21/12/2013

Messaggio dell'Arcivescovo Caliandro nel Natale 2013


Carissimi figli e figlie,
Le feste del santo Natale sono rivestite di un’atmosfera particolare, che affascina piccoli e grandi.
Le luci per la città, lo scambio dei doni, i giochi in famiglia caratterizzano questo tempo, che diventa pieno di senso solo se lo spirito si pone in adorazione del Verbo eterno che irrompe nella storia del mondo e in quella di ciascuno di noi.

Ogni anno ci proponiamo di andare all’essenza del Natale e di lasciare da parte gli inviti della pubblicità, che ci parla di una felicità ottenuta attraverso i beni materiali, ma sappiamo bene quanto è difficile liberarci da una mentalità consumistica.
Un aiuto ci viene da Betlemme. Lì impariamo due atteggiamenti fondamentali: lo stupore e la gratuità.
Si resta infatti stupefatti al pensiero che Dio ha scelto di farsi nostro fratello in tutto e per tutto, condividendo le nostre gioie e i nostri dolori e tutto questo gratuitamente, come scrive san Paolo ai Filippesi: «Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7).

Quando Gesù viene alla luce a Betlemme è un tripudio di gioia: gli angeli dal cielo cantano
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama» (Lc 2,14), mentre accanto a Gesù i Magi offrono ricchi doni e i pastori accorrono, non portando altro che sé stessi e lo stupore di aver potuto vedere le meraviglie di Dio racchiuse in un piccolo corpo avvolto in fasce e in una povera dimora.

Purtroppo oggi lo stupore dei pastori sembra impossibile, offuscato dalle nebbie dell’inquinamento, dal dramma dell’assenza del lavoro e delle tensioni sociali e politiche.
Eppure la luce di Cristo continua a ridare speranza, perché attesta da un lato la cura instancabile di Dio per l’uomo e, dall’altro, il richiamo per ogni cristiano: il fratello che è accanto e che chiede un po’ di pane, che è solo in ospedale o in carcere, che è sfruttato o insultato è Cristo che vagisce nella culla e che soffre sulla croce.

Alziamo allora lo sguardo e stendiamo le braccia: il nuovo anno sia fatto di accoglienza, incontri e rispetto.
La solidarietà ha come sorelle la giustizia e la gratuità.
Non importa il “quanto”, basta il “come”: Cristo piccolo e povero ci attende forse dietro l’angolo di casa, nel fratello che ci è più prossimo di quanto possiamo immaginare.
Dio per Natale ci “dona” il suo unico Figlio: accogliamolo con gratitudine e condividiamolo con chi ancora lo attende e così potremo assistere a una nuova nascita, quella di Cristo in noi.

Auguri di santo Natale e di un felice anno nuovo.

+ Domenico Caliandro
Arcivescovo di Brindisi-Ostuni