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L'AFFARE BRINDISI NORD - parte seconda -

Immagine della centrale Brindisi Nord (fonte:http://www.enel.it/it/eurogen/common/html/05/welcome.html)

In questi giorni sui quotidiani locali tiene banco l’affare Eurogen.
Il sindaco Antonino, assumendosi sino in fondo tutte le sue responsabilità di tutore della salute dei brindisini, e in virtù dei poteri conferitigli dalle leggi, ha adottato l’ordinanza con cui si inibisce l’esercizio a carbone della vetusta centrale termoelettrica di Costa Morena.
L’Eurogen, società neoproprietaria degli impianti, nonostante gli impegni, non ha neppure avviato la trasformazione per consentire l’impiego come combustibile di gas metano, così come previsto e sanzionato dagli accordi romani.
Ancora una volta qualcuno vorrebbe farci credere che una compiuta tutela dell’ambiente e della pubblica salute è incompatibile con il mantenimento dei livelli occupazionali. La sorte dei lavoratori di Costa Morena, torna ad essere merce di scambio. Ancora una volta, e con rinnovato cinismo, il ricatto occupazionale tiene in scacco l’intera città.
Alcuni rappresentanti istituzionali, invece di onorare fino in fondo il loro ruolo, facendo, per davvero, gli interessi di Brindisi, sembrerebbero, invece, avallare le inaccettabili pretese dei signori del carbone. Punterebbero anch’essi ad una nuova, ulteriore, ennesima proroga.
Altri mesi, ma in realtà un periodo indefinito, in cui continuare a bruciare il combustibile fossile.
Tanto, chissà quando si comincerà ad adeguare gli impianti per il "Ciclo combinato".
Tecnici ben informati sostengono che gli attuali impianti di Costa Morena non sarebbero in grado di bruciare carbone senza produrre emissioni potenzialmente nocive per la salute di tutta la comunità brindisina.
E’ vero: l’energia è un bene primario.
Ma chi la produce non può porsi al di fuori delle leggi, degli accordi e delle convenzioni.
E, a proposito di convenzioni, quella di novembre 1996 stipulata tra ENEL ed enti territoriali, prevedrebbe il collocamento a Cerano degli esuberi di Costa Morena. Ma ora l’accordo del 96 pare sia divenuto carta straccia.
E il destino dei lavoratori di Brindisi nord è tornato ad essere in bilico.
Sin quando i brindisini dovranno sopportare questi intollerabili soprusi?
Sin quando dovranno accettare decisioni calate dall’alto?
Sin quando questa città si dovrà immolare sull’altare dei "supremi" interessi di non meglio identificate lobbies?
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