15/09/2013
Una per assolvere e una per condannare. Di Pino De Luca
Ancora qualche giorno, arriverà il 18 settembre ed una pagina, un’altra pagina verrà scritta sulla storia ingloriosa dello stivale. Per la verità se ne scriveranno tante di pagine sulla fine del Cavaliere Silvio Berlusconi, uomo dalle enormi ricchezze e dalla vita abbastanza opaca come ogni riccone che si rispetti. Odiato da molti, idolatrato da molti. Per alcuni l’unto dal Signore per altri il Barabba liberato da folle urlanti.
Ne hanno parlato e ne parlano in tanti della sorte di questo signore che, di riffa o di raffa, ha tenuto impegnato un intero Paese per circa un ventennio.
Vi sono, come sempre accade, una certa quantità di buone ragioni sia dalla parte dei fustigatori che da quella degli adoratori, proveremo ad illustrare, al di fuori delle questioni di diritto, delle cattive ragioni che fanno propendere per una o per l’altra opzione, magari troveremo uno dei componenti della Giunta a sposare qualche versione che sia meno stucchevole e meno offensiva di quelle addotte fino ad ora.
Le ragioni per condannare politicamente Berlusconi all’esilio e al pubblico ludibrio.
V’è un detto antico che recita: “chi di spada ferisce di spada perisce”. Ecco il più feroce dei taglioni, come sa fare la giustizia divina, che s’ha da abbattere sul Cavaliere.
Il medesimo, che da anni sguinzaglia le truppe rumorose a raccontare, chi ruggendo, chi abbaiando e chi ragliando, della persecuzione subita da parte della “magistratura politicizzata”, ha inventato la storiella della “sinistra che lo vuole abbattere giudiziariamente” attribuendo alla “sinistra” una capacità strategica e di manovra occulta che non regge all’evidenza dei fatti.
Il fatto è che Berlusconi conosce bene i meccanismi della “aggressione giuridica” avendone fatto parte negli anni che sono stati chiamati di “Tangentopoli” e che hanno costruito, ben prima della “discesa in campo” quello che adesso è chiamato sentimento dell’antipolitica. E ha usato di tutto, in particolare la televisione. I più giovani e i più distratti non lo sanno o non lo ricordano, ma il TG4 di Emilio Fede era la telecamera fissa sulla Procura di Milano e la voce più continua su arresti, mandati di cattura, interrogatori e via discorrendo si chiamava Paolo Brosio, parcheggiato in via Freguglia, 1 in servizio h24. Ma anche la corruzione di magistrati e l’infiltrazione di procure concedendo seggi in parlamento ed incarichi di prestigio a magistrati compiacenti.
Attraverso il mezzo televisivo ha costruito la criminalizzazione di tutti e si è presentato come l’uomo della provvidenza pronto a raccogliere le truppe disperse della disgregata maggioranza anticomunista, le ha unite sotto la bandiera di Forza Italia, si è alleato con la rabbia verde che si era coagulata intorno a Bossi e con la marea nera che ronzava intorno a Gianfranco Fini, che, da tempo cercava di agganciare, aveva finanziato finanche Democrazia Nazionale per provocare la scissione del MSI.
La furia manettara che si scatena nella penisola, a sud guidata dal MSI e a nord guidata dalla Lega, spalanca la porta a Berlusconi e compagnia.
Chi deve ringraziare le manette prima o poi se le trova addosso, così accadde a Robespierre e così deve accadere a Berlusconi.
Le ragioni per assolvere politicamente Berlusconi dall’esilio e dal pubblico ludibrio.
Non ha senso soffermarsi sui cavilli che avvocati sanguisughe e leccatori di professione cercano di mettere in campo. Nemmeno quando gli sdiliguanti hanno nomi altisonanti e carriere che dovrebbero rappresentarli come cavalieri scevri da sospetto e mondi di macchie.
Berlusconi si può assolvere perché siamo nel paese di Machiavelli e dei Borgia, il paese nel quale i poteri sono così intricati e abili a tesser trame che, in fondo, Berlusconi ha solo immaginato di far da protagonista.
Non si può accettare giudizio morale da un paese che ha consegnato la Presidenza della Repubblica a personaggi come Francesco Cossiga o, per decenni, le chiavi più delicate del potere a Giulio Andreotti. Non si può immaginare che il Senato sia lordato dalla presenza di un pregiudicato, sostanzialmente per evasione fiscale, quando si è permesso che in esso avessero conclamata liceità di presenza masnade di mafiosi della peggiore specie senza alzare nemmeno un sopracciglio.
Il paese che è sopravvissuto a noti collusi con la camorra a capo del Ministero degli Interni, che ha avuto Ministri della Difesa che hanno corrotto magistrati, sottosegretari all’Interno che facevano l’avvocato difensore di notissimi contrabbandieri d’alto rango, può temere l’influenza di un anziano satiro che è stato definitivamente riconosciuto colpevole di frode fiscale?
E quindi …
Oggi Papa Francesco I ha invitato i fedeli a pregare, ma non per i propri cari, per le persone amiche. Ha chiesto di pregare per chi ha fatto un torto, recato un’offesa, provocato un danno. Non sono credente, ma se lo fossi pregherei per Berlusconi, uomo che ha avuto tutto, ha divorato ogni cosa ma, soprattutto, ha divorato sé stesso. Pregherei per lui perché provasse a ritrovare la sua umanità perduta, perché lasciasse liberi falchi e colombe e, silenziosamente, andasse a rinchiudersi in uno dei suoi eremi dorati a meditare sui tanti giorni che ha vissuto e su quelli che gli restano da vivere.
Tra qualche mese ci sarà il momento delle pietre, nell’aula del Senato. Non so se ne verranno scagliate tante come sembra o poche come sospetto. Di una cosa son certo: chi non scaglia pietre di certo non è senza peccato. Ma non sono sicuro che tutti coloro che le scaglieranno siano per davvero degni di farlo.
Pino De Luca |