Due anni fa con i Sindacati CGIL, CISL, UIL intraprendemmo un cammino comune, perché convinti che la tutela dell'ambiente, il suo risanamento e lo sviluppo ecocompatibile era la strada da battere per un nuovo sviluppo.
Poi ci fu un'interruzione di questo cammino. Oggi si deve riprendere per cercare almeno di mitigare i danni ambientali e quelli occupazionali, che una politica di sviluppo decisa negli anni passati nel Palazzo impose alla
nostra città, favorendo gli investimenti di megaindustrie (Centrali Termoelettriche, Montedison).
Le megaindustrie hanno utilizzato Brindisi non solo come palcoscenico della loro produzione, ma hanno sradicato dai campi i nostri contadini, hanno inquinato irrimediabilmente il nostro territorio, hanno dato l'illusione di sanare la piaga della disoccupazione.
Tutti furono magnetizzati da queste promesse: amministratori pubblici, partiti, sindacati, imprenditori. Tutti sono stati
invitati alla "cena delle beffe". Ora quel modello di sviluppo ha mostrato la sua debolezza, il proprio fallimento. Ormai non si contano più le macerie:
licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione in aumento, le nostre coste non più idonee a far girare la ruota
del turismo, un irreversibile inquinamento. E a ciò si aggiunga l'ultimo colpo inferto dai palazzi romani: il dimezzamento degli
stanziamenti per le bonifiche e il ritardo di quelli promessi.
Le conseguenze più dolorose di questo disastro le pagano i lavoratori licenziati o in cassa integrazione. Quando si pensa o
si scrive, il più delle volte, non viene presa in considerazione la soggettività.
La soggettività è la drammatica e angosciante disperazione di quei lavoratori che dall'oggi al domani
saranno buttati come cenci vecchi in mezzo alla strada. Come faranno a vivere, come potranno
far fronte agli impegni economici presi, alle richieste dei propri figli, proprio in un
momento in cui l'attuale Governo sta smantellando giorno dopo giorno lo stato sociale?
E' facile pensare o scrivere per chi ha delle sicurezze economiche.
E' facile fare i "soloni", quando non viene intaccato il proprio reddito o ancor peggio aumenta a dismisura. Mentre i lavoratori hanno pagato un prezzo immane: parecchi di loro sono morti a causa del lavoro per avvelenamento da sostanze tossiche, parecchi hanno ormai una salute malferma, causata da condizioni di lavoro insalubri.
Che fare?
In primo luogo si dovrebbe porre fine alla ricerca del colpevole,
dei cittadini responsabili che hanno favorito questa situazione senza lungimiranza, senza valutare le conseguenze di un modello di sviluppo di "rapina".
E' infruttuoso colpevolizzare i nostri imprenditori, i nostri sindacati, i nostri politici. E' un comportamento analogo a quello dei "polli di Renzo".
Occorre , invece, prendere coscienza che c'è qualcuno che con le sue scelte di sviluppo economico ha danneggiato e continua a danneggiare Brindisi: basta considerare la questione dell'aeroporto, del porto, del nuovo ospedale privo di un presidio di cardiochirurgia ( mentre a Bari vene sono quattro, a Lecce due), dello smantellamento dell'industria chimica.
Occorre prendere coscienza che siamo stati "strumenti ciechi di occhiuta rapina".
Nessuno dovrà rinunciare al suo ruolo, ma tutti, riscoprendo il valore della politica (intesa come il pensare l'agire per il bene della comunità), della giustizia, della legalità dello Stato, ma soprattutto ponendosi come attori responsabili per il bene della città, si pongano in posizione di ascolto dei bisogni e delle proposte.
Noi di Legambiente Brindisi ci configuriamo un tavolo, intorno al quale sindacalisti, amministratori pubblici (sempre ingannati dai loro rappresentanti nazionali), imprenditori e, perfino, ambientalisti (escludendo quelli pseudo che usano l'ambiente solo per appetiti elettorali), senza preminenza alcuna, discutano e decidano sulla sorte di Brindisi.
In line approssimativa noi suggeriamo per Brindisi:
- dismissione graduale chimica della produzione della chimica di base, che tanti disastri ambientali ha prodotto, a favore della produzione della chimica fine;
- industrie alimentari in correlazione con la nostra produzione agricola;
- piccole e medie industrie manifatturiere, elettroniche;
- difesa dei nostri prodotti agricoli ( già si parla di tassa sul vino e di vino trasgenico);
- attrezzarsi per un turismo ecocompatibile;
- risanamento dei siti inquinati;
- espansione dell'agricoltura biologica;
- sostegno all'artigianato locale.
Per quanto attiene la presenza delle industrie esistenti non chiediamo lo smantellamento, ma la loro ecocompatibilità:
Se si agisce in modo armonioso, se si riesce a suscitare la volontà e l'entusiasmo che caratterizzò il New Deal o quello dell'Italia dopo il disastro del mostro fascista, se smettiamo di fare politica di bassa lega, quella degli intrighi, delle spartizioni, della ricerca stupida della visibilità, se sapremo uscire dalla mentalità del "contro" e favoriremo quella del "in favore di", daremo fiducia a tutti i lavoratori che stanno pagando un prezzo al mostro mercato, illiberale, monopolistico, illegale e disumano e studiato per fare arricchire ancor di più chi lo è già e, soprattutto, ai giovani disoccupati, la cui disperazione è arrivata tal punto dall'essere indotti a pensare che per sopravvivere si sottoporrebbero al lavoro nero (già tanti lo fanno), ad ogni ricatto, a lavori pericolosi ed insidiosi per la loro salute.
Con la presente Legambiente Brindisi auspica di riannodare i fili del cammino interrotto, confrontandoci sulla drammatica e disperata situazione di Brindisi.
Elio Galiano - Presidente Circolo Legambiente "Tonino Di Giulio" Brindisi
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