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LA LETTERA-DONO DEL PRESIDENTE
(pubblicato su liberazione del 10/01/2002)

Leggi la lettera

L'on. Berlusconi, come egli stesso ha sottolineato in una recente intervista, ha scritto di suo pugno la lettera che milioni di italiani hanno ricevuto e stanno ricevendo a casa insieme ad un euroconvertitore. Una lettera con la quale il Presidente del consiglio, dopo aver comunicato quanto ampiamente già risaputo sulla transizione dalla lira all'euro, ha inviato appunto, come egli dice, un convertitore lire-euro ed euro-lire "per facilitare le operazioni di calcolo" ed ha espresso la speranza che quel "piccolo omaggio" possa essere utile ai destinatari della missiva.
Accusando la ricezione della nota e del calcolatore con animo grato per tanta presidenziale attenzione, vorremmo pregare l'on. Berlusconi di toglierci qualche curiosità fornendo alcuni chiarimenti sulla sua iniziativa e ciò perché, nei leaders politici come nei comuni mortali, spesso i piccoli gesti sono, non meno delle grandi scelte, rivelatori della personalità e della cultura dei loro autori.
Vorremmo allora sapere quale è stato il costo complessivo (in euro o in lire. faccia lui, visto che siamo muniti di convertitore) dell'operazione e desidereremmo capire anche se l'iniziativa è stata presa dall'on. Berlusconi privatamente a titolo personale o istituzionalmente nella qualità di Presidente del Consiglio. Ed il dubbio invero è legittimo dal momento che, da una parte, l'impiego di carta e busta intestate al Capo del governo giocano di sicuro in favore della seconda ipotesi mentre, dall'altra, il riferimento al calcolatore come ad un "piccolo omaggio" accredita di certo l'ipotesi opposta.
Ed allora delle due l'una. Se il leader di Forza Italia avesse agito a titolo personale, come anche induce a ritenere il suo reiterato esprimersi nella lettera in prima persona ("so bene", "ho pensato", "spero"), risulterebbe davvero impropria e forviante la spendita della sua qualificazione istituzionale ed un tale comportamento finirebbe per collocare la "generosa" operazione in quella zona nebbiosa dove negli ultimi tempi una invasiva propaganda politica sembra confondersi con certa aggressiva e dispendiosa pubblicità commerciale. Se l'on. Berlusconi avesse invece agito come Presidente del Consiglio sarebbe grave che egli, denunciando vistosamente una concezione non corretta della sua funzione di governo, abbia definito "omaggio" e quindi dono la consegna del convertitore che deve essere correttamente considerato un servizio indubbiamente pubblico per la qualità del soggetto che lo ha deciso ed espletato, per le finalità dell'iniziativa e perché il relativo onere non può non gravare sulle casse dello stato e quindi, in ultima analisi, sulle tasche degli stessi destinatari della pretesa elargizione.
Ma vorremmo soprattutto dire all'on. Berlusconi che, con l'inizio del nuovo anno e l'avvento dell'euro, avremmo voluto ricevere da lui, insieme alla menzionata missiva, una altra lettera di ben più pregnante contenuto con la quale ci fosse stato partecipato lo sgomento del governo sia per gli atti di terrorismo e di guerriglia che insanguinano il mondo e sia, con un sussulto di pentimento operoso, per le conseguenze nefaste di una guerra fallimentare che ha seminato solo morti e distruzioni in Afghanistan, che tende a dilatarsi diventando "infinita" e che ci vede partecipi in un ruolo marginale e sostanzialmente esecutivo ma con piena responsabilità morale e politica. Ed avremmo voluto anche che l'on. Berlusconi ci avesse detto qualcosa su quali iniziative intende promuovere il nostro governo per fermare la guerra di Israele contro un popolo privato della patria, colpito nei diritti vitali ed offeso nella dignità e nell'onore.
Invece di assistere al licenziamento in tronco del ministro Ruggiero per il suo europeismo, saremmo stati poi lieti di leggere che il governo, respingendo ogni inclinazione verso antistorici nazionalismi e miopi localismi, si stesse facendo carico di dare un forte contributo alla costruzione dell'unità politica di una Europa fondata sulla partecipazione democratica e sul rispetto e la promozione dei fondamentali diritti civili e sociali. Un'Europa unificata quindi non solo nella moneta ma anche nella politica e nei diritti con la cancellazione dello scandalo per il quale i lavoratori italiani, che - secondo i dati dell'OCSE - possono vantare nel continente i più alti indici di produttività, sono tra i più maltrattati sul piano delle retribuzioni con salari largamente inferiori a quelli dei loro colleghi francesi e tedeschi. Ed infine avremmo voluto ricevere assicurazione che la Costituzione repubblicana, considerata una delle più avanzate del mondo, non subirà stravolgimenti nei valori che proclama e nelle direttrici che indica, che la legge non sarà "meno uguale" per alcuni e "più uguale" per altri e che nessuno, meno che mai un componente del governo, potrà disinvoltamente e rimanendo al suo posto intervenire per intimidire giudici e intralciare processi.
Brindisi, 7 gennaio 2002
Michele DI SCHIENA
(Giudice, presidente onorario Corte di Cassazione)
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