mondo combatte, e vince, il caos, tendendo all'ordine che è appunto armonia. Professor Mancuso, ma il principio dell'entropia dove lo mettiamo?
Teologo Mancuso, non è solo il peccato originale a non esistere ma anche tutti gli altri “peccati”. Esistono soltanto i “reati”.
E poi voi cattolici dovete smetterla una volta per tutte con questa anacronistica ossessione del peccato sessuale. Fate sposare (e scopare) questi poveri, frustrati preti a rischio pedofilia! E dovete smetterla anche con quella vostra superata, triste, simbologia mortifera. Anziché il crocifisso, testimonianza di tortura e sofferenza, mettete alle pareti delle colombe o dei Bambin Gesù o dei ramoscelli d'ulivo. Togliete dalle tombe quei segnali pirateschi a base di ossa e teschi! Siete lugubri, macabri, come confratelli medioevali!
Ancora, anziché idolatrare Madonnine di gesso che piangono, venerate Madonne ridenti. Si può avere un bel miracolo allegro con una statuetta che sorride?
Un'altra osservazione: perché questa fregola di proclamare sempre più nuovi santi? Dopo Padre Pio adesso è l'ora dell'accoppiata Papa Wojtyla- Papa Giovanni detto il Buono, se non è marketing questo..infine, perché mai dovremmo credere in Dio e non a Babbo Natale?
Professore Mancuso, La prego, da Lei mi aspetto altro: scriva per esempio un saggio che spieghi perché l'Onnipotente ha creato le zanzare. O la Santanché.
A pensarci bene, su questi alti quesiti potrebbe ben discettare anche il nostro ospite Galimberti.
Comunque, per adesso andiamo alla sua conferenza e sentiamo cosa ha di nuovo da aggiungere sull'argomento del “pensiero debole” cattolico.
Lo ascolterò con attenzione ma, da bravo bastiancontrario, anche con un pizzico di irriverenza...
Bastiancontrario
PS: meno male che i roghi sono stati aboliti, altrimenti sia il sottoscritto che i ben più illustri Galimberti e Mancuso avremmo fatto la fumosa fine del povero Giordano...
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