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L'AFFARE BRINDISI NORD - parte seconda -
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C'è aria di delusione in città dopo la pantomima del vertice a Roma del 30 Ottobre.
L'incontro, che riguardava la centrale di Brindisi Nord, ha visto la partecipazione di ben 3
ministri (Matteoli, Ambiente; Sirchia, Sanità; Marzano, Industria), del Sindaco Antonino,
del presidente della Provincia Frugis e del Presidente della Regione, nonchè commissario
straordinario per l'emergenza ambientale in Puglia, Fitto.
L'Eurogen, proprietaria della centrale, in base ad una convenzione del 12/11/1996
e delle conferenze di servizi del Marzo e Maggio 2001, avrebbe dovuto, entro il 31/12/2001, riconvertire la produzione di energia
da carbone al più ecologico ciclo combinato (metano), i cui "benefici" sono evidenziati
nel proprio sito internet.
Antonino, pochi giorni prima dell'incontro, facendosi portatore delle istanze della cittadinanza, aveva
ribadito di voler emettere l'ordinanza di chiusura degli impianti, qualora non venissero rispettati gli accordi.
Ma le richieste del governo sono andate in altra direzione: si è orientati a consentire ad Eurogen
di presentare il progetto esecutivo per la trasformazione a ciclo combinato entro il 31/12/2001 con
conseguente proroga di 6 mesi dell'esercizio a carbone.
E' diffusa la preoccupazione che Eurogen, una volta ottenuta la proroga, possa vendere la centrale,
rendendo così vani gli accordi raggiunti in precedenza e mettendo a repentaglio l'occupazione di
centinaia di operai, che verrebbero certamente "tagliati" dal nuovo gestore.
La situazione è in fibrillazione: tutti sanno che la centrale di Costa Morena è situata nel porto,
proprio a ridosso della città (vicinissima al quartiere Perrino), funziona dal 1969 con
l'inquinantissimo carbone ed ha una ciminiera alta solo 60 m. (contro i 200 minimi consentiti dalle
convenzioni internazionali).
In un'altra qualsiasi zona del mondo sarebbe reperto di archeologia industriale, a Brindisi è perfetamente funzionante!
L'impianto di rigassificazione che la British Gas vuole costruire, è stato detto, al suo cospetto emanerebbe fiori di lavanda.
E’ diffusa la preoccupazione per il futuro ambientale di Brindisi: il Governo ha emanato il cosiddetto decreto sblocca centrali
con il quale la nostra città, non solo conserverebbe gli impianti esistenti, ma ne potrebbe veder nascere degli altri,
vanificando gli sforzi ed i progetti per ripensare lo sviluppo economico. Gli ultimi dati dell'ASL paventano
una crescita dell'incidenza dei tumori nelle cause di morte dell'8% dal 1997 al 2001. Le notizie giudiziarie che provengono da
Porto Marghera, dove sono stati assolti tutti gli imputati accusati di aver causato danni
irreparabili all'ambiente (e soprattutto varie morti di operai del petrolchimico), hanno provocato
forte disperazione in tutti quelli che, anche a Brindisi, cercano giustizia per la perdita dei propri cari.
In città i malumori crescono: sindacati, lavoratori, maggioranza al comune, ambientalisti chiedono a gran voce la
chiusura di Brindisi Nord. Ad essere presa di mira è soprattutto la regione, che ha, tra i propri
compiti istituzionali, la tutela dell'ambiente.
Forte imbarazzo nel centro-destra, dove i nervi di qualcuno sono saltati dopo che ci si è resi conto
che le scelte governative vanno contro la volontà dei cittadini: il governatore Fitto ha minacciato
che se non si pone fine a muovere critiche alla regione, è pronto a congelare i finanziamenti
destinati a Brindisi per l'ambiente (SIGH!).
Frugis, chiaramente contrariato, ha cercato di salvare la situazione, attestandosi sulle posizioni
governative e proponendo al contempo 3 mesi di proroga a patto di una riduzione delle emissioni.
Ma si può continuare a scendere a patti con gente che non ha rispetto nemmeno di convenzioni firmate
con le proprie stesse mani?
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